Il Piccolo Principe e il “dovere” del Lampionaio
Probabilmente, abbiamo tutti sentito parlare del celebre libro di Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, che sembra per bambini e invece non lo è. Spesso lo leggiamo a scuola o si regala ai piccoli, eppure è una narrativa che porta con sé vari significati comprensibili da un lettore adulto. In particolare mi soffermo sulla “consegna del Lampionaio”: il rapporto col dovere, con le regole, nel mondo che cambia.
La storia de Il Piccolo Principe ha inizio con un aviatore in volo sopra il deserto del Sahara costretto da un’avaria ad atterrare nel mezzo del nulla. Pensa di essere solo sotto il cielo trapunto di stelle, lontano mille miglia dalla civiltà, quando viene sorpreso da un bambino. È il principe del lontano asteroide B 612, su cui viveva in compagnia di tre vulcani e una rosa, piccola e vanitosa. Di lì è partito per un lungo viaggio attraverso il cosmo, durante il quale ha incontrato tanti bizzarri personaggi imparando da ciascuno delle piccole, grandi verità. Simbolicamente il Piccolo Principe può rappresentare il fanciullino di pascoliana memoria che vive dentro ogni adulto. Una parte di noi.
Nel quinto pianeta esplorato, incontra il Lampionaio che accende e spegne l’unico lampione del suo pianeta in un minuto, in quanto il suo asteroide gira così velocemente che in sessanta secondi si alternano un’alba e un tramonto.
Il Piccolo Principe “Salendo sul pianeta salutò rispettosamente l’uomo: “Buon giorno. Perché spegni il tuo lampione?”. È la consegna”, rispose il lampionaio. “Buon giorno”. “Che cos’è la consegna?”. “Quella di spegnere il mio lampione. Buona sera”. E lo riaccese”.
La consegna, così chiamata dal Lampionaio, è una regola data da qualcuno, è un dovere che non funziona più nel presente, crea frustrazione perché nel frattempo il pianeta è cambiato. Il lampionaio dice: “Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole. Accendevo al mattino e spegnevo alla sera, e avevo il resto del giorno per riposarmi e il resto della notte per dormire…”. “E dopo di allora è cambiata la consegna?”. “La consegna non è cambiata”, disse il lampionaio, è proprio questo il dramma. Il pianeta di anno in anno ha girato sempre più in fretta e la consegna non è stata cambiata!”. La fedeltà al dovere del Lampionaio diventa causa di amarezze e di nevrosi. Con quest’ultima si intende la scarsa capacità di adattamento al proprio ambiente (un pianeta che gira sempre più in fretta), l’incapacità di modificare i propri schemi di vita e di vivere una vita soddisfacente.
Il pianeta è cambiato e lui ha mantenuto la stessa modalità comportamentale, ha eseguito l’ordine in modo passivo. Il Piccolo Principe si stupisce e cerca una soluzione creativa per il Lampionaio, ma lui non accetta. Il Piccolo Principe dice: “Sai… conosco un modo per riposarti quando vorrai…”. “Lo vorrei sempre”, disse l’uomo. Perché si può essere nello stesso tempo fedeli e pigri. E il piccolo principe continuò: “Il tuo pianeta è così piccolo che in tre passi ne puoi fare il giro. Non hai che da camminare abbastanza lentamente per rimanere sempre al sole. Quando vorrai riposarti camminerai e il giorno durerà finché tu vorrai”. “Non mi serve a molto”, disse l’uomo. “Ciò che desidero soprattutto nella vita è di dormire”. “Non hai fortuna”, disse il piccolo principe”. “Non ho fortuna”, disse l’uomo. “Buon giorno”. E spense il suo lampione”.
L’idea proposta dal bambino non è stata accolta. Il Lampionario si irrigidisce.
La nevrosi si manifesta quando l’uomo è in una situazione di instabilità e dunque questa interviene per far ritrovare un equilibrio e difenderlo da ciò che lo fa soffrire, è il modo attraverso il quale si compensa e si mantiene in equilibrio l’Io. Allo stesso tempo è una modalità che determina ansia e depressione.
Il Lampionaio è legato alla sua consegna, non ha spazio, né tempo per un rapporto con qualcuno. Per lui, la consegna è consegna, il lavoro è lavoro. Vive per lavorare, ma non osa neppure chiedersi quale significato abbia il suo lavoro. È incapace di cambiare, si realizza nell’obbedire ad una consegna divenuta ormai anacronistica. Egli mette in campo tutta la sua capacità di impegnarsi in una causa e nel frattempo si perde il sole e la bellezza del suo pianeta. Così anche noi, ci radichiamo su alcuni pensieri e ci dimentichiamo delle nostre aspirazioni, mettiamo da parte i nostri desideri.
Il Lampionaio, anziché guardarsi dentro, preferisce farsi guidare dalle situazioni esterne che gli prescrivono i suoi comportamenti. Modificare uno schema e cambiare cammino vuol dire gestire la preoccupazione e l’ansia, sapersi rassicurare, e così pensare e attivare una nuova azione, costa impegno e forza di volontà. Uscendo dalla routine dello snervante accendere-spegnere la lanterna potremmo riconquistare tutto ciò che ci siamo sempre negati. La scelta personale comporta difficoltà e pericoli che il Lampionaio che c’è in noi forse ha paura di affrontare. Pertanto meglio rimanere acriticamente legati a modalità superate che offrono una apparente tranquillità.
Vivendo solo per il dovere ci si obbliga a percorrere una strada che conduce all’insoddisfazione, un’esistenza caratterizzata da noiosi monologhi incentrati sull’importanza del “dovere” e che porta ad uno stato depressivo. Un ultimo passaggio molto interessante è la conclusione che fa il Piccolo Principe, poiché trova quest’uomo molto simpatico e l’unico col quale sente di poter fare amicizia, non solo perché rimane eroicamente fedele alla consegna, ma anche perché fa un lavoro veramente utile: quando accende il suo lampione è come se facesse nascere una stella in più o un fiore.
Il bambino coglie il buono nell’opera del Lampionaio. È un passaggio essenziale, per uscire dal blocco della routine, per cambiare qualcosa occorre prima accogliere ciò che è. Il Piccolo Principe ha uno sguardo d’amore per quella parte fedele, per l’impegno e ci insegna a risolvere i problemi con creatività, a saperci riadattare al nuovo presente, ad essere amici anche delle nostre parti rigide. Immagino che il Lampionario che c’è in noi possa fare passi più lenti, ristrutturare qualche pensiero o averne di nuovi per godersi e vivere in armonia in un mondo/pianeta che è in continua trasformazione.