Potere e pathos

I bronzi a Palazzo Strozzi

Un’altra grande mostra al fiorentino Palazzo Strozzi. Ed anche questa imperdibile per chiunque ami l’arte e voglia comprendere come il culto per la bellezza sia da sempre nel cuore dell’uomo. È il mondo ellenistico questa volta a fare da protagonista, ossia la civiltà che ha invaso il mondo mediterraneo dal tempo di Alessandro Magno, ossia dal IV secolo a.C al primo. Una civiltà di cui ancora noi godiamo i frutti, se si pensa all’influsso avuto da essa ad esempio su Michelangelo e sul Bernini e il barocco. Per non parlare di tanto cinema attuale, non ultimi i film di Garrone e Sorrentino con la loro forte espressività.

La rassegna fiorentina vede 50 opere in bronzo in cui è riassunta l’immagine eroica del potere del Principe, ossia del capo di stato, ma in modo da suscitare un mondo di emozioni. L’arte di questi secoli non ha la fulgida classicità del tempo di Pericle e di Fidia, ma esprime invece la gamma più varia del sentimento – rabbia furore dolore amore…- attraverso opere in bronzo, oggi rarissime e spesso ripescate dagli abissi marini. Un tempo il bronzo era fulgente come l’oro, ora il colore tende al verde, ma non è meno fascinoso. Pathos è la parola sintesi di questa civiltà non solo artistica, ma letteraria e filosofica che ha prodotto capolavori in ogni espressione poetica.

 

La rassegna offre degli esempi straordinari.

Si può iniziare con il piccolo bronzo di Alessandro Magno a cavallo, un copia da un originale, che doveva essere grandioso ed eseguito da Lisippo, scoperta ad Ercolano. Certo, un simile lavoro deve esser stato l’ispiratore di tutti i ritratti equestri di potenti che da quell’epoca sino ad oggi adornano piazze e sale delle città. Un altro lavoro di forte espressività è la Testa-ritratto di u n Diadoco, della fine del IV secolo a.C.: un volto dai lineamenti non troppo idealizzati, i capelli folti e scomposti, secondo uno stile “drammatico” tipico di questi anni come si nota pure nell’altra Testa-ritratto di Seute III, potentissima nei suoi occhi fulminanti, che anticipa quelli formidabili del Dio michelangiolesco nella Volta Sistina.

 

Accanto ai volti, i corpi. Idealizzati lievemente come l’Atleta del Getty, che si sta togliendo la corona o l’Ermes del British Musuem, o fisicamente dirompenti come il celebre Pugile seduto del III sec. A.C. (Roma, Museo Nazionale Romano), un bronzo di una aggressività feroce. Per non parlare del Satiro danzante (Mazara del Vallo) aereo e lieve, spettacolare nel dinamismo che lo rende sospeso nell’aria: offre un’idea della capacità dell’arte ellenistica  di trattare il movimento, il corpo, il sentimento di ebbrezza, come in questo caso.

 

Uomini, dunque, e dei. Il pathos così mosso non risparmia le raffigurazioni delle divinità. L’ignoto dio barbato del I secolo ha una espressione sofferta o impassibile? Difficile dirlo, visto che mancano gli occhi. Certo, è una testa potente, maestosa nei capelli e nella barba fluenti a dare l’immagine di una forza interiore di enorme suggestione. Come lo sono i ritratti bronzei del I secolo di gente italica o romana, realistici  sino all’estremo.

 

Ma la rassegna offe un ultimo gioiello. La statua bronzea, altezza 1,93 cm.,dell’Apoxyomenos da Vienna confrontata con quelli di Zagabria e  degli Uffizi, quest’ultimo in marmo. Le copie danno l’idea della bellezza dell’originale, se ancora oggi esse emanano un fascino singolare.

Quello di un’arte che dice la bellezza del sentimento e dell’immagine, quanto mai attuale. Basterebbe solo pensare al modello di uomo e di donna offerto dal mondo del glamour ma anche, come si diceva all’inizio, ai film italiani attuali fortemente immaginativi e “patetici”. Il mondo antico è sempre con noi. Per questo, la mostra è assolutamente da non perdere.

 

 

 

Fino al 21 giugno. Catalogo Giunti.

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