Potenza saluta la Signora dell’architettura

“L’architettura è un mestiere da uomini, ma ho sempre fatto finta di nulla”, diceva Aulenti, l'archistar che ha ridisegnato tante nostre città
piazza Mario Pagano di Potenza

Si è spenta giovedì scorso l’archistar Gae Aulenti, che ha firmato tra i suoi ultimi lavori piazza Mario Pagano di Potenza. L’inaugurazione è avvenuta lo scorso 13 ottobre, destando non poche polemiche. Da un lato, infatti, vi sono i detrattori di questa riqualificazione, che a loro dire, sarebbe troppo avveniristica, una vera e propria usurpazione della memoria storica cittadina. Tra quanti storcono il naso, anche quelli che lamentano lo sperpero di risorse per creare un ambiente che proprio non riescono ad accettare.

Dall’altro, invece, c’è chi guarda a questo nuovo look con ammirazione, definendolo pionieristico ed intrigante insieme, soprattutto di notte, con i led che ne illuminano lo scenario. Tra i fautori, c’è chi sostiene che è solo questione di abitudine, che col tempo la storica agorà del capoluogo, da sempre centro di aggregazione, entrerà nelle simpatie dei più. Se non proprio di tutti. «La morte di Gae Aulenti ci addolora molto», ha commentato il sindaco di Potenza Vito Santarsiero.

Una vita spesa per l’architettura, la sua, a partire dal liceo artistico, per approdare poi al Politecnico, nella Milano degli anni ’50 e del grande design. Un percorso composito quello della Aulenti, ma sempre, come amava ricordare lei stessa, ispirato ad una stretta interconnessione tra ambiente urbano esistente ed architettura, senza stravolgimenti, solo guardando al futuro con un occhio attento alla salvaguardia del passato e delle identità storiche. Una donna versatile dunque, come la tratteggia l’amico e coetaneo Vittorio Gregoretti, parlando del suo ampio impegno, che spazia dal design alla scenografia, senza mai rinunciare alla propria femminilità.

La sua cifra stilistica come designer è ben rappresentata dalla famosa lampada Pipistrello del’63, ma anche dalla sedia Aprile e dal tavolo Sanmarco, che anticipano il Nuovo Design italiano presentato in una celebre mostra del’72 al MoMa. A ciò si aggiungano le scenografie per l’amatissima Scala e la collaborazione, dal’76 al ’78, con il Laboratorio di progettazione teatrale di Luca Ronconi a Prato. Ultimissimi suoi gioielli, il restauro nel maggio scorso di Palazzo Branciforte a Palermo e l’aerostazione, dedicata a San Francesco, che sarà inaugurata il 10 novembre a Perugia. Realizzata in controtendenza -diceva- “rispetto agli aeroporti moderni che nessuno ricorda”, ha il rosso delle strutture in cemento armato ed il verde chiaro delle coperture in rame ossidato. Tra la fine degli anni ’90 l’inizio del nuovo millennio, si collocano la ristrutturazione dello Spazio Oberdan e l’arredo urbano di piazzale Cadorna entrambi a Milano, la ristrutturazione delle ex-scuderie papali al Quirinale, la ricostruzione del Teatro la Fenice di Venezia, nonché il ridisegno delle piazze Cavour e Dante di Napoli.

“L’architettura è un mestiere da uomini, ma ho sempre fatto finta di nulla”, parole di grande ironia e di semplicità della donna Gae Aulenti prima che dell’architetto, che ha lasciato un vuoto inestimabile nel panorama dell’architettura mondiale.

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