Pionieri di un’amicizia

Donne

Solo una settimana è il tempo breve per un’avventura che si rivelerà densa di frutti, oltre le previsioni. Accolto dall’Istituto Santa Maria degli Angeli in Roma, in prima assoluta si realizza un incontro molto ravvicinato tra un gruppo di studenti ebrei israeliani (età 17-18 anni) e una classe di liceali, 22 alunni pressappoco coetanei. Uno scambio culturale di dialogo a tutto campo, che assieme alla comunità scolastica ha coinvolto parecchie famiglie nell’ospitalità e nell’accoglienza. Il progetto viene proposto dall’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede alla Congregazione vaticana per l’educazione cattolica, che caldamente l’accoglie e si adopera per l’attuazione. Il taglio si profila particolare, perché va a toccare clausole degli “Accordi fondamentali” tra i due stati, come si vedrà. Ci vorranno due anni perché le cose maturino, fra parentesi di “congelamento”, dovute a ragioni di sicurezza. Finalmente si definiscono i contatti fra la scuola italiana prescelta e quella israeliana che aderisce al progetto, la Kalai High school di Givataym, nei pressi di Tel Aviv. L’arrivo è previsto per il 1° dicembre, inizio della settimana di vacanze, in Israele, per la festività ebraica di Hanukkà. Quella mattina, nelle notizie rimbalzano ancora echi sull’autobomba di Mombasa, contro turisti israeliani. All’aeroporto, si nota un’ombra di incertezza nei diciotto ragazzi appena atterrati con l’insegnante che li guida. Ma poi la sorpresa: gli studenti dell’Istituto, assieme alle loro famiglie e allo staff dell’Ambasciata, li aspettano con un cartello di saluto e molto entusiasmo. Poi, stipati in varie auto dei famigliari, vanno verso la scuola. La città, attraversata nella piena luce di una domenica di sole, contribuisce al benvenuto e in serata risponde ad un primo vivo desiderio: tutti allo stadio, per la partita Roma- Juventus. Ci siamo, il contatto è positivo; si accendono i primi segni di sensibilità, di coinvolgimento. Colpisce il senso di sollievo dell’insegnante: “Il calore con cui tutti ci avete accolto mi ha rincuorato. Ora so che i ragazzi si troveranno bene. Loro erano entusiasti all’idea di partire, ma io ho vissuto nel costante timore che avrebbero incontrato ostilità…”. Poi la sera, allo stadio, quell’improvviso attimo di panico colto nei ragazzi israeliani all’esplosione dei petardi e fumogeni provenienti dalle ben note – per noi – tifoserie di curva… Si cominciava ad entrare nella pelle dell’altro, nel suo clima. Al benvenuto ufficiale, nei giorni seguenti, le felicitazioni delle autorità cattoliche ed israeliane: “Vedervi qui tutti assieme è davvero meraviglioso… “. Con evidente trepidazione l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Lamdau esprime le aspettative sul progetto: “Noi diplomatici passiamo tanto tempo nel cercare di definire le relazioni tra nazioni e culture. Ma i trattati formali diventano nulla se manca il contatto tra i popoli. È qui che voi entrate in gioco. Il nostro Accordo dice di dare impulso alla “mutua comprensione ed amicizia tra cattolici ed ebrei”. Ma come tradurlo in fatti ? Voi siete la risposta, e voglio salutarvi come pionieri di questa attuazione. Questo è il momento di mettere da parte i titoli della televisione e gli stereotipi. Avete una splendida occasione per scoprirvi a vicenda, nei vostri desideri e nei vostri sogni, in un mondo divenuto per tutti insicuro e imprevedibile… “. Il programma per la settimana è quello di una vacanza, con gli ingredienti che una città come Roma offre: i luoghi dei rapporti giudaicocristiani, la comunità ebraica romana; i luoghi monumentali della Roma barocca, i capolavori della Galleria Borghese, e anche la Roma popolare di Trastevere. Non manca l’incontro con la Roma ufficiale capitolina, con l’accoglienza nella Sala Rossa del Campidoglio. Il pranzo si consuma presso le famiglie ospiti e qualche volta in pizzeria. C’è il tempo per partite e libero chiasso in palestra. Ogni giornata, alla scuola, è preceduta da un incontro di scambio culturale, con dialogo e discussione sugli argomenti più sentiti dall’una e dall’altra parte: le ore passate insieme nei giri per la città e parlandosi nei pullman ha suscitato tanti spunti. Due incontri con una giornalista ebrea ed uno storico cristiano permettono riflessioni più profonde su varie questioni di attualità. I giorni trascorrono rapidi, l’affiatamento e la simpatia sono in crescendo, perché nei giovani non c’è un passato di preconcetti, come negli adulti e la diversità dell’altro apre alla scoperta di vissuti interessanti, assieme al desiderio di renderlo partecipe della propria identità. Una cosa ha turbato i giovani israeliani: le svastiche notate fra i graffiti della città (“Perché non le cancellate?”). È lo spunto per toccare aspetti dolenti della vita, nel loro paese. Forse si è aperta solo una fessura, per i ragazzi italiani, sul legame popolo-terra che lungo una storia millenaria ha segnato per gli ebrei una “coscienza di sé” anche per i laici meno praticanti, come tentano di spiegare i ragazzi israeliani. Ma l’interesse punta soprattutto sul quotidiano, la realtà e le aspettative fra giovani che si somigliano in tante cose – stessi sogni… stessi codini, stessi orecchini e jeans attillati – ma un diverso approccio con l’insicurezza e la morte. Una diversa maturazione. Nelle impressioni dei ragazzi italiani è, questo, un punto rilevante: “Sapevamo che questa settimana avrebbe significato una tappa… Abbiamo imparato ad avere la forza di andare avanti, anche quando si vivono situazioni intense… Tanti nostri problemi si sono ridimensionati”. “I miei pregiudizi erano troppo stupidi… La nostra classe ne è uscita rafforzata e più unita. E ho acquistato nuovi amici… “. “Ora so qual è la cosa più bella di quest’anno: il gemellaggio…”. Ai discorsi di congedo (tra frizzi, risate e applausi ) Adam così conclude per tutti i compagni israeliani: “È stata un’esperienza che non dimenticheremo mai. Una settimana di gioia, di nuove amicizie e… di amori”. Il gemellaggio prevede una visita di riscontro, situazione permettendo. Intanto hanno preso il via le e-mail. La prima arrivata da Israele dice: “In aereo abbiamo sempre parlato dei nostri “amici italiani”. Ci mancate tanto”.

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