Pietro e Paolo, santi del primato
La festa liturgica del 29 giugno per i due patroni di Roma. In un libro su San Pietro per Città Nuova, Dag Tessore, ricorda i presunti e assunti incontri tra i due sullo sfondo della Roma imperiale
Pietro e Paolo, i principi degli Apostoli, i patroni di Roma. La Chiesa li celebra insieme il 29 giugno, mutuando una festa pagana dal 258 d.C., che ricordava la fondazione di Roma ad opera di Remo e Romolo. Già nel secolo IV si consolidò l’usanza di celebrare in questo giorno tre messe: la prima nella basilica di S. Pietro in Vaticano, la seconda a S. Paolo fuori le mura e la terza nelle catacombe di S. Sebastiano, dove le reliquie dei due apostoli dovettero esser nascoste per sottrarle ai saccheggi.
Nel tempo, storie e leggende spesso prive di fondamento storico, hanno alimentato gli incontri avvenuti tra i due santi a Roma, come l’ultimo, prima del martirio, che una tradizione vuole nei pressi della via Ostiense. In questo luogo, a commemorare l’evento, si ergeva fino al secolo scorso una cappellina detta della "Separazione", appunto, o del Santissimo Crocifisso. Sarà rasa al suolo in concomitanza con i lavori di allargamento di via Ostiense, tra il 1908 e il 1911, e attualmente, nello stesso luogo, – attestato nei pressi della basilica di san Paolo – , una lapide testimonia l’incontro.
Dag Tessore, nel libro San Pietro. Un uomo alla ricerca di Dio per Città Nuova, di cui riportiamo alcuni stralci, questi possibili momenti vissuti assieme da Pietro e Paolo, li delinea attraverso una narrazione asciutta ed efficace, con ricostruzioni documentate e leggende, sullo sfondo di una Roma, che proprio grazie a loro, stava cambiando volto.
Arrivo a Roma di Pietro
«… Una testimonianza di Lattanzio dice che «Nerone aveva già assunto il potere quando Pietro venne a Roma»•[1]. Nerone assunse il potere nel 54. Questa data sembrerebbe quindi molto più verosimile e non osta all’autorevole sentenza di Eusebio di Cesarea, secondo cui Pietro giunse a Roma «sotto il regno di Claudio»•[2]. Quest’ultimo infatti regnò appunto fino al 54.
Presenze e attestazioni dei due santi a Roma
«Ciò però contraddirebbe alla tradizione dei 25 anni di permanenza di Pietro a Roma. Quel che stupisce, inoltre, è che gli Atti degli Apostoli, redatti da Luca intorno al 65 e incentrati proprio sulle due figure di Pietro e Paolo, non parlino più di Pietro dopo il Concilio di Gerusalemme. Non vi è nemmeno un accenno a una sua presenza ad Antiochia e a Roma, anche là dove Luca parla a lungo della presenza di Paolo a Roma, e ciò è davvero per noi inspiegabile. Sappiamo poi che Luca stesso, tra il 60 e il 63 circa, era a Roma•[3], eppure non menziona mai Pietro. D’altronde lo stesso Paolo, scrivendo nel 58 da Corinto la sua Lettera ai Romani, manda i suoi saluti a una ventina di fedeli, elencati uno per uno•[4], ma Pietro non è nominato, quando invece avrebbe dovuto essere addirittura il capo della comunità cristiana di Roma! Quando poi Paolo stesso sarà prigioniero a Roma, tra il 61 e il 63 circa, e poi ancora poco prima del martirio, verso il 67, scriverà dall’Urbe le Lettere ai Colossesi, a Filemone e la seconda a Timoteo. Anche qui nomina come suoi compagni e vicini Marco, Luca e altri, ma su Pietro rimane un totale silenzio.
«Si è ipotizzato che Pietro fosse spesso fuori Roma, impegnato in viaggi missionari. Ma in ultima analisi non abbiamo una soluzione chiara dell’enigma. D’altronde la presenza di Pietro nell’Urbe è troppo chiaramente e ripetutamente confermata dalle fonti antiche e dall’unanime tradizione della Chiesa, per poter essere messa in dubbio.
«Quel che è certo comunque è che quando Pietro giunse a Roma, vi trovò comunità di giudei e forse anche di alcuni giudeo-cristiani. Quando nel 58 Paolo scrive la sua Lettera ai Romani, la comunità cristiana dell’Urbe, a cui si rivolge, è già chiaramente consolidata e cospicua.
