Premio Nobel alternativo all’“idiota del villaggio”
Grazie ad una tecnica che si perde nella notte dei tempi, lo zaï, Yacouba Sawadogo è riuscito a riavviare la crescita della vegetazione in un’intera regione desertica del Burkina Faso. Il principio è semplice: preparare il terreno nella stagione secca, scavando buchi, e riempiendoli di rifiuti organici.
Questi detriti attraggono quindi le termiti, naturalmente presenti in quest’area, che scavano una rete di gallerie che consentono la ritenzione di acqua nel terreno. Resta poi solo da piantare i semi. Ma non è stato facile per Yacouba Sawadogo: gli ci sono voluti 40 anni e metodi accurati che non tutti capivano, meritandosi il soprannome di “idiota del villaggio”.
Il 25 settembre scorso, questo burkinabé ottantenne è stato premiato per la sua lotta contro l’avanzata nel deserto nel Sahel con il Right Livelihood Award 2018, meglio noto come premio Nobel alternativo (Il premio è stato creato nel 1980 da Jakob von Uexkull, uno svedese-tedesco parlamentare europeo per i Verdi, dopo che la Nobel Foundation aveva rifiutato di creare premi per l’ambiente e lo sviluppo).
Vero “campione della Terra”, Sawadogo ha ricevuto circa 300 mila euro di riconoscimento per il lavoro svolto. Soprannominato affettuosamente anche «l’uomo che ha fermato il deserto», l’anziano contadino ha perseguito il suo sogno fin dall’infanzia. Dapprima ha frequentato una scuola coranica in Mali, poi è tornato nel suo villaggio natale per lavorare come venditore in una bancarella del mercato locale.
Nel 1980 la regione fu colpita da una gravissima siccità che causò un drastico calo delle rese agricole. Seguì un doloroso strascico di carestia per le popolazioni locali. Fu allora che Yacouba Sawadogo iniziò a piantare un albero, poi due, poi quattro, poi presto cento secondo il metodo zaï imparato dai suoi antenati. In tutto, è riuscito a creare una foresta di 40 ettari su terre precedentemente sterili e abbandonate. Oggi il terreno conta più di 60 specie di alberi e arbusti, in quella che viene considerata una delle foreste più diversificate piantate e gestite da un contadino nel Sahel.
Gli alberi di Yacouba attirano stormi di uccelli che distribuiscono i semi altrove, aumentando la vegetazione. I terreni vengono così rigenerati e gli abitanti del villaggio di Grouga, che erano fuggiti per la carestia, hanno potuto ritornare nei loro campi. Gli scienziati dell’agricoltura dicono che il contadino «ha fatto di più per il Sahel di tutti gli istituti di ricerca internazionali e degli esperti di sviluppo messi insieme».
Yacouba Sawadogo ha iniziato a organizzare corsi di formazione e ha permesso ad altri agricoltori di rigenerare la loro terra e ritrovare la loro produttività, dal Burkina Faso al Niger passando per il Mali e la Costa d’Avorio. Il suo metodo è ora utilizzato in alcuni programmi agricoli anche in Senegal, Mali e Niger.
In 30 anni, il Burkina Faso è riuscito, grazie a semplici tecniche ancestrali a riconquistare quasi 3 mila km quadrati di vegetazione nel Sahel. Yacouba Sawadogo col suo esempio e con la sua testardaggine ha restituito il verde a un’intera regione desertica.