Pnrr e trasformazione del Paese, a che punto siamo?
L’attuazione del Pnrr sta entrando in una fase decisiva. La logica del calare dall’alto sta mostrando però tutti i suoi limiti. La trasformazione dei territori e del sistema non avverrà infatti senza il coinvolgimento di enti locali ed enti del Terzo settore.
Nel campo del welfare e sanità siamo in una confusione diffusa. Troppe commissioni e luoghi di discussione senza un vero coinvolgimento del Terzo settore e dei Comuni. Il Pnrr è un processo in corso, che vede molti attori in dialogo dal 2021. Dobbiamo allargare ora la partecipazione a livello di opinione pubblica trattandosi del compito più importante nei prossimi anni, fino al 2027.
Un capitolo rilevante è quello delle Infrastrutture e sostenibilità. È una questione decisiva per la transizione ad un diverso modello di sviluppo economico, fondato sul concetto di sostenibilità ambientale e sociale. È cambiata la visione delle istituzioni europee con European Green New Deal e Next Generation EU.
È un vero e proprio cambio di paradigma. Un ruolo centrale per la ripartenza è svolto poi dalla scuola. La prima cabina di regia del Pnrr si è tenuta proprio sulla scuola in ottobre 2021. Il Governo sembra aver messo, con 17,59 miliardi di investimenti, istruzione, formazione e ricerca al centro dell’agenda politica per un nuovo modello di sviluppo della società italiana.
Si tratta di asili nido, nuove scuole, belle e funzionali, riforma dell’istruzione tecnica superiore, degli istituti tecnici e professionali, dell’alternanza scuola- lavoro, della formazione e valorizzazione dei docenti come vera risposta alle povertà educative. Istruzione e mondo del lavoro devono incontrarsi per sviluppare competenze elevate in una società complessa.
Stiamo disegnando l’Italia tra 15-20 anni. La Missione 4 del PNRR per Università e Ricerca ha il compito di spingere il Paese sulla frontiera dell’innovazione, della transizione ecologica e digitale, della concorrenza internazionale. Quindi ricerca di base e trasferimento tecnologico alle imprese. Importanti sono il Fondo italiano per la Scienza e quello per le scienze applicate.
La Missione 5 ha il compito di affrontare le fragilità del lavoro e delle politiche sociali, più evidenti con la pandemia. Serve una politica industriale come condizione per la qualità delle produzioni e quindi del lavoro. È urgente restituire dignità al lavoro curando le sue ferite: precarietà, illegalità, insicurezza, come emerso anche in alternanza scuola lavoro con la morte dei ragazzi del Friuli e del fermano, divari territoriali, svalutazione. Dobbiamo attuare politiche attive del lavoro e accompagnare i processi di trasformazione dei tessuti produttivi a livello territoriale e di filiera.
L’attuazione del Pnrr è una vera e propria missione nazionale. Dobbiamo garantire le riforme e l’effettivo raggiungimento degli obiettivi per la completa erogazione delle risorse. Il punto critico è realizzare il coinvolgimento di una vasta platea di attori con una PA capace di una intensificata azione progettuale e realizzativa. Stiamo disegnando il futuro degli europei emettendo debito pubblico comune.
Per questo vanno progettate e realizzate con coraggio e determinazione le riforme chieste dall’ UE. È una occasione storica per superare i noti ritardi italiani su giustizia, concorrenza, competitività, fisco, Pubblica Amministrazione, povertà educativa, questione meridionale, lavoro per giovani e donne. Occorre, in conclusione, un vasto confronto sul Pnrr, anche per non ricadere in questo anno elettorale, in deleterie logiche di breve termine.
Vediamo il futuro con gli occhi delle imprese, con gli aspetti positivi e criticità del nostro sistema industriale. La ripresa ha un nome: cooperazione in reti per superare il nanismo e la frammentazione. Il lavoro deve essere al centro della crescita mediante coesione, sviluppo sostenibile, partecipazione democratica e concertazione.
Obiettivo prioritario è accorciare le distanze riducendo le grandi disuguaglianze di genere, generazioni e territoriali. Non svolge un ruolo secondario la mobilitazione civica ora insufficiente. I nodi del Pnrr hanno un nome: produttività e crescita sostenibile; investimento pubblico e politica industriale; inversione del declino iniziato a metà Anni Novanta; riforme e governance con una efficiente e ringiovanita Pubblica Amministrazione; un welfare comunitario e generativo.
Importante infine il Pnrr visto con gli occhi della Next Generation: giustizia sociale intergenerazionale, semplificazione regolatoria, inclusione sociale, digitalizzazione, green revolution e agri-food, centralità del sistema culturale e turistico, economia circolare e transizione energetica, istruzione e ricerca, connessione tra tradizione e innovazione nelle aree interne, un rafforzato sistema territoriale per la salute. Riusciranno i riformisti a prevalere sui conservatori di un sistema politico ed economico chiaramente in crisi da decenni?