Polonia, i profughi ucraini e l’ondata di solidarietà
Sono ormai passati 50 giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, paese confinante con la Polonia lungo 535 chilometri di confine. Da quel momento oltre 2 milioni di profughi hanno oltrepassato il confine e sono stati in gran parte accolti in terra polacca, mentre altri sono passati per la Polonia per continuare verso l’Ovest. Oltre allo sgomento e all’incredulità per quanto stava succedendo, subito è nata un’ondata di solidarietà del popolo polacco verso i profughi che sono in più di 90% donne e bambini. Infatti gli uomini fino a 60 anni non possono lasciare il paese in questo momento.
Prima che fossero arrivate le prime soluzioni legislative, tante famiglie, parrocchie, istituti religiosi, comuni e varie associazioni si sono messi a disposizione aprendo le proprie case ai profughi, non sapendo quanto tempo ci sarebbe voluto. Così hanno fatto anche in modo spontaneo le persone legate al Movimento dei Focolari: il senso di famiglia era accresciuto dal fatto che una delle focolarine attualmente in Ucraina aveva vissuto per molti anni in Polonia. Bisogna anche dire che dal 2014 in poi numerosi emigranti ucraini (300mila) si erano trasferiti in Polonia, qui hanno trovato lavoro e amicizie. Infatti non era raro sentire per strada la lingua ucraina, vedere dei cartelloni pubblicitari in ucraino. L’emergenza provocata dalla guerra si è dunque indirizzata in primo luogo verso le persone ormai conosciute, familiari o amici di chi era già in Polonia.
La generosità dei polacchi faceva davvero impressione e, un fenomeno per niente scontato, ha unito persone di varie opinioni e schiaramenti politici. Nei miei frequenti viaggi per lavoro, vedevo le stazioni dei treni riempite di profughi fra cui spiccavano i gillet arancioni dei volontari pronti a tradurre, spiegare, accompagnare nei punti di accoglienza, servire un pasto caldo. I profughi viaggiano con i mezzi pubblici gratis, i bambini ucraini vengono accolti nelle scuole pubbliche mentre gli insegnanti hanno la possiblità di frequentare ad esempio un corso base di lingua ucraina, o dei workshop su come parlare con i bambini della guerra. Nelle parrocchie si offrono incontri, messe, confessioni in ucraino. Insieme ai cuori, si muovono le mani: migliaia di pacchi offerti per le famiglie rimaste in Ucraina (la Caritas inventa un pacco modello che contiene i viveri per una famiglia per una settimana). Ci sono scene commuoventi, ma ci sono anche, sia fra gli ucraini che fra i polacchi, tante domande, paure, scenari preoccupanti.
In questo contesto si muove anche il Movimento dei Focolari. Nella cittadella (Mariapoli Fiore) sono subito state accolte 16 persone fra cui 8 bambini. In un centro vicino ce ne sono altre, e si cerca di stare insieme a loro, tessendo rapporti di famiglia per alleggerire almeno un po’ il trauma vissuto. Si gioca con loro, si festeggiano i compleanni, si fanno insieme dei lavori di giardinaggio in attesa della primavera. C’è anche chi insegna loro la lingua polacca per aiutare l’integrazione e chi compra il cibo tipico (pierogi) che fanno le donne per guadagnare un po’ di soldi. Il loro sogno è di tornare al più presto in patria e poter accogliere le famiglie polacche che le ospitano a spendere le prossime vacanze estive in Ucraina.
Kasia
—