Piscine, palestre e calciobalilla
Per soli mille euro tuta, scarponi, sci e racchette: è un vero affare!. Mi spiace deludere il sorriso ammiccante della commessa, ma non cambierò attrezzatura. Quella vecchia in fondo non è male, anche se linee e colori non saranno quelli alla moda. E poi chissà se quest’anno si andrà a sciare, con i prezzi che tirano per lo skipass giornaliero: 36 euro a Madonna di Campiglio… I risultati di una ricerca commissionata da Assosport, l’associazione che raccoglie i produttori italiani di articoli sportivi, confermano che siamo in tanti a nutrire dubbi sulla prossima stagione sciistica ormai alle porte: lo sci, pur conservando ancora quasi 2 milioni e mezzo di appassionati, ne ha perso un quarto negli ultimi 7 anni. Eppure le stazioni invernali stanno facendo di tutto per inventare alternative di movimento sulla neve: airboard (canotto da neve), snowskate (tavola piccola), icesailing (vela su ghiaccio), snowbike (bici senza… ruote), sleddog (cani e slitta), iceclimbing (arrampicata su ghiaccio). In comune non hanno solo la promessa di forti emozioni, ma anche qualche difetto non trascurabile: costano più della assicurazione della macchina, richiedono una pista tutta per sé e… scontentano gli amanti della lingua italiana. Come per lo sci è sceso l’interesse per il tennis, l’equitazione e la mountainbike, tutte discipline accomunate da un significativo onere per il portafoglio. Non va molto meglio a pallavolo e basket, ma in questo caso il problema è certamente la riduzione di popolarità delle due discipline. A questi dati in caduta libera non corrisponde però un calo di appassionati, anzi: gli sportivi attivi, frequentatori di palestre, campi e piscine sono oltre 20 milioni, il 17 per cento in più, in netto recupero sulle perdite registrate negli anni Novanta. Tra i nuovi praticanti si fanno avanti le donne (un terzo in più) e gli ultraquarantenni, anche se le fasce d’età con più sportivi rimangono quelle della scuola dell’obbligo e degli adulti giovani, ovvero studenti ed impiegati. Ma quali discipline stanno dunque catturando l’attenzione di coloro che non hanno ancora ceduto frequentate sono le piscine e le palestre di fitness, entrambe con quattro milioni di appassionati, ed un interesse che continua a crescere senza sosta. Fra le attività indoor sorprende il boom della danza e delle arti marziali. Il calcio ed il calcetto contano su un esercito di fedelissimi di oltre tre milioni, con un discreto interesse fra le donne. Non sono così significativi i numeri degli altri sport all’aria aperta, ma la percentuale di praticanti il jogging, il ciclismo tradizionale e il trekking è in rilevante crescita, a testimoniare un sempre più vivo desiderio di muoversi all’aria aperta. Colpisce nel complesso l’interesse per l’attività fisica svincolata da rilievi cronometrici e classifiche, una propensione per lo sport non agonistico, diffuso e popolare. Chissà che l’insistenza sui benefici del movimento non abbia convinto una parte dei sedentari ad alzarsi dalla poltrona. I dati sono incoraggianti e cominciano ad avvicinare l’Italia ai paesi del nord Europa, tradizionalmente più sportivi del nostro. Il censimento sugli stili di vita nel bel paese infatti precisa che a spingere tutta questa gente nell’agone è la consapevolezza dei benefici derivanti dallo sport e dei suoi effetti sul dimagramento. Molti dichiarano che a muoverli è stato il desiderio di un sano divertimento e l’opportunità di incontrare gli amici. Sconcerta un po’ leggere che la metà dei praticanti è motivato da una componente edonistica. In una realtà sociale che costringe all’anomia, che offre sempre meno spazi per mostrare la propria identità, lo sport sembra saper offrire ancora una valvola di sfogo alla fantasia ed alle attività senza fini remunerativi. Le espressioni del tempo libero non sono tuttavia immuni da costi: per regalarsi il piacere (o il dovere) dell’esercizio fisico i praticanti italiani spendono più di 8 milioni di euro (in media 400 a testa all’anno), la metà investiti in abbigliamento, calzature ed attrezzi. Un terzo della spesa serve invece per pagare corsi, istruttori e scuole; il resto se ne va in affitto di impianti ed attrezzature. Aspettando la tredicesima per rinnovare l’attrezzatura invernale non ci resta che passare il tempo smanettando al calciobalilla. In vista delle Olimpiadi di Pechino, dove verrà incluso fra le discipline dimostrative, l’indimenticato biliardino sta vivendo una nuova inaspettata primavera: da passione da oratorio è scattato a sport vero e proprio con il primo campionato mondiale appena svoltosi a Saint Vincent. Se qualcuno pensava che la nostra passionaccia da ragazzi fosse passata di moda si sbaglia: oggi sono ben 20 mila i praticanti in Italia, fra cui 5 mila agonisti inquadrati in 300 club. Gli sport più amati sono tutti nati così: una passione schietta ed innocente che col tempo si disciplina in istituzioni e regolamenti. Dal calciobalilla, come dalla varicella, ci siamo passati quasi tutti e, mondiali o no, per noi resterà sempre quel gioco di ragazzi che oliano le stecche con un sacchetto vuoto di patatine e che urlano non vale rullare! per annullare un gol o palla contesa, palla alla difesa per reclamare la pallina inopinatamente ferma fra due file di omini di gomma infilzati allo spiedo. Per un popolo di commissari tecnici come il nostro il calciobalilla rappresenta il fermo immagine di una partita del Lecce di Zeman: due poveri difensori davanti a tre attaccanti lanciati a rete, cinque centrocampisti che arrancano, tre punte serenamente sbilanciate. E vinca chi segna di più!