Politica e fraternità nel dibattito pubblico in Italia

La componente cattolico democratica del Pd pone la questione dell’identità del partito ed esplicita il riferimento alla fraternità come motore dell’agire politico. Papa Francesco incontra per la prima volta la Cgil all’insegna di  pace, lavoro e fraternità
Fraterniità, Spesa solidale durante la pandemia Foto Mauro Scrobogna/LaPresse

«Se non si cambia è meglio chiudere bottega». Alla fine anche il mite Pierluigi Castagnetti, l’ultimo segretario nazionale del Partito popolare, non ha usato mezze misure davanti a Enrico Letta intervenuto al dibattito pubblico promosso lunedì 19 dicembre dall’associazione culturale e politica “I popolari” a partire dalla domanda retorica: “I cattolici democratici nella politica di oggi: ancora utili all’Italia ?”.

Palazzo Baldassini, al centro di Roma, era pieno di persone, tanto da collegare via cavo anche quelle rimaste fuori dalle sale del convegno, nel cortile interno della sede storica dell’Istituto Luigi Sturzo. Un pubblico significativo pure sui social attirato da una questione sommersa che va oltre il democrak e cioè la fine più volte annunciata dell’esperimento del Partito democratico, viziato dall’origine, secondo l’ormai scomparso esponente del Pci Emanuele Macaluso, da una fusione fatta a freddo e troppo in fretta.

Mentre il partito guidato da Giorgia Meloni ha festeggiato il suo primo decennio di vita, dalle radici molto più antiche, da una posizione di governo del Paese, il Pd è avvitato dentro le contraddizioni di un congresso che si vuole rifondativo ma costretto a rispettare tempi molto brevi per definire la linea e la nuova classe dirigente comprensiva ovviamente del segretario nazionale.

Incombono le elezioni regionali in Lombardia e Lazio ad inizio febbraio 2023 e quelle europee del 2024. Ma soprattutto, come confessa apertamente lo stesso Letta, il vero problema è la concorrenza agguerrita alla leadership dell’opposizione esercitata su fronti opposti da Azione e M5S.

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse

Quali sono le tappe di questa fase costituente? La direzione nazionale del Pd ha nominato un comitato costituente di 87 persone chiamate  ad elaborare un nuovo manifesto dei valori che sostituirà quello del 2008 con l’approvazione da parte dell’assemblea nazionale entro il 22 gennaio. Il 27 gennaio scade il termine per presentare le mozioni congressuali e le candidature per avviare una fase di dibattito nei circoli che entro il 12 febbraio dovranno votare i 2 rappresentanti che parteciperanno, infine, alle elezioni primarie destinate a scegliere il nuovo segretario/a nazionale nella giornata del 19 febbraio.

Per farsi un’idea dell’impostazione del lavoro si devono leggere le domande guida contenute nel documento definito Bussola scaricabile dal sito del Pd.

Da quanto trapela dal confronto interno al comitato costituente, emergerebbe una tendenza prevalente ad emarginare e rendere irrilevante la componente cattolico democratica del Pd che, invece, è parte fondante del partito. Non si tratta solo di una propensione egemonica ereditata dalla vecchia scuola del Pci ma della prevalenza di una forma ideologica identificabile con il partito radicale di massa, quello per intenderci che ha smesso di comprare l’Unità e si è abbeverato in questi anni alla forma pensiero della cosiddetta sinistra liberal libertaria di Repubblica, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.

Come ha detto Castagnetti in un’intervista a La Stampa, i componenti del comitato costituente non hanno alcuna autorità per cambiare il dna del Pd. Ma se questo avverrà nella direzione della perdita di una identità basata sul contributo di pensatori della levatura di Pietro Scoppola e Alfredo Reichlin, allora il partito è destinato a perdere i voti della sinistra storica e quelli dei cattolici democratici.

Parole meditate da chi come Castagnetti non vuole tornare a costruire una “cosa bianca” e non è portatore di interessi banali come un posto in più in direzione nazionale. Si tratta di una questione seria di una cultura e identità politica che è stata all’origine della stessa Repubblica e della Costituzione intrinsecamente pervasa di umanesimo cristiano.

