Pluto, Riccio e Cicciobelli

Pluto era un simpatico cagnolino di una razza indefinibile, nato assieme ad altri sei cucciolotti e quasi subito regalato a zio Bernardo, un robusto contadino che abitava con la mamma ed un nugolo di sorelle, fratelli, cognate e nipotini in un vecchio cascinale, non lontano dal paese di Pomofiorito. Aveva un corto pelo ondulato bianco e marrone, proprio come si addice ad un bastardino par suo, ed in attesa di incominciare ad abbaiare mugolava gioiosamente tutto il giorno. Inutile dire che, curato e vezzeggiato com’era, non tardò a crescere, diventando un rispettabile cane da guardia. Dormiva in una cuccia messa in un angolo dell’aia e ogni mattina, appena il sole spuntava, Pluto dava il buondì del mattino mettendosi a giocare con alcune taniche di plastica vuote. Le spingeva qua e là con un chiasso indiavolato che divertiva tantissimo tutti i bambini del casolare. Bisogna dire però che Pluto non era solo carino e simpatico: aveva anche tanto cuore e crescendo avrebbe voluto dimostrarlo… Ecco che un giorno gli si presentò l’occasione. Era da un po’ di tempo in qua che, di mattina presto, aveva notato girare nei dintorni un musetto aguzzo circondato da un batuffolo di spine – o così sembravano – e Pluto si era chiesto chi era questo personaggio e che cosa voleva. Poi si era accorto che ogni giorno si avvicinava sempre più alla sua ciotola con qualche rimasuglio dell’abbondante cenetta della sera prima ed incominciava furtivamente a leccarla. Ricciobello (si chiamava così) era veramente affamato! Pluto intuì subito che sarebbe stato bene offrire all’amichetto un nutrimento continuato e così gli fece capire che era contento della sua amicizia: che tornasse pure quando voleva e gli avrebbe sempre fatto trovare qualcosa da mangiare! Da quel giorno R i c c i o b e l l o non mancò più, finché anche i bambini se ne accorsero. Stupenda sorpresa: un cane e un riccio, amici per la pelle. Ma sentite poi che cosa successe di lì a poco. Una notte, mentre tutti dormivano tranquillamente, si udì nell’aia un fruscio insolito, che si avvicinava sempre più al pollaio dove, in settori ben distinti ma collegati fra loro, c’erano oltre a tante belle galline grassocce, anche rari esemplari di tacchini, pavoni, e perfino qualche fagiano. Frrr. Frrr… tac tac… vrun, vrun… Ricciobello, che aveva un orecchio molto fine, incominciò ad aprire un occhio, poi l’altro ed infine balzò in piedi: chi si stava avvicinando al pollaio? Un’ombra scura scura si disegnò sul muro e il nostro amico, che da tempo ormai condivideva la cuccia con Pluto, capì subito: si trattava certamente di un ladro di polli. Con un fremito dei suoi piccoli aculei partì alla riscossa e si gettò su Pluto, morsicandogli il naso. Pluto si svegliò di soprassalto e si guardò intorno con una certa sorpresa. Vide subito l’agitazione di Ricciobello che correva avanti e indietro verso il pollaio e capì al volo. Dopo una stiratina alle ossa partì un ululato da far rabbrividire anche un leone! Una, due, tre volte… Il ladro si irrigidì, appiattendosi verso la parete, ma a questo punto zio Bernardo aprì la finestra. Altre finestre si aprirono, si accesero tante luci, si sentirono voci… ma il ladro se l’era già data a gambe! Il pollaio era salvo e Pluto saltellava festoso qua e là. Ricciobello, felice anche lui, aveva messo fuori tutti i suoi punteruoli tanto da sembrare una pallina ispida come il riccio della castagne mature, ma con un musetto aguzzo e sorridente. Il giorno dopo era domenica e i bambini organizzarono subito una gran festa per solennizzare l’avvenimento facendo preparare dalle mamme, nonne e zie delle torte fenomenali. E quando attraverso un coro di Hurrà! fu messa al collo di Ricciobello una medaglietta dorata, zio Bernardo prese la fisarmonica e si mise a suonare un’allegra arietta che tutti i presenti conoscevano. In un batter d’occhio nonne, zie, papà, mamme e bambini si presero per mano e iniziarono un girotondo festoso che abbracciava tutta l’aia. Dal bosco lì vicino qualcuno occhieggiava tra gli alberi ed avrete già capito chi era. Sì, proprio lui, il ladruncolo, che attirato dai suoni e dai canti si era avvicinato senza farsi accorgere. La sua coscienza incominciava a rimordergli e ad un certo punto capì che rubando l’avrebbe proprio fatta grossa. Come avrebbe voluto essere anche lui partecipe di quella festa, ridendo e saltando con tutti! Ebbene: quello che era stato era stato, ma da ora in poi giurò a sé stesso che non avrebbe mai più rubato in vita sua. Da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata perché anche lui voleva poter vivere e gioire con tanti amici! E sapete cosa trovarono Pluto e Ricciobello nella ciotola quella sera? Due ottime merendine con un biglietto per zio Bernardo e tutti che diceva: Perdonatemi: non lo farò mai più! Mancava la firma ma tutti capirono benissimo di chi si trattava.

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