Il più grande museo africano

Nell’arte contemporanea l’Africa è di moda. L’avventura del Zeitz Mocaa di Città del Capo cambia la situazione per gli artisti del continente
EPA/NIC BOTHMA

Città del Capo ha inaugurato il 22 settembre il suo nuovo museo di arte contemporanea africana: lo Zeitz Mocaa (Museo d’arte contemporanea d’Africa). Il museo è privato ed è il frutto di un partenariato d’eccezione tra il quartiere rivierasco di Città del Capo (W&A Waterfront) e il ricchissimo uomo d’affari tedesco Jochen Zeitz. Il museo è una première per il continente africano ed è il più grande museo di arte contemporanea africana al mondo. L’evento è evidentemente importante, ed anche le ambizioni dello Zeitz, che si propone come il Moma per New York o la Tate Gallery per Londra.

«Abbiamo costatato come il mercato dell’arte africana in Francia e nel mondo sia esploso con l’apertura del museo di Quay Branly a Parigi. Il mio sogno è che tutte le grandi città d’Africa si dotino di un simile museo», afferma Didier Claes, influente mercante d’arte africana e gallerista belga. E per André Magnin, pioniere nella valorizzazione degli artisti africani di arte contemporanea «ogni iniziativa costruttiva in questa direzione non può essere che benvenuta».

Mentre la curatrice d’arte franco-marocchina Touria el-Glaoui, fondatrice della Fiera dell’arte contemporanea africana 1:54, si spiega: «Finora gli artisti africani dovevano essere esportati in altri continenti, nei musei internazionali, per una questione di visibilità, di carriera, di credibilità». E l’architetto britannico Thomas Heatherwick chiosa: «In Africa ci sono artisti e gallerie incredibili, ma finora non esisteva una istituzione maggiore capace di riunirli».

Le opere esposte provengono da tutta l’Africa e da artisti africani in esilio. Nandipha Nntambo, uno di loro dice: «Succedono cose incredibili in Africa. Non è solo un continente toccato da guerra e povertà, anche se in passato il continente è stato spesso associato a ciò. Avere un luogo che mostra diverse chiavi di lettura del continente è veramente qualcosa di indispensabile».

Il museo è stato costruito partendo dalle rovine di un enorme silos di nove piani sul porto di Città del Capo. I lavori sono durati quattro anni e sono costati 32 milioni di euro. L’edificio stesso è un’opera d’arte e una prodezza architettonica. La riabilitazione dell’edificio ha privilegiato il cemento salvaguardando le forme originali del silos, abbandonato nel 2001. All’interno è stato scavato un atrio di 27 metri di altezza. Su nove piani, l’edificio, che data al 1921, dispone di 6 mila metri quadri di esposizioni.

 

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