Il presidente uscente lascia il potere
Sempre più isolato, tradito dal proprio esercito e sotto la pressione delle truppe della Cédeao, che minacciava un intervento armato, Yahya Jammeh ha finito per cedere e accettare una risoluzione diplomatica della crisi in Gambia.
Jammeh ha affermato di voler «proteggere la vita dei suoi concittadini» e di rifiutare «che venga versata una sola goccia di sangue». «Credo nell’importanza del dialogo e nella capacità degli africani di risolvere essi stessi le sfide della democrazia. Ed è per questo che ho deciso di lasciare oggi il timone di questa grande nazione» ha dichiarato.
«Ho deciso in coscienza di farlo, con infinita gratitudine verso tutti i gambiani» ha inoltre affermato, aggiungendo che quella di lasciare il potere è stata una decisione interamente sua.
Nella tarda serata di venerdì si sono susseguite le discussioni sulle condizioni della sua uscita di scena. Una situazione che prolunga la sospensione dell’operazione militare decisa dalla Cédeao, la Comunità degli Stati dell’Africa occidentale. L’operazione avrebbe dovuto costringere Jammeh a cedere il potere al presidente eletto Adama Barrow.
La Cédéao aveva fissato un ultimatum per venerdì a mezzogiorno, di fatto scaduto. Sarà l’organizzazione a prendere l’eventuale decisione di una ripresa dell’intervento militare, ha dichiarato all’agenzia France Presse il portavoce dell’esercito senegalese, il colonnello Abdoul Ndiaye. Secondo una fonte diplomatica interna alle negoziazioni, le truppe rimarranno sul posto sino alla partenza effettiva di Jammeh.
Al momento non è noto il contenuto dell’accordo che è stato concluso, né quale Paese ofrirà asilo a Jammeh. La condizione su cui la Cédeao non ha voluto cedere è che lasciasse il Gambia, e la partenza è prevista nei prossimi giorni.
Da quando Yahya Jammeh il 9 dicembre ha anunciato il suo rifiuto di cedere il potere a Adama Barrow, vincitore delle elezioni del 1 dicembre, il Gambia sta attraversando una crisi. Il capo di stato maggiore, il generale Ousman Badjie, ha giurato fedeltà a Barrow, così come il capo della polizia, Yankuba Sonko, e quello delle dogane, Momat Cham.
Il generale Badjie ha inoltre scongiurato il rischio di spargimenti di sangue, dichiarando che se le truppe africane avessero ripreso ad avanzare i suoi uomini le avrebbero accolte «con una tazza di tè».
Per paura di disordini e violenze, più di 45 mila persone – secondo le cifre dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati – sono fuggite dal Gambia dall’inizio dell’anno, in gran parte verso il Senegal.