Più forti insieme
Austerità. Crisi. Addio all’euro e alla Grecia. Per ora. Si teme l’effetto domino su Spagna e Italia e il tracollo di tutti i sogni d’Europa ormai infranti dietro tristi litanie di numeri e freddi indicatori economici: spread, Pil, indici di borsa. Come se l’Unione europea fosse, nel 1957, nata dai banchieri e non dalla visione lungimirante di De Gasperi, Adenauer e Schuman, che volevano creare una grande comunità di uomini, fondata sulla pace e la solidarietà.
«L’Unione europea – dice Viviane Reding, vicepresidente della Commissione europea – si è sempre trasformata sotto la spinta di avvenimenti epocali». Le tragedie, l’odio, le divisioni della Seconda guerra mondiale costituirono l’immagine allo specchio di ciò che non si voleva mai più essere. Da allora sembra un miracolo quello che si è realizzato. Non ci sono state più guerre tra Stati europei, non esistono più frontiere, è stata introdotta una moneta unica e sono stati accolti anche tanti Paesi dell’Europa orientale, dell’ex blocco comunista. Nel 2012 i cittadini europei faranno più di un miliardo di viaggi all’interno dell’Unione, oltre 12 milioni vivono già in un Paese diverso da quello di origine e 40 milioni di persone acquistano online da altri Paesi europei.
Anche oggi è in corso una guerra economica, dove i nemici sono invisibili e transnazionali. L’irresponsabile debito sovrano cresce insieme alle tasse, alla disoccupazione e al pessimismo. La ricetta dovrebbe essere semplice come la scoperta dell’acqua calda: l’unità fa la forza. «Più forti insieme», recita in effetti in molte lingue un lungo manifesto colorato che copre perpendicolarmente un lato del palazzo Berlaymont, in piazza Robert Schuman a Bruxelles, e più si procederà verso l’unione politica con graduali passi in avanti, più ci si potrà difendere dagli attacchi della finanza speculativa. Il mercato, però, è più forte e più rapido di Stati divisi e lenti nel prendere decisioni.
Federalismo europeo
A margine del terzo incontro di “Insieme per l’Europa” organizzato il 12 maggio a Bruxelles da 300 comunità e movimenti cristiani europei, l’analisi di Romano Prodi, già presidente della Commissione europea, è lucida: «Le soluzioni tecniche per salvare l’Europa ci sono, ma manca la volontà per realizzare una maggiore unità politica». Soluzione avallata da molti osservatori per rilanciare una nuova stagione. «Di fronte alle speculazioni finanziarie – prosegue Prodi – molti governi sono costretti, per non soccombere, a compiere determinate politiche economiche. La sovranità nazionale è così sempre più limitata. Eppure, paradossalmente, per salvare la nostra sovranità dobbiamo perderla per condividerla con gli altri Paesi europei. Solo insieme diventiamo forti. Ed è questo il motivo per cui grandi Paesi come Usa, anche se indebitati, non vengono attaccati dalle speculazioni finanziarie. O sei grande o non resisti».
Federalismo europeo, valorizzazione delle autonomie locali, rigore nei bilanci, possono procedere di pari passo per rispondere alle sfide dei mercati, della globalizzazione, dei populismi.
In questo contesto l’apporto dei cristiani d’Europa, una minoranza creativa, può essere decisivo per incoraggiare un metodo foriero di comunione con ricadute sociali e politiche. Nel 1999, per un’intuizione di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ed Helmut Nicklas dell’Ymca della Germania, si intraprese un cammino di fraternità tra movimenti cristiani d’Europa.
Cammino di cui si cominciano a intravedere i primi frutti anche con questa esperienza presentata a Bruxelles ad “Insieme per l’Europa”.
Davide e Golia
Esiste anche un’Europa fatta di persone, che incide sulla società cominciando dal basso. È accaduto, per fare un esempio significativo, in Slovenia. A dicembre del 2011 il commiato del governo uscente è stato l’approvazione del nuovo codice della famiglia che abbracciava in toto la filosofia del gender. Non esiste più il modello di papà, mamma e figli, uno stereotipo molto vintage, ma una famiglia moderna: due adulti con figli; senza perdere tempo in inutili distinzioni di sesso e con la possibilità di adottare, pur in modo limitato, anche per coppie omosessuali.
