Porta del cielo e della terra
Maria fornì a Gesù il sangue per il sacrificio, il corpo per l’Eucaristia, l’umanità per la redenzione.
Maria fornì a Gesù il sangue per il sacrificio, il corpo per l’Eucaristia, l’umanità per la redenzione. L’accoglienza che l’organizzazione politica fece al neonato fu un tentativo d’infanticidio, al quale la madre, con l’aiuto intrepido di Giuseppe, lo sottrasse fuggendo. In Maria, la quale col figlio tra le braccia, sotto la protezione di Giuseppe, un operaio, si sottrae alla ricerca degli aguzzini di Erode, si contempla la madre della libertà. Ella leva il Liberatore contro l’oppressore, la Vita contro la morte, l’Amore contro la paura. È, la sua, la sfida della innocenza al tiranno: e inizia un ciclo di sangue e di gloria. La Salute era in braccio a due lavoratori, puri e lavoratori: e l’innocenza valse più che la prepotenza. Se volessimo paragonare l’età nostra a quella di Maria, mi pare che dovremmo prendere la fuga in Egitto come termine di confronto. Età religiosa era quella: e pure Maria e Giuseppe dovettero sottrarre Gesù a una politica tirannica, vestita di ossequio al tempio: quel tempio costruito da Erode. Dove non si combatte oggi contro la religione, essa di frequente è logorata da ideologie materialistiche e consuetudini edonistiche, sì che Gesù deve cercare scampo nella solitudine delle anime.
Tocca ancora a Maria di salvarlo per la loro fede, speranza e amore. Il suo intervento dice che il Signore cerca il più facile accesso nelle anime: e Maria, come è la porta del cielo, così è la porta della terra: spalancata anche a creature superbe, aride, disperate. Ma l’amore di lei e a lei non si scompagna da una riforma di costumi: da una imitazione dei costumi di lei. Se si ama Maria, automaticamente si ama la purezza, la dolcezza, la dedizione. L’amore fa uno: chi ama Maria si fa Maria.