Possiamo fidarci delle banche?

La banca nelle economie moderne svolge diverse funzioni, ma quella fondamentale resta ancora quella di far incontrare domanda e offerta di denaro. La banca fa sì che chi ha della ricchezza da risparmiare oggi ottenga una remunerazione, e che chi ha dei progetti da realizzare ma non ha il denaro necessario (famiglie e imprenditori), possa trovarlo. Quando le banche non ci sono, o non funzionano bene, abbiamo vari problemi; il più importante e antico si chiama usura, che nasce normalmente da poca banca, non da troppa. La moderna economia di mercato non sarebbe pensabile senza banche e senza credito, come sa bene il Nobel per la Pace Yunus, che ha rivendicato il diritto al credito come un nuovo diritto fondamentale dell’uomo: oggi non c’è democrazia reale e sviluppo senza mettere le persone nelle possibilità di poter realizzare progetti e potenzialità. Il problema, però, è che ancora oggi gran parte dell’umanità è esclusa dal credito non è considerata degna di fiducia dal sistema bancario. Perché? La banca è un’impresa, e come tale fa affari se ha garanzie; molti poveri le garanzie non le hanno, e non fanno affari con le banche. Oggi in Italia le banche sono il settore dell’economia che fa in media i profitti più alti, che possiede enormi patrimoni immobiliari, che paga stipendi (soprattutto per l’alta dirigenza) tra i più alti, per me troppo alti. È qui che nascono i problemi. La banca è certamente un’impresa ma non è solo un’impresa. Essa svolge infatti una funzione sociale primaria, che è economica ma non solo. Una grande patologia del sistema economico odierno, tra le più gravi, è l’aver trasformato le istituzioni finanziarie in imprese e basta. E se la banca massimizza il profitto come ogni impresa capitalistica allora si crea un conflitto fondamentale e inevitabile tra gli azionisti (ai quali vanno i profitti) e i clienti (le famiglie e le imprese). Se, ad esempio, la banca ha dei titoli scomodi (Parmalat, Argentina, oggi i mutui americani…), massimizza i profitti se li scarica ai clienti. Per accorgersi di questo basta guardare la differenza tra i tassi passivi nel conto corrente (10 per cento?), e quello che riceviamo quando siamo in attivo (0,8 per cento?). Le banche dovrebbero essere sì imprese efficienti ma… non-profit, come le università e gli ospedali, che non si arricchiscono ma fanno crescere gli altri, gli ultimi in particolare. Fantasia? Sto tornando da Palermo dove è stata inaugurata la filiale siciliana di una banca etica, che nasce con lo scopo di non fare profitti ma servire il bene comune: non è un sogno, ma una bella realtà.

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