La lotta è impari. Da una parte un governo con idee molto liberali della sinistra post comunista con la sindrome de Il Gattopardo, e una potenza di fuoco mediatico garantita dal possesso dei più importanti mezzi di comunicazione. In breve, Golia.
Dall’altra parte Davide, cioè la società civile, esponenti delle principali religioni e una dozzina di movimenti ecclesiali e comunità cristiane, tra cui i Focolari, i Neocatecumenali e il Rinnovamento nello Spirito, che non si identificavano con una legge che forniva una nuova definizione di famiglia fondata sul soddisfacimento dei bisogni e senza apertura verso la vita. La linea è chiara. Non sarà una strategia barricadera, del muro contro muro, ma una battaglia per la famiglia così come è definita da molte Costituzioni europee.
Chi la dura la vince
«Per due anni e mezzo – spiegano Marjana e Pavel Snoj dei Focolari di Lubiana – il nostro impegno è andato ben oltre le nostre capacità e le nostre forze per difendere i valori fondamentali della famiglia. In Parlamento abbiamo partecipato alle sedute di discussione sulla legge sfoggiando delle magliette con i disegni di una famiglia formata da padre, madre e figlio. Abbiamo parlato personalmente con diversi membri del Parlamento e a decine di dibattiti sui mezzi di comunicazione. Prima delle votazioni abbiamo organizzato manifestazioni pacifiche nella piazza del Parlamento, delle feste popolari per famiglie con tanti bambini e passeggini, ed anche un Family Day con quattromila persone».
Sono nati dei rapporti di amicizia tra vari movimenti ecclesiali, con l’associazionismo civile, con politici di vari schieramenti. Le discussioni sulla legge sono proseguite per due anni e mezzo e alla fine è stata approvata dal Parlamento.
Ma chi la dura la vince, anche di fronte ad ostacoli che sembrano insormontabili. L’unica possibilità era raccogliere 40 mila firme in pochi giorni per promuovere un referendum abrogativo. «Prima della raccolta di firme – raccontano Anča e Vine Povirk di Famiglie Nuove – ci siamo accordati per mantenere l’amore tra di noi e verso tutti. Per chi avrebbe firmato e per chi ci avrebbe contestato». In sei giorni si raccolgono 42 mila firme.
Nonostante una feroce campagna stampa contraria, il 25 marzo si vota e la vittoria è netta. Il 55 per cento dei votanti abroga la legge. «Ora c’è tempo un anno – concludono Marjana e Pavel – per una fase ancora più importante. Dare il nostro contributo per far approvare una nuova legge sulla famiglia basata sui valori condivisi del Vangelo».
Non solo Slovenia, naturalmente
Tra i movimenti e le comunità cristiane d’Europa esiste un rapporto quotidiano fecondo che si sostanzia di iniziative di fraternità. Ad esempio, da anni in Irlanda del Nord, a Belfast, terra dal retrogusto amaro di sangue e violenze tra anglicani e cattolici, 60 persone di diverse Chiese e movimenti, Focolari, Corrymeela, Arche, Charis e Sword of the Spirit trascorrono l’ultimo fine settimana di agosto per un’esperienza di comunione fatta di preghiere e pranzi comuni, pulizia del giardino, condivisione e conoscenza delle relative esperienze.
Nell’isola Madeira del Portogallo, invece, la collaborazione tra i movimenti prende iniziative a favore dei più poveri con raccolte di prodotti alimentari. Ancora, a Monaco, in Germania, una settimana di attività per il Marriage Week a favore delle coppie e della famiglia. Insomma, un popolo già unito, sparso in varie nazioni, di diverse Chiese cristiane, con gli stessi valori per ricostruire il tessuto comunitario d’Europa.
Bruxelles
I mille d’Europa
Il terzo appuntamento internazionale di “Insieme per l’Europa”
Son mille e pronti all’impresa nell’elegante e moderna Gold Hall dello Square Meeting Centre di Bruxelles per l’iniziativa “Insieme per l’Europa” edizione 2012, dopo quelle di Stoccarda 2004 e 2007. Altre decine di migliaia di persone sono in collegamento da altre 140 città europee di 22 Paesi per un messaggio di speranza, unità e pace all’Europa.
