Più global o più local?
Impossibile immaginare, nel 2020, di vivere un’esperienza come quella che il Covid-19 ci sta procurando. Le pandemie non sono nuove. In passato avevano altri nomi: peste nera o bubbonica, colera, tifo. L’ultima era stata la “spagnola”. La novità è che per la prima volta il mondo vive una pandemia a livello globale.
Seguiamo tutto di tutti: sappiamo ogni giorno quanti sono i contagiati e i morti nei vari Paesi, e dove si accendono nuovi focolai nelle città e nei villaggi. La globalizzazione, con le sue leggi economiche, impone la ripartenza anche a rischio di milioni di vite. Le migrazioni si sono fermate solo apparentemente. Basta pensare ai milioni di indiani che, annunciato il lockdown, hanno cominciato a camminare per tornare ai loro villaggi, distanti centinaia di chilometri dalle megalopoli dove vivevano.
C’è sempre qualcuno che sta peggio e, dall’altra parte, qualcuno che sta meglio. In questo panorama anche le religioni sono diventate più globali. Forse, l’immagine “storica” del papato Bergoglio sarà quella di Francesco che, in una serata di marzo sotto la pioggia, cammina da solo in una piazza San Pietro deserta. È stato un momento di preghiera per tutta l’umanità e con tutta l’umanità. Mai come in questi mesi cardinali, vescovi, imam, rabbini, swami sono usciti dalle mura delle chiese, moschee, sinagoghe, templi, monasteri, tutti deserti, facendo uso di YouTube, Zoom, Facebook, Twitter, Instagram, mezzi per una preghiera sempre più globale. Webinar internazionali hanno contribuito alla dimensione interreligiosa: volti di leader religiosi e di fedeli uno accanto all’altro per meditazioni e preghiere secondo le diverse fedi. La pandemia ha creato muri e tensioni, ma ha anche rivelato vie nuove per unire. È impressionante il numero di gruppi di diverso tipo, nati spontaneamente, che stanno portando il loro aiuto con creatività e generosità.
La globalizzazione ha offerto al Covid-19 un mondo diviso, ma il Covid potrebbe restituirci una umanità diversa. Come dice papa Francesco, da una crisi si esce migliori o peggiori. Dipende anche da noi. E l’enciclica appena pubblicata, Fratelli tutti, non potrà che aiutarci.