Presa diretta

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È stata una bella sorpresa trovare, in prima serata, per cinque domeniche, questo programma su Raitre. Anche il pubblico televisivo italiano, tramite i blog e le email, ha confermato un apprezzamento del lavoro svolto da Riccardo Iacona e dalla sua squadra, supportato dagli ottimi dati d’ascolto. «Raccontare l’Italia attraverso i reportage» era l’obiettivo dichiarato dell’ideatore. Un tentativo compiuto altre volte, anche con successo, nella nostra televisione; eppure, qui c’è stato qualcosa di nuovo: in ognuna delle puntate, Iacona ha scelto un tema di attualità, ne ha costruito attorno un’inchiesta dalle mille sfaccettature, partendo dal luogo dove sono avvenuti i fatti e andando a cercare sulla strada le ragioni profonde di un fenomeno, di una storia.

 

 La narrazione, senza filtri o mediazioni, è stata tessuta avvalendosi di uno “zoccolo duro” di collaboratori, ai quali si sono affiancati giovani giornalisti e video maker, provenienti da varie esperienze nel mondo della comunicazione. Non c’è che dire: di giornalismo televisivo come questo se ne è visto poco. I servizi interessanti, le riprese ottime. I fatti sono stati raccontati “in soggettiva”, creando un rapporto tra il narratore e lo spettatore che ha superato l’emotività che provocano certe inchieste nel nostro Paese.

 

Si è parlato di immigrazione, di scuola, di lavoro, dei rom, della guerra, stando però dentro ai fatti, sporcandosi le mani con chi ogni giorno si alza e lotta per conquistare il proprio destino.

Ci siamo accorti, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, di cosa sia l’Italia, delle sue miserie, dei suoi drammi, delle sue ingiustizie, per le quali ancora non si trova troppo spesso nessuno che paghi. Ma soprattutto ci si è accorti della straordinarietà della sua gente, che riesce a rendere migliore un quartiere, un’intera città, superando una politica troppo piccola, che non è certamente all’altezza della nazione che dovrebbe servire.

Ci si è commossi nel vedere la preside di una scuola di frontiera, nel napoletano, affrontare le situazioni di disagio più gravi con l’inventiva e la capacità delle madri, rompendo gli argini, e urlando con chi piange. Si è partecipato alla lotta di chi è rimasto senza lavoro, cercando le mille occasioni per arrivare a fine mese, o di chi ha raggiunto il nostro Paese da terre lontane, affrontando una serie interminabile di difficoltà burocratiche per poter essere accettato e messo in condizione di lavorare onestamente.

 

C’è voluta una determinazione e professionalità eccellenti, in questo momento storico, per confezionare un prodotto pulito, onesto, d’altri tempi; anche se l’amaro in bocca, stavolta, non lo lascia la nostalgia, ma le condizioni in cui versa una grande parte della nostra società.

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