Prima, durante e dopo di noi
Su La stampa è uscita un’inchiesta sul fallimento del “Dopo di noi”, legge che ha un anno di vita e che riguarda la condizione dei genitori di persone disabili, con la preoccupazione di morire prima dei figli e dunque di abbandonarli in condizione di solitudine. La legge ha un suo finanziamento: 90 milioni (2016), 38 milioni (2017) e 56 milioni (dal 2018). Il “Dopo di noi” stabilisce la creazione di un fondo per l’assistenza e il sostegno ai disabili privi dell’aiuto della famiglia e agevolazioni per privati, enti e associazioni che decidono di stanziare risorse a loro tutela. Sgravi fiscali, esenzioni e incentivi sono pure previsti. Qualche punto interrogativo: innanzitutto dovremmo avere dati più puntuali e documentati. Poi non si può dimenticare che ci sono gravi e grandi differenze tra le persone disabili, basti pensare a persone Down e autistiche. C’è poi un problema di risorse, è evidente, ma anche di cultura e di visione.
I dati: in Italia ci sono 3.200.000 disabili. 1.800.000 con disabilità intellettive e 1.500.000 con una indennità di accompagnamento. Per l’assistenza di una persona con disabilità sono necessari ogni giorno tra i 120 e i 150 euro. Per ospitare un disabile in una Rsa il costo è di 6 mila euro al mese. 200 mila vivono in istituti o in Rsa, altrettanti sono di fatto segregati in casa, 30 mila sono in emergenza. Il 70% delle famiglie con persone con disabilità non fruisce di servizi a domicilio. L’Italia spende 430 euro all’anno per disabile, la media europea è di 538, la Germania 743 e la Francia 595.
La politica della disabilità ha bisogno di coraggio e visione. Sono necessarie una politica e una cultura che attingano alla Costituzione e alle convenzioni delle Nazioni unite.
Il “Dopo di noi” lo si costruisce con il prima e il durante: gli anni decisivi si giocano tra i 15 e i 20 anni, in cui si prepara il passaggio dalla scuola al lavoro. Bisognerebbe lanciare un grande patto che unisca persone disabili, forze sociali, enti locali, esperti e tecnici, operatori. Ciascuno con il suo peso e la sua forza, per vincere insieme la sfida della disabilità. Il patto dovrebbe avere come suo garante palazzo Chigi e come suo strumento una cabina di regia per coordinare le politiche e le risorse, valorizzando gli enti locali e le associazioni di categoria.