Primavera, Estate, autunno, inverno e ancora primavera

Dalla Corea del Sud continuano ad arrivare film di originalità e freschezza d’ispirazione. Lo dimostra anche quest’ultima prova di Kim Ki-duk, la sua ottava, apprezzata al festival di Locarno: una sapiente parabola espressa in un linguaggio semplice, capace, tuttavia, di allude- re ad un contenuto complesso e universale. La storia è quella di un monaco buddhista, e del suo maestro, lungo le fasi fondamentali della vita: l’infanzia, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia. Il luogo, sempre il medesimo, è un lago isolato con un tempietto galleggiante, fra monti ricoperti di boschi. Il succedersi delle stagioni, ad ognuna delle quali è dedicato un periodo della vita, è un elemento fondamentale del film ed è fotografato con riprese raffinate, che tradiscono l’esperienza pittorica dell’autore, precedente a quella cinematografica. I frequenti campi lunghi favoriscono riflessioni sulla vita e sul lento e imperturbabile scorrere del tempo. Nel giovane emergono manifestazioni negative come la crudeltà, l’ossessione del desiderio, la rabbia omicida, ma anche un fondamentale desiderio di migliorarsi. Il regista, pur avendo avuto da piccolo una formazione cristiana, ha chiarito di aver voluto solo prendere a prestito l’ambiente religioso, quello buddhista, e numerosi suoi simboli, per illustrare impulsi spirituali appartenenti alla natura umana, e di non aver inteso girare un lavoro inquadrabile in una qualche religione. Il rogo del maestro indica una volontà purificatrice, che punta alla pace di una dimensione superiore. Il bambino che lega a piccoli animali fardelli troppo pesanti per loro anticipa il proprio destino espiatorio, a cui si consegnerà dopo l’esperienza mondana e il delitto. La contemplazione della propria valle, che l’anziano compie dalla cima del colle, vicino alla statua del Buddha, indica il raggiungimento di una quiete interiore. E il mistero del percorso spirituale è pronto a riproporsi in un altro bambino, che inizia a sua volta l’esperienza monacale. Regia di Kim Ki-duk; con Kim Young-min, Kim Kiduk.

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