Prima della rivoluzione
È successo 30 anni fa e non è una favola…
Sono nata a Lipsia durante l’esistenza del Muro di Berlino. A scuola ci dicevano: «È la frontiera della pace». Nel 1986, durante un’estate internazionale per studenti, avevo ricevuto l’incarico di far conoscere agli studenti di medicina i monumenti di Berlino. Perciò era naturale condurli anche alla porta di Brandeburgo, proprio fino alla frontiera. Poi è arrivato il 1989. Da poco lavoravo come pediatra in un ospedale a circa 40 km da Lipsia. Ogni mattina alla 6 prendevo un treno pendolare fino alla stazione di Lipsia. E la sera rifacevo lo stesso percorso per tornare a casa. Perciò gli avvenimenti dell’autunno 1989 li ho vissuti con particolare intensità al centro di Lipsia.
Sapevo che ogni lunedì da anni si pregava per la pace nella chiesa di San Nicolao, ma in settembre mi ero accorta che ogni lunedì il mio treno verso Lipsia, di solito mezzo vuoto, era sempre più pieno di gruppi di persone di ogni età che si incontravano nella chiesa San Nicolao e al centro della città. Molti avevano delle candele. Anche alla Messa cattolica del lunedì sera pregavamo per la pace in tutto il nostro Paese dove la situazione diventava sempre più precaria. Le strade incominciavano a riempirsi di gente. La parola che ricorreva maggiormente era: «Noi siamo il popolo» o «Non vogliamo la violenza, vogliamo cambiamenti!».
Nella cronaca dei giornali del tempo si possono leggere tanti dettagli sulla situazione nella ex Repubblica democratica tedesca. Ma in particolare a Lipsia il 9 ottobre fu un giorno particolare. Già nel treno superaffollato avvertivo un’atmosfera tesa e un profondo silenzio… Poi alla stazione vidi una fila di ambulanze parcheggiate e un gran dispiegamento di polizia e militari. Succederà qualcosa di terribile? Mi chiedevo.
Il tram a causa della folla non poteva avanzare. Anch’io corsi al treno pregando con una infinita massa di gente. Quella sera fino alle ore 20 almeno 70 mila persone si erano riversate sulle strade. L’altoparlante richiamava continuamente alla calma. Sì, c’era nell’aria un qualcosa di rivoluzionario, ma tutto nella tranquillità, senza violenza. Le candele ardevano e illuminavano. Più tardi ho saputo che la polizia si era ritirata senza intervenire perché non era preparata a trovarsi davanti a così tanta gente. Le dimostrazioni pacifiche proseguirono fino al 9 novembre giorno in cui fu abbattuto il Muro…
A distanza ormai da quel tempo che teneva le bocche cucite, mentre il cuore anelava a un nuovo ordine sociale che aspira alla libertà delle coscienze, nasce nel cuore quel cantico del salmista dell’Antico Testamento: «Quando l’Eterno fece tornare i reduci di Sion, ci pareva di sognare. Allora la nostra bocca fu piena di sorrisi, e la nostra lingua di canti d’allegrezza» (salmo 126.1-2).