Più ascolto ai bambini
“Sono una insegnante elementare. A volte vengo criticata perché permetto ai bambini di parlare. Le mie colleghe invece esigono il silenzio assoluto, che però provoca, nelle pause di ricreazione, una esplosione disordinata. Come è meglio trattare i bambini? Ascoltarli o imporre comportamenti a loro estranei? La scuola è fatta per gli alunni o per gli insegnanti?”. Insegnante romana Come diceva la Montessori, la scuola è fatta per i bambini. Modificò per questo anche le suppellettili delle aule, sloggiando le superbe cattedre e gli alti e scomodi banchi; introdusse inoltre rubinetti e bacinelle perché sapeva quanto piace ai bambini l’acqua. Il suo esempio fu seguito da un asilo emiliano (premiato poi dall’Unicef) al cui ingresso si leggeva: “Non faccia mai l’adulto quello che il bambino può fare da solo”. I piccoli ospiti di questo asilo modello avevano addirittura una moneta propria e potevano, negli intervalli, fare i propri acquisti in piccoli negozi gestiti da loro coetanei. Un ruolo attivo quindi, controcorrente rispetto all’errata opinione, diffusa tra gli adulti, secondo cui i bambini non capiscono niente e vanno disciplinati e indottrinati. Quindi lei fa benissimo a lasciar i suoi alunni liberi di esprimersi, rispettandone i pareri. Nonostante lo scarso ascolto prestato ai bambini da parte degli insegnanti e degli adulti in genere, c’è tuttavia qualche segno di miglioramento. Nel marzo scorso – e lo descrive bene Antonio Pischetola a pag. 34 di Città nuova n° 8 – si è tenuto un convegno a più voci, che ha segnalato la necessità di “mettersi all’ascolto del minore, secondo l’antico detto latino “Maxima debetur puero reverentia” (Al fanciullo va prestato il massimo rispetto): che è infatti quello che le raccomando di fare.