Prima persona

Ogni nuovo libro di Giuseppe Pontiggia, uno dei più raffinati ed acuti narratori contemporanei, costituisce un evento nel panorama letterario e una pietra miliare nel concetto di vita dei lettori più attenti. Prima persona (edito da Mondadori) segue altre undici opere, tra cui la più recente, Nati due volte, ha collezionato preziosi premi letterari coronati dal “SuperCampiello 2001”. Già dall’incisività del titolo e dall’inquietante fraseggio dell’incipit, il lettore intuisce trattarsi di un lavoro rigoroso che rivela le assurde coerenze della società moderna. Permeato di aforistico splendore, intessuto di analisi sorprendenti venate di umorismo e sottile ironia, il volume è una collezione di quasi 200 testi, alcuni nel confine emozionante della brevitas, altri di più ampia critica, tutti egualmente appaganti. C’è l’imbarazzo della scelta, ma qualche citazione potrebbe suggerire il piacere della scoperta individuale. Dissonanza capillare: “Con la puntualità intempestiva dei padri” l’autore consiglia al figlio di porre rimedio alla caduta dei capelli. Sospetta però che il ragazzo veda le sue insistenti perorazioni come una limitazione della propria libertà. “No – lo rassicura il figlio -. La vedo come una limitazione della tua intelligenza”. Salutare ammonimento per genitori apprensivi. Ironia del controcanto: “Ciò che oggi sconcerta non sono le ambizioni smisurate, sono le ambizioni modeste, come i matrimoni riusciti. Ci si aspetta tanto poco dal matrimonio che alla fine non manca di darlo”. In un registro diverso il lucido j’accuse rivolto ai media che avallano i luoghi comuni a discapito della complessa realtà umana e sociale. Temi come la fragilità degli uomini, la tutela dei pedofili, colpa e senso di colpa risvegliano un’eco profonda. “Delitto e riabilitazione – è il titolo che Dostoevskij, se fosse nato e cresciuto nell’Italia di oggi, sostituirebbe al vendicativo e superato Delitto e castigo”. Con l’immediatezza del linguaggio Pontiggia ci offre una tessitura variegata di temi che ricorda la creatività e la tecnica prodigiose degli inventori dello stile classico in musica. Al sogno di Beethoven è dedicato uno dei testi più ironici e divertenti: Guardare la musica, in cui l’autore della V Sinfonia afferma: “Credete che pensi a un dannato violino, quando lo Spirito mi parla e scrivo ciò che mi detta”. In Prima persona è la volontà dell’autore a rendere accessibile al lettore il proprio rovello creativo, la sua esperienza vitale, l’essenza della sua completa formazione. L’io che Pontiggia propone non è un io narcisistico, ma il suo contrario: un io che cerca libertà di movimento e autenticità di giudizio e lo fa attraverso il taglio del paradosso o con la comunicativa affabilità del genio. “La mia aspirazione – come racconta l’autore in una intervista – è scrivere qualcosa di cui il lettore possa appropriarsi e in cui possa riconoscersi provando emozione”. È quanto avviene leggendo questo libro che aiuta non solo a conoscere meglio sé stessi e gli altri ma anche a realizzare le proprie potenzialità come vuole la parabola dei talenti.

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