Prendere il testimone

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"Mi trovo nell’aeroporto di Torino, il 14 marzo, in attesa di un volo per Roma, per continuare a lavorare per la verità, per la giustizia, per la pace, quando in uno schermo appare ‘La Chiesa è in lutto’. Mi domando cosa fosse successo, quando vedo il volto di Chiara, i suoi capelli bianchi, i suoi occhi scuri, il suo sorriso", racconta un’attivista di un movimento argentino in viaggio in Italia. "Chi avrebbe mai detto un giorno a quella ragazza che il suo funerale sarebbe stato così glorioso?", si chiede mons. Magro, vescovo di Bengasi in Libia.

 

In queste parole e in altre simili può racchiudersi lo stupore che ha suscitato il vedere come il mondo si sia stretto attorno a Chiara. Una reazione al di là di ogni aspettativa , continuano a dire alcuni dei suoi più stretti collaboratori, ancora oggi impegnati a ringraziare quanti da tutto il mondo hanno voluto farsi presenti nei modi più vari. Per non dire della pagina web dei Focolari che ad un mese dalla partenza di Chiara aveva registrato mezzo milione di accessi, un’impennata mai verificatasi prima. Il suo è sempre stato uno stile silenzioso, mite, mariano, come in questo periodo è stato più volte riconosciuto quale cifra del suo modo di essere, di operare e di amare. Uno stile che è e rimarrà quello del movimento da lei fondato, nonostante negli anni siano arrivati tanti riconoscimenti.

Ma abbiamo ancora viva negli occhi l’espressione di Chiara alla domanda su cosa suscitasse in lei ricevere un’onorificenza. In quell’occasione e in altre ancora ebbe a ricordare san Filippo Neri, il quale, allorché gli venne conferita la porpora cardinalizia, gettando il cappello in aria esclamò: "Paradiso, paradiso!", a voler significare che nulla importa quanto, appunto, Dio. Sì, era questo il suo atteggiamento profondo davanti a qualsiasi riconoscimento, fosse un dottorato honoris causa, una cittadinanza, un premio… Ma non ce ne voglia Chiara se su queste pagine raccontiamo ancora qualcosa, comunque, una piccola parte di quello che è successo da quel 14 marzo in poi. La immaginiamo lassù quasi divertita, visto l’humour che la contraddistingueva, a costatare la reazione planetaria suscitata dalla conclusione terrena del suo viaggio.

E di sicuro, se potesse, ci direbbe: "Ve l’avevo detto che niente sulla terra vale quanto il paradiso", anche perché lei delle cose di lassù se ne intendeva parecchio.

 

Ed è con questo spirito che scriviamo queste righe, perché commemorare Chiara consiste, come ebbe ad affermare il card. Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, "nel continuare, senza scosse, la sua testimonianza, nella gioia e nella certezza di quell’intuizione". L’unità, appunto.

Raccogliere il suo testimone, dunque, perché dove è passata, lei, ha lasciato il segno. Così è stato, ad esempio, a Milano dove, come annota il sindaco Letizia Moratti nel suo messaggio, "tale impronta è rimasta indelebile nella vita della città da quando Chiara Lubich è divenuta cittadina onoraria, e continuerà in futuro nel nome di un ideale di speranza di cui siamo e saremo sempre testimoni. Da qui il richiamo alla luce del suo insegnamento e all’eredità spirituale che lascia a tutti noi". Non a caso il capoluogo lombardo si è svegliato la mattina del 18 marzo, giorno dei funerali nella basilica romana di San Paolo fuori le mura, con una sua foto proiettata sul maxischermo in piazza Duomo. "Vogliamo che guardi la città, non solo la parte religiosa, ma anche quella civile, la gente che passa di lì, vogliamo che il suo sguardo possa arrivare a tutti", confidava ai presenti alla commemorazione fatta in aula il presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri, ricordando l’amore di Chiara per Milano e il suo invito a sviluppare la vocazione di questa città plurale al bene. Non era mancato un messaggio di Roberto Formigoni nel quale il presidente della Regione Lombardia aveva affermato tra l’altro: "La sua scomparsa ci priva di una donna che ha dato prova in tutta la sua vita di qualità straordinarie e di una infaticabile dedizione alla vita della Chiesa. Con il suo impegno nel campo educativo e sociale al servizio dei giovani è stata testimonianza di un autentico amore evangelico e di una fede capace di rispondere ai bisogni dell’uomo".

