Possiamo rimanere indifferenti alla logica attuale della guerra?
Il mondo sta attraversando una fase particolarmente pericolosa per la sua stessa sopravvivenza. Diversi conflitti in corso presentano caratteristiche estremamente preoccupanti, poiché coinvolgono lo scontro tra superpotenze dotate di armi nucleari, le quali sembrano non essere disposte a fare alcun passo indietro nella direzione dello scontro.
Le motivazioni alla base di tali conflitti appaiono evidenti e questo avviene sebbene sia difficile credere che ancora oggi ci siano Stati che ritengano possibile risolvere le controversie o raggiungere i propri obiettivi attraverso l’utilizzo della violenza e della guerra.
I mezzi impiegati dalle fazioni in conflitto per convincere i popoli a partecipare, talvolta anche con convinzione, sono molto potenti. Sembra che nessuno dei sostenitori del conflitto armato sia toccato o interessato alle conseguenze devastanti in termini di vite umane, distruzione delle relazioni, della cultura, dei valori e dell’ambiente.
In Europa e nel Vicino Medio Oriente, uomini, donne e bambini, insieme alle loro comunità, stanno già subendo le conseguenze devastanti della guerra. I leader della Nato e dell’Unione Europea hanno già avvertito che dobbiamo prepararci alla guerra con la Russia, e persino la popolazione civile deve essere pronta a parteciparvi; si sostiene che l’economia europea debba essere riconvertita a un’economia di guerra.
Ciò comporta il dirottamento di risorse economiche considerevoli, che vengono sottratte a settori cruciali come l’istruzione, la sanità e lo sviluppo, per essere impiegate nella produzione di armamenti e nell’apparato bellico. È indubbio che ci sia una forte spinta verso una grande guerra nel cuore dell’Europa … ma chi può dire quali e quante altre Nazioni e continenti alla fine potrà coinvolgere?
Dinanzi a tutto ciò, ci sembra evidente che ogni persona dotata di buonsenso dovrebbe immediatamente interessarsi a questi temi, poiché ciò che è in gioco riguarda non solo noi stessi, ma anche i nostri figli, le future generazioni, l’ambiente, la nostra etica e le nostre relazioni umane. Bisogna rimettere in fila i nostri valori fondamentali, chiedendoci, per esempio, se sia più sacro un confine, una terra, o la vita delle persone che la abitano.
Un costruttore di pace non deve farsi arruolare e mettere l’elmetto da nessuna delle parti in conflitto, sforzandosi invece di comprendere tutte le ragioni che lo hanno innescato.
Anche storicamente, le soluzioni nonviolente sono quelle che cercano un bilanciamento, anche provvisorio, tra le ragioni di tutti. A differenza di quelle militari, che stabiliscono sempre un vincitore e uno sconfitto. Non c’è pace senza giustizia, ma la giustizia non può mai coincidere con l’annientamento di una parte a vantaggio di un’altra. E non c’è giustizia senza pace.
Pensiamo sia essenziale avviare un dialogo costruttivo dal basso fra le persone, interrogarsi sulle alternative possibili a questa deriva di violenza e guerra.
La pace è possibile? E cosa intendiamo quando parliamo di pace? Ma soprattutto, la pace ci riguarda? È qualcosa a cui possiamo contribuire, noi in prima persona e con azioni concrete?
Da queste domande nasce la proposta del Festival della Pace che abbiamo organizzato a Castel Maggiore. Siamo convinti che insieme possiamo cominciare a individuare soluzioni e agire per un futuro pacifico e sostenibile. Come ha osservato l’antropologa Margaret Mead, «non dubitate mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta».
Programma completo sul sito del Comune di Castel Maggiore.
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