Politica e bene comune
Oggi le due parole sembrano essere dissonanti, dicotomiche. La politica sembra essere quel mezzo per cui ed in cui le realtà di partito si confrontano per mantenere il proprio potere, ed il bene comune viene relegato, quasi rigettato, agli uomini di buona volontà che ogni giorno mettono l’altro al primo posto.
Questo non significa che nella politica non ci sono uomini di buona volontà, ma che questi uomini sono molto pochi e non sempre hanno la forza ed il coraggio di portare avanti valori alti, a volte vengono travolti dal turbine, affascinante dei giochi di potere.
Nessun uomo da solo è inerme al fascino malefico del potere, nessun uomo da solo ha gli anticorpi per riuscire a rimanere sano d’innanzi alla “affascinante e bellissima” sensazione di poter decidere, di essere riconosciuto, di essere considerato, e questo il male, le dinamiche del male lo sanno bene. A volte nasce qualche profeta, ma pensando di essere il “messia” si perde anch’esso nelle logiche del potere, o viene isolato e finisce per spegnersi nel silenzio….
«La politica è per sé un bene: il fare politica è, in genere, un atto di amore per la collettività; tante volte può essere anche un dovere del cittadino. Il fare una buona o una cattiva politica, dal punto di vista soggettivo di colui che la fa, dipende dalla rettitudine dell’intenzione, dalla bontà dei fini da raggiungere e dai mezzi onesti che si impiegano all’uopo. Il successo e il vantaggio reale possono anche mancare, ma la sostanza etica della bontà di una tale politica rimane. […] Mai come oggi l’Italia ha sofferto di tanto odio, disseminato a piene mani, insieme alla prepotenza delle fazioni e alla teorizzazione del delitto».
Lo scriveva don Luigi Sturzo, ma anche questa visione, questa lettura sembra riportare tutto al singolo, come se ognuno da solo potesse contrastare un male che porta dentro di sé. E allora mi sembra che si debba fare un salto di qualità ri-evidenziando il senso della politica come bene comune, ed il segreto stata proprio nella seconda parte dell’idea, di quel “comune”. Mettersi insieme non è facile, rimanere insieme sembra impossibile. Oggi assistiamo a relazioni, che siano politiche o altro, basate su “interessi” comuni, su “benefici” comuni, su “accordi” preorganizzati, svuotati della capacità di accogliersi.
Il bene comune , ovvero ogni azione e idea che nasce nell’interesse collettivo, non di maggioranza ma di insieme, e che si esprime attraverso il confronto aperto e costante sui mezzi e sulle azioni da individuare per realizzarlo; il bene comune dove il benessere personale è pienamente innestato, dove non servono martiri ma persone consapevoli e capaci di uno scatto di qualità nella lettura del reale bisogno… dove non servono schiavi di poteri fagocitanti, che non badano ad alcun che se non al proprio soddisfacimenti, un loop che si auto genera, che divora ogni cosa si avvicini, che trasforma ogni azione in “ritorno”, che manipola ogni idea-progetto…
Non ci servono nuovi imperatori, o nuovi leader che “ci guidino alla salvezza”, non ci servono profeti che ci diano risposte, o falsi dei che ci salvino dal male, ci serve un costante, preciso, accogliente incontro, una politica che dalla persona includa l’insieme, che dall’insieme torni alla persona, come in un gioco di prospettive, dove ogni elemento è sfocato ma è anche pienamente a fuoco.
Ci servono più momenti insieme, più discussioni, più incontri, ci serve riscoprire che solo insieme possiamo fare le cose, che solo mettendosi nei panni dell’essere umano possiamo trovare soluzioni. Dobbiamo imparare a gioire delle vittorie dell’atro, imparare a complimentarci con l’altro per l’intuizione avuta, dobbiamo imparare a parlare con la nostra coscienza, proteggerla, non dargli un valore economico o ideologico, nessuna coscienza può essere venduta se il bene comune è la radice.
Ed allora la politica come bene comune si trasforma in possibilità di crescita, in creazione di lavoro, in sanità che cura, in insegnamento che istruisce, in educazione che educa, ognuno con le proprie differenze, con le proprie sfumature di sensibilità, ma certi che l’insieme delle sfumature rendono la foto panoramica totalmente a fuoco.