A Pontida per celebrare l’orgoglio terrone

Cronaca semiseria del "Festival antirazzista, migrante e terrone" che si è svolto nei giorni scorsi nel bergamasco: migliaia di persone del Sud Italia hanno ricambiato la visita di Salvini a Napoli, organizzando una festa vicino al luogo simbolo della Lega Nord. Una giornata allegra e pacifica, che ha affascinato anche i residenti

Chi non ha mai sentito parlare di Pontida, negli ultimi trent’anni? Di questo comune del Bergamasco con oltre tremila abitanti posto in Valle San Martino, a circa 16 chilometri dal capoluogo orobico. Pontida vuol dire raduno padano, ritrovo politico degli appartenenti alla Lega Nord per rievocare ogni anno il “Giuramento di Pontida”, che secondo la tradizione si sarebbe tenuto il 7 aprile 1167 portando alla nascita della Lega Lombarda contro Federico I Barbarossa.

La prima edizione di questa manifestazione rievocativa si è svolta il 20 maggio 1990. Durante la festa che da quella data si celebra ogni anni intervengono i maggiori esponenti della Lega Nord. Sul “sacro suolo”, come viene definito dai leghisti un prato lungo la strada statale 342, viene issata la bandiera della Padania e viene suonato il Va Pensiero di Giuseppe Verdi scelto quale inno della Padania.

Nei giorni scorsi quel sacro suolo è stato sfiorato, ma non “profanato”. Perché accanto a quell’area un altro terreno è stato calcato dai “terroni”, come chiamano qui i meridionali,  venuti a ricambiare la visita che il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha computo nel sud Italia. A Napoli. E da lì sono giunti in tre mila, secondo gli organizzatori, e com’è ovvio secondo la questura erano invece la metà. Nei giorni che hanno preceduto l’evento si era temuto per problemi di ordine pubblico invece tutto è filato liscio.

“Abbiamo liberato Pontida dalla schiavitù!”, è stato detto. E il giorno dell’orgoglio terrone è stato una festa di musica, senza incidenti, senza tensioni nonostante i timori della vigilia. “Chi ha provato a fermarci ha fatto una figuraccia”, hanno detto quelli del centro sociale bergamasco Pacì Paciana, che ha svolto un ruolo logistico nell’organizzazione dell’evento pensato dai napoletani di Insurgencia per rispondere alla visita partenopea di Matteo Salvini di un mese fa.

un-momento-del-festival-antirazzista-migrante-e-terrone-organizzato-da-diverse-associazioni-a-pontidaIl sacro suolo Padano, quel grande prato, per un giorno si è trasformato in un insieme di persone allegre con gazebo di “gadget terroni”, fiumi di birra e panini e tanti musicisti: i 99 Posse, Eugenio Bennato, Tonino Carotone. Un festa, ma anche una lezione di civiltà. Non ci sono stati atti vandalici, tanto meno problemi di ordine pubblico. E nessuno si è manco avvicinato a pratone leghista presidiato dalle forze dell’ordine, dove era stata cancellata da militanti leghisti la scritta verde “padroni a casa nostra”, che da anni campeggiava sul muro di cinta che chiude l’area.

Per la giornata dell’Orgoglio meridionale il sindaco di Pontida aveva deciso di chiudere tutto con una ordinanza dove specificava che dovevano restare chiuse  le scuole di ogni ordine e grado, le strade del centro storico, gli uffici comunali la posta e, dalle 8 alle 24, serrande abbassate per tutti gli esercizi commerciali. Chiusa, persino, la piazzola ecologica e il cimitero.

Nella Lombardia di Maroni si è svolta una festa civile e pacifica, serenae allegra. Un gruppo di abitanti di Pontida, “leghisti fino al midollo”, che ha osservato a dovuta distanza la festa, si è confessato al cronista lasciandolo sorpreso: «Perché, dopo questa lezione di civiltà – dicono -, non si possono fare insieme la festa di Pontida e quella dell’orgoglio terrone? Un anno qui,un anno nel Napoletano. Invitando delegazioni del nord e del sud insieme. Basta divisioni, basta stupidaggini. Vogliamo un’Italia unita. Che storie sono queste divisioni. Me lo dica lei?». E il cronista non può che essere pienamente d’accordo.

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