 

L’aula consiliare di Milano non è stata l’unica a far da cornice ad una commemorazione di carattere civile. In Uruguay, l’8 aprile scorso, è stato reso omaggio a Chiara in Parlamento, presente il vice presidente della Repubblica. A Brasilia Chiara è stata ricordata alla Camera dei deputati, mentre per il 3 giugno è previsto un appuntamento per il Parlamento a camere riunite. Ed altre manifestazioni di questo tipo si stanno mettendo in programma in diverse città dove Chiara ha mostrato la sua politica.

Difficile ricordare tutte le messe celebrate in occasione del trigesimo, nelle principali cattedrali come in piccole chiese, dal Congo a Cuba, dalla Birmania a Hong Kong, dall’Indonesia al Libano. Impossibile parlarne se non per sommi capi. In Italia più di una città si è ritrovata con le mura tappezzate dalle foto di Chiara. Spesso promosse dagli altri movimenti e con la partecipazione di fedeli di altre chiese e religioni, le celebrazioni per Chiara, sono state infatti un appuntamento a cui tutta la città era invitata. Ovunque chiese gremite, centinaia, migliaia i partecipanti.

 

A Roma, nella basilica di Santa Maria Maggiore, la cerimonia è stata presieduta dal card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici. Con lui altri sei tra cardinali e vescovi – tra cui il vescovo di Baghdad, mons. Salomone Warduni -, oltre a 65 sacerdoti. Più di tremila le persone presenti, tra cui diversi politici, esponenti di altre confessioni cristiane, leader musulmani, buddhisti e scintoisti, presidenti e rappresentanti di movimenti, associazioni, nuove comunità. Prima della celebrazione, brevi testimonianze sui dialoghi del movimento. Da angolature diverse, tutti hanno sottolineato la passione di Chiara per l’unità e l’impegno di proseguire nel cammino da lei e con lei intrapreso.Nell’omelia (vedi di seguito), il cardinale, tra l’altro, ha indicato Chiara come apripista per la nuova stagione aggregativa che stiamo vivendo. "Non conta più lo spazio e il tempo", diceva una delle canzoni con cui il Gen Verde e il Gen Rosso hanno animato la messa. Intorno a Chiara tacciono – proprio così – le diatribe politiche, si compongono le diversità, si scaldano i cuori. Si sente profumo di Cielo.

Come nella cappellina in cui riposa presso il Centro internazionale del Movimento dei focolari a Rocca di Papa, teatro continuo di colloqui, decisioni per la vita, ritorni a Dio. Ancora nel 1971 Chiara scriveva: "Non so quello che succederà quando uno di noi partirà per l’altra vita. Certo che quella o quello unirà il Cielo e la terra. Ci sentiremo già arrivati di là e ci stupiremo di appoggiare i piedi ancora di qua". Guardare al Cielo radicati in terra. Come lei. Ecco un modo per commemorarla.

 

Da annoverare fra le grandi donne del XX secolo

Stralci dall’omelia del card. Rylko alla celebrazione del trigesimo di Chiara Lubich.

 