«Non siamo un peso, siamo il fuoco» ha detto Castagnetti ponendo David Sassoli, scomparso ad inizio 2022, come esempio di integrale, laica  espressione di quella vocazione politica cristiana che Aldo Moro definiva segnata dal “principio dell’inappagamento”. Un concetto espresso con nitidezza nella famosa lettera scritta al militante comunista Pipetta da don Lorenzo Milani e che si invita i lettori a leggere integralmente. ( clicca qui).

L’incontro promosso da “i popolari” è stato perciò ricco di relazioni piene di contenuti e analisi che offrono una certa idea di questo mondo, delle sue priorità e aspettative. Tra gli altri è intervenuto, subito dopo Castagnetti, il gesuita Francesco Occhetta per dare una traccia di riflessione iniziale improntata sulla centralità politica della fraternità.

Può sembrare un dettaglio eppure il padre gesuita ha invitato a saper distinguere la fraternità, rivolta a tutti, dalla fratellanza che fa invece riferimento esclusivo ed escludente ad un gruppo di qualsiasi genere, da quello etnico fino al consorzio mafioso.

Occhetta, che promuove da anni l’esperienza della scuola di politica Connessioni, non ha potuto che ribadire l’importanza strategica per i cattolici democratici di puntare su un grande capillare piano di formazione all’impegno politico nei territori con uno sguardo e la consapevolezza della presenza di 26 mila parrocchie esistenti in Italia radunate in 200 diocesi. Oltre la formazione occorre concentrarsi su temi chiari e definiti come sono, ad esempio, la promozione della giustizia riparativa, al posto di quella vendicativa, e dell’ecologia integrale. Altro punto decisivo, secondo tale impostazione, l’attenzione alle riforme istituzionali con riferimento evidente, esplicitata in altri interventi della giornata, all’intenzione del nuovo governo di puntare ad una forma di governo presidenziale destinata a cambiare l’impianto stesso della Costituzione.

Ricche di analisi e spunti le altre relazioni che meritano di essere approfondite nei contenuti e che hanno fatto emergere, ad ogni modo, il disagio verso un partito che, alla radice, non può evadere la domanda non solo sul posto della cultura cattolica democratica ma sulla natura stessa della sinistra oggi.

Dove porterà questo dibattito emerso nella settimana di Natale 2022? Difficile ipotizzare una scissione in tempi brevi. Potrebbe emergere una candidatura autorevole alla segreteria tipo quella di Graziano Delrio. Qualcuno come l’ex senatore Roberto Di Giovanpaolo propone all’associazione de I popolari di organizzarsi come il partito radicale che permette di avere la doppia tessera, con la rinascita di strumenti di formazione e informazione originali ipotizzando la riedizione de Il Popolo, nel nome di Giuseppe Donati, il direttore morto di stenti all’estero dove era dovuto scappare al tempo del regime fascista.

Foto La Presse

Il 19 dicembre ha visto a Roma un altro evento segnato da un riferimento forte ed esplicito alla fraternità sociale e politica. Parliamo dell’incontro di papa Francesco con 5 mila delegati della Cgil che si è svolto in aula Nervi con il discorso di Maurizio Landini che ha presentato la sua organizzazione come un “sindacato di strada” e ha rilanciato la fraternità come realtà centrale emersa nella manifestazione nazionale per la pace dello scorso 5 novembre. La questione della guerra è stata citata come sfondo nell’incontro dei cattolici democratici anche se si tratta di una questione politica fondamentale come affermato dallo stesso Castagnetti in una lunga intervista a cittanuova.it

Rivolgendosi alla Cgil, in un incontro storico e cordiale, Francesco ha detto che «viviamo un’epoca che, malgrado i progressi tecnologici – e a volte proprio a causa di quel sistema perverso che si definisce tecnocrazia (cfr Laudato si’, 106-114) – ha in parte deluso le aspettative di giustizia in ambito lavorativo. E questo chiede anzitutto di ripartire dal valore del lavoro, come luogo di incontro tra la vocazione personale e la dimensione sociale. Lavorare permette alla persona di realizzare sé stessa, di vivere la fraternità, di coltivare l’amicizia sociale e di migliorare il mondo».

L’esigenza profonda della fraternità, che emerge da questi momenti pubblici significativi ed esigenti, è senz’altro un segno da cogliere e da approfondire con realismo oltre i partiti e i sindacati. Anche se va esercitata e vissuta proprio nelle realtà concrete dove si sperimenta l’essere di parte e lo scontro.

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