Politici e magistrati, basta scontri

Cosa ha detto il presidente Napolitano ai giovani magistrati vincitori di concorso? La nostra esperta, Flavia Cerino, risponde ad un lettore
Giorgio Napolitano
Egregio direttore,
ho letto con vivo interesse il discorso pronunciato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai giovani magistrati vincitori di concorso e all’inizio della loro carriera in magistratura. Ritengo che il presidente abbia detto cose molto importanti per aiutare a raffreddare lo scontro tra politica e magistratura. Avrei molto piacere leggere un vostro servizio a illustrazione e commento di quell’importante discorso. Ringrazio e porgo cordiali saluti.
Domenico Barazza (Schio)

 

 

Alla fine dello scorso mese di luglio il presidente Napolitano ha incontrato i giovani magistrati che hanno appena completato il periodo di tirocinio e che stanno per essere immessi nei ruoli ordinari della magistratura.

 

Si tratta di un appuntamento di rito che offre lo spunto per dire molte cose, dai temi che riguardano tutto il mondo della magistratura, sino agli argomenti di scottante attualità: crisi del sistema giudiziario, rapporto tra magistratura e gli altri poteri dello stato, caratteristiche e peculiarità tipiche di questa professione.

 

Il Presidente ha toccato tutti questi punti, e altri, anche se con brevi pennellate. Di fatto non ha detto nulla che non abbia già espresso più e più volte, anche di recente, in particolare sulla necessità di evitare «Condotte che comunque creino indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura. Ciò accade ad esempio, quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà».

 

Oltre questo apprezzabile e condiviso richiamo, vanno sottolineati alcuni altri argomenti messi in rilievo da Napolitano. In primo luogo il Presidente ha evidenziato la connessione tra sviluppo, crescita economica e lavoro dei magistrati: in un tessuto sociale sano, in cui la giustizia riesce a fare celermente e regolarmente il suo corso, le attività di impresa e gli investimenti possono trovare spazio per intensificarsi dando modo a quanti, soprattutto giovani, intendono aprirsi una strada nell’ambito delle attività imprenditoriali e commerciali.

 

Poi occorre attivare dei percorsi che portino a recuperare fiducia nella giustizia, ma non solo in quella penale che indaga su corruzioni e malcostumi vari. Anche chi ha problemi nel condominio, in famiglia, con un inquilino moroso o con uno sconosciuto che lo ha investito, deve vedere riconosciuti i propri diritti in tempi ragionevoli e con soluzioni che siano al passo con i tempi.

 

In ultimo risultano ben delineate le caratteristiche professionali e umane del magistrato: «La costante attenzione culturale, la forte tensione morale e l’umiltà … Accanto alla competenza, frutto di preparazione e di continuo aggiornamento, contano dunque molto i comportamenti…».

 

Sarebbe tuttavia fortemente riduttivo ritenere che queste caratteristiche siano tipiche e proprie unicamente dei magistrati. Direi che dovrebbero essere quelle delle donne e degli uomini che quotidianamente lavorano negli ambienti più svariati cercando comunque di dare il meglio di sé.

Il testo integrale del discorso (che è molto breve) è sul sito internet del Quirinale.

Flavia Cerino

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