Poesia dal silenzio

Tomas Tranströmer - Crocetti 
Tomas Transtromer

Premio Nobel nel 2011, lo svedese Tomas Tranströmer è totalmente sconosciuto, o quasi, al grande pubblico. In fondo non è un male, perché vuol dire che la sua produzione in qualche modo non è arrivata ai grandi numeri ma vive della sua arte. Non facile di questi tempi. Quella di Tomas Tranströmer è una poesia maturata, direi piuttosto generata, nella conoscenza delle grandezze e delle miserie dell’umano vagare nel pianeta: «Un erratico masso rotola all’ingresso dell’infinito», scrive lo svedese.

Sì, perché l’autore è psicologo e pratica tutt’ora la professione, malgrado una grave malattia che lo ha parzialmente paralizzato; la sua poesia si nutre dell’animo umano, lo descrive con infinite metafore che fanno riflettere e nel contempo elevano, confessando il debito dovuto alla vita, alle singole vite: «Ma lo scriba è a metà strada nella sua figura/ e viaggia là, ad un tempo aquila e talpa».

C’è arte nella poesia di Tomas Tranströmer, dunque, e totale assenza di giudizio: l’aquila sorvola e ammira e delimita; la talpa, nell’oscurità, cerca le radici. Con il risultato, «stupendo», di «sentire come la mia poesia cresce». E dà senso alle cose, piccole o grandi che siano: «Ho visto la croce appesa nella fresca navata della chiesa./ Somiglia talvolta a una fugace immagine/ di qualcosa che si muove impetuoso».
La selezione delle poesie di Tranströmer, opera sapiente di Maria Cristina Lombardi, ha scelto il silenzio come fil rouge. Scelta felicissima, perché tutta la produzione del poeta svedese vive di parole che sorgono dal silenzio e di silenzio che scende sulle parole: «In mezzo alla vita accade che la morte venga/ a prendere le misure dell’uomo. Quella visita/ si dimentica e la vita continua. Ma il vestito/ si cuce in silenzio». In questo Tomas Tranströmer è esemplare: è giunto al centro della comunicazione umana e vi dimora, cucendo in silenzio il vestito di parole.

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