Ponti tra le culture

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In un congresso di un certo livello è importante avere nomi di richiamo da includere tra i relatori, e un luogo prestigioso dove svolgere il convegno. Quello che di solito succede, però, è che ogni relatore fa il suo intervento, più o meno interessante e profondo, più o meno riciclato da precedenti interventi, e poi si disinteressa di quello che dicono gli altri. Anzi spesso resiste solo pochi minuti dopo la fine del proprio intervento e abbandona il convegno per impegni precedenti, improrogabili. Anche le tavole rotonde si riducono facilmente ad una sequenza di interventi senza un vero dialogo. Il mondo dell’informatica, delle tecnologie di telecomunicazione (Ict) e dei nuovi media (Internet, realtà virtuale, cellulari, videogiochi, satelliti…) non fa eccezione a questa regola.Anzi, il problema è reso più grave dal fatto che sotto il cappello Ict e nuovi media si ritrovano discipline e competenze molto diverse tra loro, alcune assai specialistiche, su cui è stato detto tutto e il contrario di tutto. Durante l’organizzazione del convegno di NetOne dello scorso anno (cf. Città nuova n° 23/2004), nell’ambito del gruppo Ict e nuovi media si è provato un approccio diverso. L’obiettivo non era solo quello di avere relazioni stimolanti di esperti famosi nelle varie discipline, quanto di creare un’occasione di dialogo fecondo, prima del congresso con e tra i relatori e durante i lavori tra i relatori ed il pubblico, in modo da ottenere idee, proposte e riflessioni frutto del dialogo costruito. Sono stati quindi invitati esperti che alla competenza nel campo aggiungessero, come valore aggiunto, lo sforzo personale di comprensione e di influenza sul mezzo che utilizzano. Si sono anche inclusi tra i relatori un economista e un filosofo della scienza. Qualche settimana prima del convegno, poi, si è proposto agli stupiti relatori degli incontri preparatori per conoscersi non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano, e scambiasi opinioni ed esperienze sull’argomento del congresso. Lo sforzo era quello, se possibile, di trovare insieme il punto di vista, il messaggio del convegno, come frutto del rapporto costruito, oltre che delle competenze personali. In seguito, ognuno, secondo la propria sensibilità ed esperienza, ha consolidato il proprio intervento, come contenuto e come modo di presentarlo, tenendo conto delle sollecitazioni ricevute durante gli incontri preparatori. Il risultato finale, per ammissione di molti, è stato che durante il congresso si è avvertita una reale sintonia tra gli interventi, pur nella diversità di argomenti, di opinioni e di approcci. Tanto che qualcuno, durante uno dei momenti di dialogo con il pubblico, si è congratulato con gli organizzatori per la capacità di leadership dimostrata nell’organizzare l’evento. Nei vari interventi (vedi alcuni spunti sintetici nel riquadro) non è stata trascurata la difficoltà di operare oggi in questo campo, dove la concorrenza al ribasso indiscriminato dei costi mortifica spesso le competenze e costringe a lavorare in tempi stretti e modalità precarie, sacrificando qualità e motivazione personale. Dove la componente di correttezza e attenzione verso l’utente finale è sovente schiacciata da interessi commerciali e logiche finanziarie. Eppure più forte emergevano le potenzialità che Ict e nuovi media hanno per l’avvicinamento e lo sviluppo delle persone e dei popoli. La società umana ormai non può fare più a meno dell’informatica e degli strumenti di comunicazione, lo possiamo costatare facilmente in tutti i campi. Ma il vero motivo per cui le persone che lavorano in questo campo sono così importanti è che oggi come non mai la nostra vita e il mondo che ci circonda si mostrano intimamente sostanziati di reti, di interazioni, di interconnessioni; siano esse quelle di Internet o degli elettrodotti, quelle tra neuroni o tra galassie, tra aderenti di movimenti o tra associazioni, tra discipline scientifiche e umanistiche. A livello funzionale, culturale e scientifico, ma anche religioso e sociale, si parla oggi sempre più di interazioni, interdisciplinarietà, rapporti, link (parola inglese di moda che indica connessione). E questo non solo tra discipline omogenee, ma soprattutto tra culture e saperi diversi. In questo contesto, le persone che lavorano nell’informatica, e più in generale nelle telecomunicazioni e nei nuovi media, sono preziose perché hanno una grande responsabilità: devono usare la tecnologia per automatizzare e/o collegare persone, situazioni, ambienti, e per farlo devono essere ponte tra culture diverse, facilitando lo scambio e la comprensione. Normalmente chi chiama un tecnico informatico non sa niente di tecnologia, mentre sa tutto del proprio lavoro. È il tecnico che deve farsi carico di ascoltare e capire le esigenze del cliente, mettersi nei suoi panni, diventare competente del suo mondo, con onestà intellettuale, in modo da fornirgli quello di cui veramente ha bisogno. Deve andare anche al di là di quello che il cliente richiede o può immaginare, perché solo il tecnico conosce le potenzialità