"Non è a caso che stasera, per ricordare Chiara, ci siamo ritrovati nella basilica patriarcale dedicata a Maria. La figura della Vergine di Nazaret è stata determinante nella vita di Chiara e occupa un posto particolarissimo nel suo movimento, l’Opera di Maria (…). Questa sera sarà, perciò, la Vergine a guidare il nostro Magnificat per le grandi opere che Dio ha compiuto nella vita della sua umile serva Chiara. E, per mezzo di lei, nella vita della Chiesa, di tanta umanità, delle innumerevoli schiere dei suoi figli e figlie spirituali sparsi ormai in oltre 180 Paesi dei cinque continenti – una famiglia di raggio planetario (…). Il compito affidato dal Signore alla giovanissima maestra di Trento era tutt’altro che semplice. Il progetto di vita che a Chiara, guidata dallo Spirito Santo, si rivela man mano rappresenta una novità stupefacente, che accende l’entusiasmo di altre giovani donne sue amiche, ma desta purtroppo anche riserve e sospetti. Erano gli inizi degli anni Quaranta: il Concilio Vaticano II di là da venire; la realtà dei movimenti ecclesiali, oggi così diffusa e suscitatrice di speranza, e il concetto stesso di movimento ecclesiale impensabili. La Provvidenza la chiamava ad aprire nuovi itinerari di vita cristiana, ma per andare avanti ci voleva coraggio… Lei rispose sì. Che cosa le dava tanta forza? Chiara attingeva forza dal suo amore appassionato alla Chiesa, al papa, ai vescovi dei quali si fidava senza riserve perché in loro vedeva la garanzia più sicura del cammino che aveva intrapreso. (…) E la sua filiale obbedienza alla Chiesa non ha mancato di portare frutti. La Chiesa, madre e maestra, ha saputo accogliere questo dono provvidenziale: nel 1962 con la prima approvazione del movimento e nel 1990 con l’approvazione degli Statuti generali tramite il Pontificio consiglio per i laici. In certo senso, non è azzardato dire che è stata lei, Chiara, a fare da apripista nei lontani anni Quaranta per quella nuova stagione aggregativa (Giovanni Paolo II) e per quella nuova primavera dello Spirito che stiamo vivendo nella Chiesa e che è caratterizzata dalla fioritura di movimenti ecclesiali e nuove comunità. La liturgia della parola di questa Eucaristia ci introduce nel cuore del carisma sorgivo del Movimento dei focolari, ci riporta alla fonte della sua vita e della sua forza missionaria. Nella prima lettura san Giovanni afferma: Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui (1 Gv 4, 16). (…) Quante volte Chiara deve aver riletto e meditato queste parole per poter asserire: È l’amore che conta. È l’amore che fa camminare il mondo, giacché se uno ha anche una missione da svolgere essa è tanto più feconda quanto più è intrisa d’amore. (…) È questo amore che porta all’appassionata ricerca dell’unità, perché tutti siano una cosa sola (…), perché il mondo creda (Gv 17, 21). (…) È da questa fonte che è sorta più di sessant’anni fa l’Opera di Maria ed è abbeverandosi a essa che vive e continua a crescere.

 

È da questa fonte che è nato il meraviglioso popolo dei Focolari presente in tutti i continenti: una umanità nuova, una generazione nuova di uomini e donne, giovani, famiglie, sacerdoti – tutti innamorati dell’amore di Dio, apostoli del dialogo come li ha definiti Giovanni Paolo II, testimoni di una fede che sorride e dice la bellezza di essere cristiani, la felicità di cui questa bellezza riempie il cuore (…). Quanti uomini e donne del nostro tempo hanno scoperto questa bellezza e la gioia di comunicarla grazie all’Opera di Maria! Quante strade nuove si sono aperte al dialogo ecumenico e al dialogo interreligioso! E come non parlare della profetica intuizione della Economia di Comunione? (…) Chiara va annoverata a pieno titolo nell’albo delle grandi donne cristiane del XX secolo che hanno lasciato tracce profonde nella vita della Chiesa e del mondo. Figure come Benedetta della Croce (Edith Stein) e Madre Teresa di Calcutta. Donne di altissima spiritualità e nelle quali il genio femminile – acuta espressione di Giovanni Paolo II – si è manifestato con una forza e una bellezza possenti; donne che hanno fatto l’esperienza di un incontro intenso e profondo con Dio e che l’hanno saputo dire in modo persuasivo ai loro contemporanei. (…) Il ritratto di Chiara più preciso e conciso è proprio questo: un’anima toccata da Dio… Il ritorno di Chiara nella casa del Padre eterno segna l’inizio di una nuova tappa nella vita dell’Opera di Maria. (…) Ecco la via maestra da percorrere: lasciarsi guidare dal Signore e cercare sempre e soltanto la sua volontà, come ha fatto Chiara per oltre sessant’anni. Nella certezza che la sua presenza tra voi e la sua intercessione presso il Padre non verranno mai meno. (…) Traetene forza e guardate al futuro con fiducia, continuando la vostra missione nella Chiesa che vi segue con materna sollecitudine. Il Pontificio consiglio per i laici, casa comune dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, sarà al vostro fianco. Come sempre".
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