Una politica integrale per la vita

Intervista alla consigliera comunale di Verona Carla Padovani a proposito della Mozione Assisi e dell’unità possibile nella ricerca del bene comune
Yemen

Verona è una delle città italiane dove il consiglio comunale ha approvato la Mozione Assisi che invita le istituzioni italiane a fermare l’invio di armi destinate alla guerra in Yemen. Il percorso è stato avviato da iniziative diffuse nel mondo associativo che la consigliera di opposizione Carla Padovani, eletta tra le fila del Pd, ha fatto proprie, proponendo la questione ai suoi colleghi.

Quale è stata la motivazione che ha sostenuto la proposta della  “mozione Assisi” ?
Da tempo seguivo la situazione della fabbrica di armi in Sardegna. Ho avuto anche l’occasione di  vedere un  video di un padre di famiglia che pur disoccupato, quindi in una situazione di notevole precarietà, ha scelto coraggiosamente  di non lavorare nella “fabbrica della morte”. Una  cosa che mi ha profondamente colpito è anche stata la storia di Amal, morta di malnutrizione il primo novembre: sembrava che  si interrogasse  e ci interrogasse del “perché” di questo. Quando ho appreso della mozione votata dalla città di Assisi ho pensato di proporne una simile, aggiornandola sui recenti fatti e adattandola anche al nostro consiglio comunale. In effetti le competenze di un consiglio comunale sono di carattere amministrativo , ma penso che sia comunque importante fare la propria parte e dare il proprio contributo anche su questi temi così rilevanti e che investono le nostre coscienze.

In che modo si è arrivati all’approvazione all’unanimità?
Ho pensato di condividerla inviando prima il testo con una lettera a tutti i consiglieri in cui dicevo così: “Carissimi colleghi, da più di 3 anni è in corso nello Yemen una guerra che sta causando numerose vittime soprattutto bambini. È un disastro umanitario, di cui purtroppo se ne parla poco. Gli ordigni utilizzati vengono prodotti anche in Italia. Il Senato degli Stati Uniti giovedì 13 dicembre ha votato in modo trasversale una risoluzione storica che chiede il ritiro dell’assistenza militare degli Stati Uniti verso l’Arabia Saudita, parte in causa nel sanguinoso conflitto che “ha causato la peggior crisi umanitaria della terra con 85.000 bambini morti di fame”. Il 28 novembre al Senato numerose organizzazioni  hanno lanciato un appello perché venga fermato al più presto questo conflitto. Alcune città italiane, prima fra tutti Assisi, hanno presentato una mozione al riguardo. E noi possiamo fare qualcosa? A questo proposito ho presentato una mozione, che allego, veramente aperta a tutti i suggerimenti, modifiche  e migliorie”. La mozione “umanitaria”, senza alcuna modifica, è stata poi approvata all’unanimità  in consiglio comunale.

Lei è anche nota per aver preso una posizione controcorrente su temi eticamente sensibili come la tutela della vita nascente. C’è un legame tra le due istanze ?
Il 4 ottobre dell’anno scorso nel consiglio comunale di Verona ho votato a favore di una mozione a sostegno di alcune associazioni che promuovono la vita. La vita è un valore universale che non ha colore politico, ma ha il colore dell’Umanità. Su questi valori dovrebbe esserci una condivisione politica trasversale. Non si tratta di imporre i propri valori ma di esprimerli liberamente, affermando il primato della propria coscienza. La mozione sullo Yemen ha un comune denominatore: la difesa della vita come valore universale. La vita, come dice il papa, va difesa “dal concepimento alla morte naturale”. Non esiste una vita di serie “A” o di serie “B” , esiste la vita, come bene inestimabile .

Che lezione emerge da questa consapevolezza politica?
Nel caso specifico dello Yemen, se si è a conoscenza che le armi prodotte in Italia sono usate per un conflitto in corso, penso che sia un “obbligo morale” intervenire e fare la propria parte, chiedendo fra l’altro che vengano rispettata la legge italiana e le risoluzioni europee. Con questa mozione votata all’unanimità dal consiglio comunale di Verona, si afferma proprio questo. L’importanza dell’esito del voto è l’aver compreso che su questi temi può esserci una convergenza trasversale non di appartenenza partitica. Inoltre una politica rispettosa che dialoga, che trova condivisioni trasversali su temi “sensibili”, diventa un esempio positivo da seguire, perché la politica ha sì il compito di perseguire il bene comune, ma anche un ruolo “ educativo”. Questo voto è anche un segno di speranza per una politica non di contrapposizione, ma di dialogo e di sereno confronto.

Che altri segni si possono cogliere oggi in Veneto e nella città di Verona in particolare?
Da sempre a Verona e nel Veneto sono presenti numerose realtà di volontariato e di persone che si dedicano agli altri. Un recente episodio esplicativo di questa sensibilità è stata la gara di solidarietà fra cittadini per contribuire a salvare l’industria del pandoro Melegatti presente dal 1894 a Verona: si è fatto un passaparola per acquistare a Natale il pandoro e il panettone e si è diffuso a tal punto che non si trovavano più i panettoni nei negozi e si faceva a gara nel regalare questo dolce. L’esisto è stato quello di aver contribuito a salvare, grazie alle vendite, questa industria dolciaria. Penso che tutte le persone abbiano nel cuore la tensione di fare del bene, si tratta a volte di creare le occasioni per farlo, sia in politica come nella vita di tutti i giorni. Concludo con il messaggio di don Milani “I care”, “ Mi importa”.

Di Carla Padovani si legga la recente lettera pubblicata sul quotidiano Avvenire con il commento del direttore Marco Tarquinio.

 

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons