Povera Grecia!

Non ci sono solo i problemi economici a bastonare Atene, ma anche la gravissima emergenza dei migranti. Serve lungimiranza
Biennale Venezia bis © Michele Zanzucchi 2007

La Macedonia chiude le frontiere con la Grecia, per l'afflusso di un'enorme quantità di profughi provenienti in particolare da Siria e Afghanistan. Contemporaneamente la Unione europea minaccia l'espulsione della stessa dal Trattato di Schengen, perché non registrerebbe in alcun modo chi sbarca sulle sue coste proveniente dalla vicina Turchia. Il fatto è che solo nell'ultimo mese sono 60 mila i migranti arrivati in un Paese allo stremo. Siamo in pieno inverno, figuriamoci quello che succederà in primavera! Abbandonare la Grecia, già in uno stato comatoso per le gravissime imposizioni economiche da cui è gravata?

 

L'Europa o è solidale o non è. Certo, deve decidere, ma non si risolve il problema dei migranti solo con l'espulsione di un membro. Bisognerebbe piuttosto che l'Ue si fornisca di una politica sull'immigrazione comune, mentre agisce in modo assolutamente sparpagliato. E tra qualche settimana, se effettivamente i macedoni riusciranno a bloccare la frontiera, ecco che i profughi arriveranno in Albania e in Italia… Senza considerare che, senza un governo stabile in Libia, gli sbarchi in Sicilia ritorneranno ad essere ogni giorno superiori al migliaio… E così via.

 

La dimensione della ondata migratoria è così ampia e le motivazioni così forti che l'Ue deve dotarsi di una politica comune, che non è semplice apertura delle frontiere, ma controllo comune delle frontiere, razionalizzazione dei flussi, ripartizione degli arrivi, riscoperta della virtù "europeissima" dell'accoglienza, vera politica di pace in Medio Oriente, cessazione della vendita di armi ai Paesi in conflitto… Tutto ciò sarà possibile solo se verrà avviato un vero dialogo tra i suoi membri, tutti, nessuno escluso, cercando di capire l'altro Paese e non demonizzandolo.

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