Porti aperti alle persone, chiusi alle armi
La Bahri Yanbu stamattina è arrivata in porto a Genova. Subito i portuali e la Cgil hanno iniziato uno sciopero, mentre un numeroso presidio di pacifisti è in atto al varco di ponte Etiopia. «La nave è entrata in porto ed ha accostato perché questo è un diritto assoluto. Solo Salvini pensa di poter chiudere i porti e non far entrare navi, e in quel caso a bordo non ci sono armi come qui a Genova bensì persone. Lo abbiamo ribadito più volte: porti aperti alle persone, chiusi alle armi». Alla protesta con i lavoratori delle banchine, partecipano la Cgil e tante associazioni, dalle Acli, ai Salesiani, a Libera, alla comunità di San Benedetto, al Movimento politico per l’unità e tanti altri ancora. Ieri era stata una domenica tutta incentrata sul come organizzare la protesta.
«Due navi che puntano porti italiani, la Sea Wach carica di persone che fuggono da guerra e disperazione e la Bhari Yambu carica di armi e pronta a caricarne ancora: è la tempesta perfetta . Le contraddizioni e la stupidità del nostro mondo… in questi momenti si capiscono le cose, si decide da che parte stare. Si scopre chi vale e chi non vale nulla. Come pirati instancabili sappiamo che sarà durissima ma ancora una volta ci spingeremo al limite sapendo benissimo da che parte stare. Anticipiamo l’appuntamento alle ore 6.00 a Ponte Etiopia».
È solo uno dei tanti post apparsi sulla pagina facebook del Collettivo autonomo dei lavoratori portuali. Nella giornata di ieri, domenica, i contatti si sono infittiti tra organizzazioni pacifiste e cittadini, in stretto contatto con il collettivo che non si accontenta delle rassicurazioni. Hanno organizzato la mobilitazione con un presidio attivo da questa mattina al varco Etiopia, Lungomare Canepa, al partire dalle 6, in atteso dell’arrivo della Bhari Yambu .
Le rassicurazioni della Capitaneria di Porto sulla natura “civile” del carico che dovrebbe essere imbarcato a Genova non sono sufficienti a rassicurare i portuali che scrivono: «Quella nave è già piena di armi caricate ad Anversa e la medesima compagnia con altre navi (la Bahri Jeddah, ad esempio) ha già imbarcato in questi anni al Terminal GMT genovese carichi di bombe italiane prodotte dalla RWM e decine e decine di carri armati. Le ipocrisie di chi se n’è accorto l’altro ieri, ma finché stava al governo stipulava proprio quegli accordi milionari con l’Arabia Saudita (P.D., ministro Pinotti) per la vendita d’armi devono restare fuori da questa partita che tutto dev’essere fuorché un giochetto politico. Le bombe sono prodotte per uccidere e distruggere. Dove vadano queste armi e che ne dicano i trattati internazionali a noi interessa poco: non facciamo distinzioni tra “guerra” e “operazioni di pace”. Un generatore elettrico militare serve ad uccidere tanto quanto un cannone».
Già perché il Bhari Yambu nel porto di Genova dovrebbe caricare un generatore elettrico, ma «un generatore elettrico ad uso militare è un’arma da guerra? Se alimenta un campo da cui partono incursioni o bombardamenti, come lo considera la Capitaneria di porto? Questa merce è già a ponte Eritrea, Genoa Metal Terminal, pronta per essere imbarcata stamani sul Bahri Yanbu, destinazione Jeddah. La ditta che li produce, Teknel, è convenzionata con la N.A.T.O. e produce servizi logistici militari».
A mezzogiorno la protesta è stata conclusa dopo l’incontro in Prefettura che ha stabilito che il materiale destinato al servizio militare, sarà spostato in un’area protetta del Csm (Centro smistamento merci) e da qui trasferito via terra a Spezia dove, secondo indiscrezioni potrebbero arrivare nelle prossime ore, via treno, anche gli 8 cannoni Caesar che sono stati all’origine del blocco al porto di Le Havre organizzato dall’associazione francese Acat e dai docker francesi. Non è escluso che la Yanbu, che dovrebbe lasciare Genova giovedì, possa dirigersi a Spezia per caricare i cannoni.