della tecnologia che sta mettendo in campo, sa cosa si potrebbe ottenere e come farla fruttare al meglio; senza mai dimenticare l’utente finale, realizzando quindi qualcosa di semplice, usabile e soprattutto utile. Serve una coscienza etica anche nello scrivere un programma informatico, inventare un videogioco o definire i servizi fruibili con un cellulare. Nel mio lavoro in questo campo a volte mi presento come facilitatore. Dopo una prima reazione di stupore o di ilarità, tutti capiscono benissimo il significato: cerco, con la competenza e la tecnologia, di aiutare le persone ai due estremi della comunicazione, persone che hanno esperienze, linguaggi e aspettative necessariamente diverse, a comunicare e soprattutto a capirsi. Un ponte, insomma, che unisce culture diverse senza apparire troppo. In effetti, mentre in macchina percorro un ponte, di solito non penso alle strutture che mi sorreggono, ma mi godo il paesaggio. MANIFESTO Nel corso del convegno dello scorso novembre di NetOne-gruppo Ict e new media, è stato elaborato un manifesto che offriamo ai nostri lettori. (…) Condividiamo un luogo interdisciplinare e interculturale di incontro, scambio e crescita comune, NetOne, che riunisce comunicatori di settori professionali diversi: dall’informazione all’intrattenimento, dalla pubblicità al cinema, dall’informatica alla comunicazione aziendale (informazioni:www.netone.flars.net). Riteniamo che il fine non siano i mezzi, ma la comunicazione, in quanto come uomini tutto quello che non comunichiamo lo perdiamo. Ict e new media forniscono un servizio ormai indispensabile in tutti i settori della civiltà odierna, ma spesso con una velocità di penetrazione maggiore della capacità umana di riflettere e controllare il loro corretto utilizzo. Sono un potente strumento di gestione e diffusione della conoscenza, e tendono in prospettiva a sfumare il confine tra persona e mezzo, ponendo problematiche completamente nuove e inesplorate. Non sono neutri né come presenza, in quanto cambiano l’ambiente in cui si collocano e le persone che li usano, né come possibilità di accesso per singoli e comunità. Riteniamo che la sfida dei nostri tempi sia utilizzarne le potenzialità per il dialogo, la conoscenza e la condivisione tra persone e popoli, riducendo al minimo le pur presenti possibilità di isolamento e disumanizzazione (…). Vogliamo quindi mettere in evidenza, sostenere e diffondere quello che nel settore Ict e new media va nella direzione del servizio all’uomo, sia come elaborazione teorica, che come utilizzo pratico ed esperienza vissuta (…). E questo sia nell’ottica della felicità individuale, sia come salto evolutivo possibile per il genere umano che può diventare un’unica famiglia solidale solo disponendo, tra l’altro, di un adeguato sistema nervoso globale di comunicazione (…). SPUNTI Come sintesi del ricchissimo working group dedicato alle nuove tecnologie della comunicazione e all’informatica, ecco le affermazioni di alcuni invitati. Maurício Pimentel (UniFmu Brasile): In Brasile, paese di dimensioni continentali con grandi diversità culturali, economiche e sociali, l’Ict ha un ruolo nell’unità nazionale e nello sforzo d’inclusione socio-culturale. Alessandro Musumeci (ministero dell’Educazione): Il mio impegno è dedicato a riformare un sistema anche tecnologicamente, ma con un fine che va ben oltre la tecnologia: un sistema dal quale dovranno uscire giovani in grado di utilizzare il cambiamento tecnologico per valori alti, e non soltanto di accettarlo per l’utilità e l’efficienza che offre. Antonio Arcidiacono (Eutelsat): Agire oggi è possibile e necessario se vogliamo che i nuovi media ed i nuovi strumenti tecnologici rappresentino una opportunità per le nuove generazioni. Il ruolo della nostra generazione è quello di dare una chance ai nostri figli per profittare di quanto abbiamo sviluppato.Vale la pena di provare e vedere cosa succede: piuttosto che discutere… provare e vedere. Luisa Carrada (Mestierediscrivere. com): Internet è una tecnologia che, rispetto ad altre, ha un grande vantaggio: è alla portata della singola persona, permette di fare a meno dei poteri forti e dei soldi, di realizzare sogni, di dare voce alle proprie idee, di dare vita a progetti che sono solo nella testa. Il medium sostituisce ormai spesso il messaggio. Lasciare un segno nella mente e nel cuore degli altri è difficilissimo, come è sempre stato. Mario Foddis ed Ettore Sandretto (Consulenti organizzazione): Va focalizzato il processo di comunicazione all’interno di realtà complesse come le moderne organizzazioni, tra le quali includiamo la stessa famiglia, attraverso l’analisi del processo di leadership nella sua valenza etica e creativa. Il leader è colui che, riconosciutosi autore, permette ed incoraggia gli altri di diventarlo. Il leader è colui che è in grado di creare un contesto in cui altri diventino leader. Questa affermazione, ben lungi dall’aver carattere utilitaristico, è invece di carattere etico. Nota: la trascrizione integrale di alcuni degli interventi può essere scaricata dal sito www.flars.net

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