Una casa per due o tre
«Dove abitò l’apostolo durante i suoi anni romani? Antiche tradizioni lo fanno ospite, per un periodo, a casa del senatore Pudente (oggi la chiesa di S. Pudenziana sull’Esquilino) e della casa, sull’Aventino, dell’ebreo convertito Aquila e di sua moglie Priscilla (o Prisca: la chiesa di S. Prisca sarebbe edificata appunto sui resti della loro casa). È certo comunque che la generosità dei fedeli romani non gli faceva mancare mai un tetto sotto cui abitare. Anche l’attuale basilica di S. Sebastiano sulla via Appia fu venerata da tempi antichissimi come Domus Petri, e un’iscrizione di san Damaso (IV secolo) all’interno della chiesa attesta che lì «abitarono» Pietro e Paolo. Ugualmente, in Via del Corso, la chiesa di Santa Maria in Via Lata sorgerebbe proprio dove vi era una casa in cui abitarono per qualche tempo, Pietro, Paolo e Luca (il quale lì avrebbe scritto gli Atti degli Apostoli).
L’arrivo a Roma di Paolo
«Il primo arrivo a Roma di Paolo, verso il 61, è raccontato in prima persona da san Luca: «Costeggiando, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Partimmo quindi alla volta di Roma. I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio. Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di guardia […] Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui»•[5].
L’incontro
«Abbiamo già ricordato che delle relazioni tra Pietro e Paolo a Roma in quegli anni non sappiamo nulla. Gli Atti di Pietro raccontano che, al ritorno dal suo viaggio in Spagna•[6], Paolo venne a Roma: «Fu notificato a Pietro l’arrivo di Paolo a Roma. Subito egli si alzò e andò da lui. Quando si videro piansero dalla gioia e, abbracciatisi a lungo, si bagnarono reciprocamente di lacrime. Paolo raccontò a Pietro la trama di tutte le sue vicissitudini e le fatiche subite nel viaggio marittimo. Pietro gli raccontò quanto aveva sofferto a causa di Simon Mago e di tutte le sue insidie. Così parlando giunse la sera ed egli si ritirò»•[7].
Il 64 dC
«Abbiamo già detto che, secondo molti storici moderni, la sua morte, come pure quella di Paolo, sarebbe avvenuta durante la persecuzione del 64 indetta da Nerone in seguito all’incendio di Roma. Se invece il martirio dei due apostoli avvenne nel 67, come vuole la tradizione, allora non conosciamo nulla del contesto in cui esso ebbe luogo. Forse una seconda persecuzione contro i cristiani? Forse il seguito della prima? Forse un mandato di cattura indirizzato specificamente a loro due? Gli unici dati che abbiamo a disposizione sono quelli dei racconti agiografici.
«Al di là di questi episodi sostanzialmente leggendari, una tradizione storicamente ben più attendibile e attestata da tempi antichissimi, vuole che i due apostoli furono effettivamente fatti arrestare dall’autorità imperiale e rinchiusi nel Carcere Mamertino, oggi la chiesa di S. Pietro in Carcere, in cui è ancora visibile la cella di detenzione.
«Di Paolo però non è certo che sia stato portato anch’egli nella stessa prigione. Ad ogni modo, già nel V secolo erano veneratissime le catene con cui fu legato Pietro in carcere. Papa Leone Magno le unì a quelle nel frattempo riportate da Israele e che erano state le catene di Pietro durante la sua prigionia a Gerusalemme. La reliquia – due catene di 38 anelli miracolosamente fuse insieme – è ancor oggi visibile in un’urna sottostante l’altare della chiesa di S. Pietro in Vincoli. Per secoli la limatura di queste catene fu usata nella cerimonia di consacrazione delle nuove chiese».
[1]•Lattanzio, De mortibus persecutorum, II.
[2]•Eusebio di Cesarea, Historia ecclesiastica, II, 14, 6.
[3]•Cf. Colossesi 4, 14; Filemone 24.
[4]•Cf. Romani 16, 3-15.
[5]•Atti 28, 13-16.30.
[6]•Cf. Romani 15, 24.
[7]•Ps.-Marcello, Atti dei beati apostoli Pietro e Paolo, XXIV-XXV.