Promotori dell’evento sono stati centinaia di movimenti e comunità d’Europa, tra cui l’Ymca della Germania, Schönstatt, la Comunità di Sant’Egidio, il Movimento dei focolari, Fondacio, la Cristusbruderschaft Selbitz, Syndesmos (giovani ortodossi) e la Fraternità carismatica cattolica.
Nel suo discorso di apertura, Maria Voce, presidente dei Focolari, ha messo in luce come «il frutto più importante è stato un nuovo modo di vedere l’Europa», ora vista «come casa comune dei popoli e delle minoranze europee». Per Maria Voce la radice della crisi economica è nell’individualismo e «occorre intensificare il rapporto con ogni persona che ci passa accanto, fondandolo sul Vangelo». L’iniziativa “Insieme per l’Europa” promuove «un’Europa libera, riconciliata, democratica, solidale e fraterna» e in qualche misura embrionale produce già bene comune, concreta reciprocità, una cultura della comunione per «un’impresa affascinante che prepara, in uno spirito di comunione, un futuro di fraternità e di pace per i singoli e per i popoli».
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, trova nella solitudine degli europei la madre di tutte le crisi, ma si appella al sogno di universalità e unità di ogni movimento. «Saremo noi – ha detto – quelli che si rassegnano, senz’anima, allo sfrangiamento della comunità a tutti i livelli? La risposta è mettersi al servizio di un sogno di unità: vivere e comunicare la speranza» perché «si deve rigenerare un clima di simpatia e di solidarietà, un senso del destino comune deve risorgere, reti sociali devono rinascere.
«Così – ha concluso – la cultura dell’unità, vissuta, pensata, comunicata, può rigenerare il tessuto comunitario della nostra Europa».
Sono intervenuti alla manifestazione anche Thomas Römer dell’Ymca di Monaco, l’economista Luigino Bruni e l’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi che, in un discorso molto applaudito, ha sottolineato come «i grandi temi del secolo: il cibo, l’acqua e le grandi immigrazioni domandano visione e non egoismo, preveggenza e non privilegi, fraternità e non conflitti, unità e non divisione. L’Europa deve esprimere questo patrimonio culturale e spirituale».
Nel suo messaggio, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha affermato che «è in questa filosofia della relazione, in questa filosofia dell’incontro che voglio veder inserito il destino dell’Europa». Un’unità nella diversità e per l’alterità.
Molte le testimonianze concrete nelle 140 città europee dove si sono svolte le svariate iniziative ed incontri in contemporanea. Dalla piazza del Campidoglio a Roma alla sede del Consiglio d’Europa a Strasburgo, da Vilnius a Shengen, da Praga a Madrid, da Chisinau a Tirana, a 29 città tedesche s’è potuto costatare come il Vecchio continente in realtà sia attraversato da una nuova energia per la solidarietà, lo sviluppo e l’unità.
Proposte concrete
Nella prestigiosa sede del Parlamento europeo, a Place de Luxembourg, nella sala dedicata ad Alcide De Gasperi, padre nobile e co-fondatore dell’Unione europea, si danno appuntamento una schiera di 450 esperti, politici, imprenditori, giovani, cittadini per il convegno “Economia: un affare di dono”. Alla presenza del vice presidente del Parlamento europeo, l’ungherese Laslo Surjan, e di Steve Vanackere, vice primo ministro federale e ministro dell'Economia del Belgio, è intervenuto, tra gli altri, l’economista Luigino Bruni che ha elaborato alcune proposte concrete rivolte alla società civile e alle istituzioni economiche ed europee: una moratoria della pubblicità rivolta ai bambini come già avviene in Francia e nei Paesi scandinavi e sulla pubblicità per i giochi d’azzardo. Introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie e sui titoli ad alta speculazione e rischio. Infine un rafforzamento, anche con adeguati strumenti legislativi e incentivi, dell’economia sociale e civile in Europa.
Speciale su “Insieme per l’Europa” nel sito www.cittanuova.it