Preparate la via al Signore

Èun grido di speranza quello di Isaia che si ode tra il popolo d’Israele, da 50 anni in esilio a Babilonia, in Mesopotamia. Il Signore manda finalmente un suo messaggero ad annunciare la liberazione, il ritorno in patria. Come al tempo della schiavitù in Egitto, Dio si metterà alla testa del suo popolo e lo ricondurrà nella Terra promessa. Bisogna allora riparare le strade, riempire le buche, rendere agevoli i passaggi impervi, proprio come si faceva quando un re doveva recarsi in una delle sue province. Cinque secoli più tardi Giovanni il Battista, sulle rive del fiume Giordano, riprende l’annuncio di gioia del profeta Isaia; questa volta sta per arrivare il Messia in persona. Ogni anno, in attesa del Natale, ascoltiamo questo invito. Dio che, da sempre, ha manifestato l’ardente desiderio di stare con i suoi figli, viene ad abitare in mezzo a noi .Anche oggi egli sta alla porta e bussa, perché vuole entrare,cenare con noi . Noi stessi avvertiamo spesso il desiderio di incontrarlo, di averlo accanto nel cammino della vita, di essere inondati della sua luce. Perché egli possa entrare nella nostra vita, occorre togliere gli ostacoli. Non si tratta più di spianare le strade, ma di aprirgli il cuore. Gesù stesso enumera alcune delle barriere che chiudono il nostro cuore: furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia….A volte sono rancori verso parenti o conoscenti, pregiudizi razziali, indifferenza davanti alle necessità di chi ci sta vicino, mancanze di attenzioni e di amore in famiglia… Davanti ai tanti ostacoli che impediscono l’incontro con Dio, ecco nuovamente l’invito: Preparate la via al Signore, appianate (…) la strada per il nostro Dio. Come preparargli concretamente la strada? Chiedendogli perdono ogni volta che ci accorgiamo di aver eretto una barriera che ostacola la comunione con lui. È un atto sincero di umiltà e di verità con il quale ci mostriamo a lui così come siamo, dicendogli la nostra fragilità, i nostri sbagli, i nostri peccati. È un atto di fiducia con il quale riconosciamo il suo amore di Padre, misericordioso e grande nell’amore. È l’espressione del desiderio di migliorarsi e ricominciare. Può essere a sera, prima di addormentarsi, il momento più adatto per fermarci, guardare la giornata trascorsa e domandargli perdono. Possiamo anche vivere con maggiore consapevolezza e intensità il momento iniziale della celebrazione della Eucaristia quando, insieme con la comunità, domandiamo perdono dei nostri peccati. È poi di enorme aiuto la confessione personale, sacramento del perdono di Dio. È un incontro con il Signore al quale si possono donare tutti gli sbagli commessi. Si riparte salvati, con la certezza di essere stati fatti nuovi, con la gioia di riscoprirsi veri figli di Dio. È Dio stesso, con il suo perdono, a togliere ogni ostacolo, ad appianare la strada e ad instaurare nuovamente il rapporto d’amore con ciascuno noi. È quanto ha sperimentato Luisa. Una vita travagliata, la sua: con il gruppo di amici, con la droga, lo sbandamento morale.Tenta di risalire la china, fino a quando riesce a liberarsi dalla tossicodipendenza. Ma ormai è irreparabilmente segnata. Dopo un matrimonio civile affrettato ecco i primi sintomi dell’Aids. Il marito l’abbandona. Luisa si ritrova sola, con il peso dei suoi fallimenti; fino a quando si incontra con un gruppo di cristiani che vivono la Parola di Dio e ne condividono le esperienze. Scopre un mondo che fino ad allora le era ignoto. Ora che ha conosciuto un Dio che è Padre, che è Amore, non può più tenersi per sé i suoi peccati, crede al suo perdono. La sua vita cambia: il perdono la apre ad una gioia mai vissuta, pur nel dolore e nella malattia. Sul suo volto fiorisce una bellezza che non viene sfigurata dal progredire del male. I medici sono meravigliati dalla sua serenità. Sperimenta una nuova nascita. Il giorno della sua morte è rivestita di bianco, come lei aveva chiesto. La via era appianata per l’Incontro, per il Cielo.

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