Preadolescenza: educare all’affettività contro gli stereotipi di genere

L’evento si è tenuto il 21 marzo al Centro Filologico Milanese alla presenza di esponenti del mondo scientifico, economico e istituzionale per parlare dell’“Età di mezzo”
preadolescenza

Educare all’affettività sin dalla preadolescenza per abbattere gli stereotipi di genere. È quanto emerso nel corso del dibattito che si è tenuto il 21 marzo al Centro Filologico Milanese. L’incontro dal titolo “L’Età di mezzo – Infanzia e preadolescenza, un terreno fertile per coltivare l’empowerment femminile” è stato ideato e realizzato da Gedeon Richter Italia per creare un dibattito su temi fondamentali come l’educazione all’affettività con l’obiettivo di aiutare i ragazzi e le ragazze a incrementare la propria autoconsapevolezza e abbattere gli stereotipi di genere, per diventare adulti più inclusivi. Tra i relatori, erano presenti diversi esponenti del mondo economico, mediatico, scientifico e associativo. La moderazione è stata affidata alla giornalista Barbara Rachetti.

«L’Età di mezzo, la preadolescenza, è un periodo ricco di cambiamenti per i più giovani: educarli all’autoconsapevolezza e al rispetto reciproco e supportarli nel maturare un pensiero critico nei confronti degli stereotipi, che sono alla base delle discriminazioni di genere, significa fare un passo avanti sulla strada di un futuro più equo e inclusivo per tutti», ha detto Maria Giovanna Labbate, amministratore delegato di Gedeon Richter Italia.

In questo contesto la sfida principale per i genitori e gli educatori che li accompagnano nella crescita è quella dell’ascolto, come ha spiegato la dott.ssa Metella Dei, medico specialista in ginecologia e ostetricia ed in endocrinologia: «La preadolescenza è un’età molto particolare, perché è la fase della vita in cui il baricentro dell’interesse comincia a spostarsi all’esterno rispetto alla famiglia, ci si comincia relazionare con i propri coetanei e a vedere la vita da una prospettiva differente. Ma non solo: c’è anche un cambiamento fisico. Si comincia a prendere consapevolezza del proprio corpo. Questa è l’età in cui ci si confronta con se stessi e con gli altri». Lo stesso concetto secondo cui gli adulti si devono mettere nella condizione di ascoltare i più piccoli viene ripreso da Giovanna Leto di Priolo, vicepresidente di Bet she can: «L’inserimento nella società è un salto nel buio e richiede sempre più coraggio. La preadolescenza è un’età in cui si può scommettere. Quello che possiamo fare noi adulti è ascoltare: proviamo ad assecondare il cambiamento che c’è».

Sul fronte della scuola si è espressa Elena Lattuada, delegata del sindaco del comune di Milano per le Pari opportunità, che ha presentato alcuni progetti cittadini, tra cui la “Primavera delle pari opportunità” che vuole coinvolgere donne che, per professionalità e mestiere, possono portare a scuola testimonianze capaci di ispirare bambine e bambini. L’idea è valorizzare anche le attività lavorative meno note, spesso associate al mondo maschile, per far conoscere alle nuove generazioni, fin dai primi anni, nuove competenze con pari opportunità.

Nell’occasione è stato presentato l’albo illustrato “L’Età di mezzo”, realizzato in collaborazione con la fondazione Bet she can e la casa editrice per ragazzi Carthusia, che cerca attraverso le immagini di affrontare proprio questi temi. «Con questo libro siamo voluti entrate nel vissuto dei bambini, ma con molto rispetto, per questo motivo abbiamo deciso di coinvolgerli. Abbiamo organizzato dei focus group con bambini e adulti per realizzare la storia di quattro amiche che si danno da fare l’una per l’altra».

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