Poeta genio
Quando ci si accosta a un uomo veramente grande, pur sapendo che siamo tutti piccoli, e uguali in umanità, si deve sempre avere presente la differenza di statura con lui, per non distorcere o sbagliare le valutazioni e i giudizi che lo riguardano.
Giacomo Leopardi, in vita e in morte, ha così messo fuori gioco la sicumera della maggioranza che lo studiava e lo studia secondo la propria prospettiva culturale e ideologica. Perché studiare Leopardi "in" Leopardi non è facile, occorre rinunciare a volerlo chiudere in categorie e aprirsi invece al suo valore universale.
Scrivendo Un giallo a Napoli – La seconda morte di Giacomo Leopardi (Guida editore), Loretta Marcon, leopardista di grande e sudatissima competenza (costruita fuori dagli appoggi accademici), si è concentrata sulla discussa questione della morte (che fu comunque cristiana, vedi Citta Nuova n. 12/2006) e della sepoltura del poeta, mettendo in campo e in analisi centinaia di documenti, testimonianze, tesi e ipotesi di ogni genere che formano un vero "giallo", per giungere infine alla conclusione, apparentemente sconcertante, che non abbiamo verità definitive oltre il nudo fatto del decesso (per colera o altro?).
Ma proprio da questo percorso escono due ottime verità: che sono gli altri, amici nemici familiari testimoni ecc., a misurarsi sul poeta di Recanati, non viceversa; e che Loretta Marcon, onestissima nella sua impegnativa ricerca, riesce a scrivere un libro che, mentre annienta le tesi false e tiene a distanza le ipotesi troppo invadenti, non impone le proprie sulla «morte della verità storica» riguardante i particolari della fine di Leopardi, e necessariamente indica l’umiltà anche critica come unico modo di rapportarsi con «un uomo troppo avanti nel tempo per essere compreso» anche da chi, volontariamente o meno, tra mezze verità errori e alterazioni di ogni genere, contribuì a oscurare o falsificare i fatti.
Il libro che parte da tutto e sembra arrivare a nulla si dimostra, proprio per questa specifica umiltà, un panorama che occorre sempre di nuovo esaminare e contemplare senza alterarne sia l'interezza che i dettagli. Tanto più vi risalta perciò la grandezza di un poeta filosofo che, pur con tutti i limiti umani, più di moltissimi ha esplorato spiritualmente la vita di tutti, come un Giobbe e un Qoèlet moderno (li pone dalla sua parte lui stesso) che non si accontenta dei facili "maccheroni" allora di Napoli oggi di tanta inutile o dannosa seduzione massmediatica.
Loretta Marcon offre questa strada da fare, pur nella prospettiva di eventi e modi da approfondire e forse mai esaurire, ai presenti e futuri lettori di Leopardi desiderosi di conoscere, senza deformarlo o strumentelizzarlo, un poeta-genio che è patrimonio comune da rispettare, mentre vi attingiamo.