Plebiscito social per Decaro

La decisione del governo sulla verifica delle infiltrazioni mafiose nel comune di Bari. La reazione del sindaco. La manifestazione del 23 marzo. Le prese di posizione
Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, durante la conferenza stampa convocata all'indomani delle notizie giunte dal ministero dell'Interno sulla procedura della Commissione d'accesso che dovrà verificare eventuali infiltrazioni della criminalità nell'amministrazione comunale e nelle aziende municipalizzate, 20 marzo 2024. ANSA / Donato Fasano

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha predisposto la commissione d’accesso per effettuare le verifiche sulle infiltrazioni mafiose ed eventualmente per valutare lo scioglimento del Comune di Bari. Il sindaco Decaro insorge mettendo la faccia in prima persona nei mezzi di comunicazione a seguito di una conferenza piena di indignazione e lacrime: «Se ci sono sospetti, rinuncio alla scorta», afferma.

Sì, la scorta con cui il primo cittadino barese cammina dal 2016, da quando riuscì a vietare il commercio abusivo durante la festa patronale di San Nicola, in mano alle bande criminali.

Decaro ha presentato al prefetto un faldone di 23 fascicoli in cui testimonia tutta l’attività svolta dall’amministrazione comunale nella lotta alla criminalità organizzata, ma che gli esponenti del governo, come lo stesso primo cittadino ricorda, non hanno aperto. Il sindaco nel corso degli anni è intervenuto spesso denunciando casi di intervento mafioso nella gestione di alcune realtà cittadine, che ovviamente non hanno permesso ai cittadini di poter usufruire nel modo corretto dei servizi necessari.

Per Decaro la decisione del governo è “un atto di guerra”, messo in moto da un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del governo, a seguito dello scandalo dei voti di scambio e delle infiltrazioni mafiose nelle elezioni comunali del 2019 che hanno causato l’arresto di oltre 130 persone tra cui alcuni membri di clan mafiosi radicati in diversi quartieri di Bari, di cui proprio il sindaco ha fatto il nome nel corso di alcune trasmissioni televisive.

Durante le elezioni amministrative del 2019 la consigliera comunale Lorusso, a quel tempo tra le file nel centrodestra e successivamente passata alla maggioranza, e l’ex consigliere regionale e avvocato Olivieri sono stati indagati per i “giochi di voto” con i clan coinvolti, sembra, nelle assunzioni della municipalizzata dei trasporti cittadini Amtab. Sull’azienda sta indagando la Dda per i sospetti sulla sostenibilità economica, sulla gestione degli appalti e del personale.

A tre mesi dalle elezioni comunali si sta innescando una bomba, che, con l’ipotesi del commissariamento, potrebbe far slittare la chiamata alle urne di 18 mesi.

Intanto sabato 23 marzo, grazie ad un vero plebiscito social, si prevede una manifestazione con presenza massiccia di baresi a sostegno di Decaro che comunque, oltre ad essere impegnato nella lotta alla mafia cittadina di cui si contano 14 gruppi («Ho paura, ma lotto», ha dichiarato) è apprezzato e sostenuto da gran parte della popolazione, grazie all’operato nel suo doppio mandato. Senza ombra di dubbio, ha riscattato l’immagine di Bari stando vicino all’impegno quotidiano di centinaia di cittadini e associazioni, oltre che ad avviare nuovi progetti e spazi di comunità nuovi per la città.

La cascata giudiziaria “Codice interno” ha indotto i rappresentanti del centrodestra pugliese a richiedere l’iter di una commissione prefettizia al Ministero. Come lo stesso Decaro lascia intendere, potrebbe essere una mossa per infangare l’operato del centrosinistra nell’arco di questi anni d’amministrazione, vista anche la difficoltà di trovare un candidato concorrente che possa fronteggiare quello di centrosinistra. Si deciderà alle primarie del 7 aprile tra Leccese e Laforgia.

Dall’altro lato gli esponenti del centrodestra, sulla scia delle indagini per procedere allo scioglimento del Comune di Bari, confermate dell’art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l’azienda Mobilità e Trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune, sottolineano la presa di posizione di Decaro, come atto di una sua campagna elettorale per una sua ipotetica candidatura alle elezioni europee. Proprio il sindaco presidente dell’Anci, durante la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia a Roma ha avuto il supporto di don Luigi Ciotti. Rimbalza anche un commento di Roberto Saviano che sulla pagina Facebook, a sostegno dell’operato dell’amministrazione barese, ha dichiarato che nel caso di Bari, i protagonisti eletti tra le file del centrodestra, poi entrati in maggioranza, non hanno condizionato il lavoro e l’integrità della giunta, come ha ribadito il procuratore Rossi: «L’amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata».

Le prese di posizione sono molto nette anche perché la posta in palio prima di essere l’amministrazione del Comune è il bene di tutti i cittadini onesti, lontani da interessi mafiosi, che in questi lunghi anni hanno contribuito a rendere Bari più attiva e attrattiva e vivibile.

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