Più soli senza lo “ius soli”, anche se è Natale
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Caro Gesù, almeno tu puoi dire che in questi duemila anni non ci siamo mai dimenticati del tuo compleanno. Ti immagini se un anno il 26 dicembre dicessero al telegiornale: «Ops, ieri era il compleanno di Gesù e non ce ne siamo ricordati». Più o meno così, a proposito del Natale, recitava il grande Benigni qualche anno fa.
Sì, in effetti non è mai successo in Italia che la festa non sia sta stata osservata. È il festeggiato che molto spesso non ha goduto dello stesso trattamento. E neanche quest’anno gli è toccata una sorte diversa. Ricordare la nascita del Dio fatto bambino vorrebbe dire accogliere, prendersi cura, farsi carico, condividere, sentirsi fratelli…
Se questo è il senso del Natale, dobbiamo ammettere che in tanti, in troppi luoghi, anche da noi a Natale non è Natale. Non lo è, ad esempio, nelle famiglie dove si piangono le vittime o gli autori di delitti o aggressioni che hanno per protagonisti anche ragazzi; non lo è nelle città dove è vietato aiutare i poveri; non lo è nelle tante case dei nuovi italiani che si sono visti rifiutare il diritto di essere riconosciuti per quello che sono: italiani di fatto.
Uno spettacolo increscioso, quello che ha visto affossare definitivamente la legge detta erroneamente dello ius soli, più propriamente ius culturae. Non sono bastati, infatti, i 116 senatori presenti, visto che gli altri loro colleghi, con la loro assenza hanno fatto mancare il numero legale.
Il presidente Grasso ha fissato un nuovo appuntamento per il 9 gennaio, ma per quella data si dice che le Camere dovrebbero essere già state sciolte.
Scusate, cari ragazzi che siete nati, vissuti e cresciuti in Italia da genitori stranieri. Non siamo ancora pronti a riconoscere i vostri diritti, a rispettarvi per quello che siete, a capire la ricchezza che portate alla nostra società. In fondo, avete un predecessore illustre: successe la stessa cosa duemila anni fa a un certo Gesù. Non tutti lo accolsero, qualcuno cercò addirittura di farlo fuori subito. A quanti però «lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv. 1, 12), cioè fratelli. Come lo siamo anche noi, prima di tutto. Anche questo è Natale.