Popoli indigeni: quando il dialogo è l’unica arma
Nelle comunità indigene sudamericane è viva la tradizione delle attività di mutuo aiuto in vista di un obiettivo comune, basate sulla reciprocità. Gli esempi sono innumerevoli, dal raccolto alla costruzione di una stalla. Tutti insieme, in comunità, si aiuta chi ne ha bisogno. In Brasile è nota come mutirão, in lingua quechua e kichwa, seguendo la tradizione incaica, è la minga o minca. Ma oggi il termine indica anche un workshop nel quale si cerca di conoscere una determinata tematica, lavorandoci assieme, o di organizzare una mobilitazione sociale. È, quest’ultimo, il caso della minga convocata in Colombia a sostegno dei 115 popoli indigeni che cercano di affrontare insieme la complessa problematica sociale. Un’iniziativa pacifica, perché nella cultura del popolo wayuu, tanto per fare un esempio, si “ascolta per apprendere”, e questo consente di ordinare le idee per arrivare insieme a una soluzione.
“Dialoghiamo”, insistono con gentilezza ma anche con fermezza i leader indigeni che hanno raccolto migliaia di adesioni alla minga; “dialoghiamo”, ripetono anche gli afro discendenti, sindacati, contadini, studenti e lavoratori che pure vi hanno aderito. In gioco non c’è solo la vita pacifica dei popoli indigeni, ma quella dei 50 milioni di colombiani che ancora non assaporano i frutti della pace su tutto il territorio. Il problema non sono solo i gruppi armati, le nuove organizzazioni criminali, i paramilitari ed il narcotraffico, ma anche l’avidità dei proprietari terrieri – ricordiamo che la lotta armata in Colombia nasce proprio a partire dalla concentrazione delle terre in poche mani –. C’è anche la questione della pressione sulla frontiera agricola, che secca i fiumi, inquina con i prodotti agrochimici, privando del loro alimento le popolazioni; e quella dell’estrazione di idrocarburi e di minerali, che distrugge la foresta. La cosmovisione di questi popoli è basilare, anche perché la loro saggezza sa come servirsi della natura preservandola. Ma quando si impedisce agli indigeni di coltivare i propri alimenti “la nostra cultura sparisce”, denuncia all’emittente internazionale Deutsche Welle, Armando Wouriyu Valbuena, portavoce dell’Organizzazione nazionale indigena colombiana (Onic), che ha partecipato del capitolo etnico degli accordi di pace siglati quattro anni fa con il Governo colombiano.
La pace non sarà infatti completa fino a quando non verranno contemplati anche i diritti dei popoli originari, la conservazione dei loro territori ancestrali e del loro spazio vitale, messo in pericolo da un’avanzata selvaggia dello sfruttamento delle risorse naturali. Opporsi a questo stato di cose, troppo spesso fa la differenza tra la vita e la morte. Il Consiglio regionale indigeno del Cauca, nel sudovest colombiano, lo sa bene e ricorre alla minga ormai da decenni, nonostante i feroci attacchi spesso provenienti proprio dai Governi che dovrebbero difendere i loro diritti. Basta vedere le reazioni scatenate contro queste iniziative, a partire dall’accusa di essere state infiltrate da non si sa bene quali entità straniere, o di essere strumentalizzate ideologicamente. Si tratta di due accuse agli antipodi della cultura indigena, che solo dal 2016 in qua ha patito l’assassinio di 269 dirigenti, di cui 167 solo durante il mandato dell’attuale presidente Iván Duque. Indepaz, l’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace, segnala che in queste prime settimane del 2021 altri 18 difensori dei diritti umani o firmatari degli accordi pace del 2017 sono stati assassinati o sono spariti nel nulla, insieme a 5 loro parenti. In questi mesi di pandemia anche il virus ha fatto strage: 1.279 i morti in 72 comunità, secondo il più recente bollettino dell’Onic.
Nonostante un bilancio così pesante in termini di vite umane e i tentativi di frenare le iniziative, la mobilitazione ha dato loro maggiore visibilità e l’appoggio crescente della società civile in Colombia ed oltre. Il loro esempio pacifico e tenace ispira la lotta di altri popoli indigeni, che in America Latina sono 522, di cui 316 nella regione amazzonica. La loro unica arma è il dialogo.