Prevenzione da riscoprire

Il nostro Paese all’ultimo posto in Europa. Polemiche sul recente decreto Lorenzin sull’appropriatezza sanitaria che stabilisce le nuove «condizioni di erogabilità» di molti esami medici
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Ottobre è il mese della prevenzione. Anche quest’anno molte associazioni promuovono delle campagne per sottolineare l’importanza dei controlli medici di routine: per esempio, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) invita le donne a prenotare una visita senologica; l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (ANDI) sollecita i cittadini a recarsi dall’odontoiatra; la IAPB Italia onlus, agenzia internazionale per la prevenzione della cecità, insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), giovedì 8 ottobre celebra la Giornata mondiale della vista.

 

Purtroppo, nonostante l’indiscutibile importanza della prevenzione, le risorse che il nostro Paese stanzia ogni anno per la Sanità si vanno sempre più assottigliando. Già nel 1982 la situazione non era rosea: «La spesa sanitaria ha davvero raggiunto livelli intollerabili? Percentualmente, risponde il Censis, l’Italia spende nettamente meno degli altri Paesi Cee. Anzi, la nostra spesa sanitaria è diminuita rispetto al prodotto interno lordo, passando dal 5,66 per cento del 1976 al 5,24 di quest’anno. […] La spesa è mal distribuita e non garantisce neanche una valida funzionalità delle strutture esistenti, […] soprattutto nel campo della prevenzione» (Stampa Sera, 4 dicembre 1982).

 

Col passare del tempo, le cose non sono andate migliorando. Uno studio condotto nel 2013 dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) colloca il nostro Paese all’ultimo posto nella classifica Ue con solo lo 0,5% della spesa sanitaria totale destinata a politiche per la salute collettiva e a campagne di prevenzione. «L’Italia bocciata in prevenzione. Trend negativo nel 2000-09 per i costi delle terapie, in calo anche nel 2010» è la sintesi del «Sole 24 Ore» (speciale Sanità, 22-28 gennaio 2013).

 

Un ulteriore “risparmio” dovrebbe ora prodursi con il decreto firmato dal ministro della Sanità Beatrice Lorenzin che, intervenendo sull’«appropriatezza prescrittiva», stabilisce le nuove «condizioni di erogabilità» di molti esami a cui i medici dovranno attenersi per non incorrere in sanzioni (si tratta di 208 prestazioni sanitarie, tra cui test di laboratorio, risonanze magnetiche e tac). «Una prestazione inappropriata non è inutile né superflua, semplicemente non deve essere prescritta», ha spiegato sibillinamente la ministra durante la puntata di “Porta a Porta” del 28 settembre. Nella realtà, «prestazioni come le risonanze magnetiche, è previsto che siano “erogabili” in particolari condizioni legate ad esempio a patologie oncologiche o traumatiche» («Stretta sugli “esami inutili”, monta la polemica», in La Stampa, 23 settembre 2015).

 

«Con questa mossa, il governo Renzi pensa di poter incidere notevolmente sugli sprechi contenendo la spesa sanitaria che l’esecutivo punta a ridurre di 7 miliardi entro il 2017», scrive Il Fatto Quotidiano (22 settembre 2015), ma è una mossa che chiaramente mal si concilia con la prevenzione. «Secondo i medici, questa politica distrugge la cultura della prevenzione e a lungo andare questo porterà un aumento dei malati e un conseguente aggravio per la spesa sanitaria» (Sanità, medici in rivolta contro il decreto di Beatrice Lorenzin: A rischio il diritto alla salute, in Libero, 26 settembre 2015).

 

“Prevenire” significa, infatti, “venire avanti”, “anticipare”. La prevenzione va messa in atto, dunque, prima dell’insorgere di malattie, non dopo, ovvero quando si è sani. Anche perché, come ha scritto Jules Romains, «la salute è uno stato precario che non lascia presagire nulla di buono».

 

Sitografia:

 

http://www.legatumori.it/

 

http://www.andi.it/34-mese-della-prevenzione-dentale/

 

http://www.iapb.it/gmv2015/

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