Portogallo: le elezioni di marzo si avvicinano
Il professor Ginés Marco Perles, direttore del master universitario in Marketing politico e comunicazione istituzionale all’Università Cattolica di Valencia, in un suo recente articolo pubblicato su Ciudad Nueva (edizione spagnola, novembre 2023) si rifà alle riflessioni di Luis Arroyo (El poder político en escena, 2012) ed Enrique Gil Calvo (Comunicación política. Caja de resonancia, 2018) per descrivere metaforicamente il panorama politico con gli elementi dell’arte di Melpomene e Talìa, muse rispettivamente della tragedia e della commedia: la scena, il pubblico, gli attori, la performance, gli autori del libretto e il repertorio delle opere in programma. La sua interessante presentazione di questi 6 elementi conclude però con un’affermazione clamorosa: «Se la politica fosse puro teatro, come alcuni dicono, sarebbe particolarmente complicato prenderla sul serio e attribuire responsabilità a coloro che compongono la scena politica, il che significherebbe, in molti casi, una vera tragedia».
Il termine “tragedia” probabilmente condurrà il pensiero alle tante situazioni sociopolitiche che, in misura maggiore o minore, hanno come conseguenza la sofferenza o perfino la morte di tanti innocenti. Cioè «gli emarginati infelici, incapaci di prendersi cura di sé con i propri mezzi in un mondo che li emargina dalle luci della ribalta, nella botola del palco, senza luci, al buio e senza alcuna rilevanza», li definisce Ginés nella sua metafora teatrale. E questi li troviamo sia nei casi in cui la politica non riesce a evitare conflitti bellici, tristemente attuali, sia nei casi più comuni in cui la politica non vede essere umani nelle persone ma solo numeri.
Ecco un esempio di comunicazione politica nella penisola iberica: il 7 novembre scorso il primo ministro del Portogallo, Antonio Costa, si è dimesso perché coinvolto in un’indagine riguardante un traffico di influenze illecite e prevaricazioni. «La dignità della carica è incompatibile con l’apertura di un’indagine», disse allora Costa. «Il mio obbligo – aggiunse – è anche preservare la dignità delle istituzioni democratiche». In quelle dichiarazioni ai media, Costa ha insistito nel fatto di non essere a conoscenza degli atti considerati sospetti, ma che il solo annuncio da parte della Procura Generale che sarebbe stato indagato, invalida il suo mandato per continuare a governare. Costa continua però ad interim a portare avanti la sua carica, in attesa delle elezioni generali anticipate, convocate per il prossimo 10 marzo, dopo che il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, ha sciolto il Parlamento due giorni dopo la rinuncia di Costa. A sostituirlo come leader del Partito socialista appare ora Pedro Nuno Santos, un personaggio (termine teatrale) che la giornalista Tereixa Constela qualifica di «ultimo ingresso nel club della Fenice». Santos è stato ministro delle Infrastrutture e dell’edilizia abitativa nel governo Costa, ma finì sepolto sotto alcuni gravi errori. Ora però, nel recente congresso nazionale del suo partito, è stato confermato candidato per le prossime elezioni. Si direbbe che Santos ha trasformato la sua debolezza in forza: «Siamo il risultato delle nostre cicatrici», ha detto. La reazione dell’opposizione non si è fatta aspettare: «Un politico che ha rivelato tanta leggerezza politica nei settori che ha tutelato e tanta amnesia nelle decisioni che ha preso non è il più qualificato per guidare il governo del Portogallo».
Senza alcuna intenzione di mettere in dubbio l’onestà delle dichiarazioni degli uni e degli altri (ciò corrisponde ad altri attori), va pure posto l’accento su quel che dice il professor Ginés Marco: «Quando la comunicazione politica presta eccesiva attenzione ai dettagli, corre il rischio di scivolare nello snobismo, poiché la sua intenzione dominante è quella di attirare l’attenzione degli elettori e pescare in nuovi fondali di votanti. Per molti consiglieri dedicati a questi compiti ciò comporta una tendenza a lasciarsi prendere dalla frivolezza e dalla superficialità, proiettando sui leader politici un’immagine pubblica dal volto liscio e rigido che parla di qualcosa di falso e spurio. E se inizialmente suscita un forte richiamo mediatico, finirà per generare una maggiore disaffezione politica tra i cittadini, quando si renderanno conto che dietro di loro c’è solo uno sceneggiatore e che tutto è cartone e manovre dietro le quinte».
_
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_