Piccolo manuale di difesa personale/1

Pubblichiamo oggi la prima parte di un "manualetto di auto-aiuto" per capire qualcosa in più della speculazione avviata ai danni dell'Italia. Una questione grave, che ci riguarda tutti

1.  Due esempi

 

Solo nell’ultima settimana le principali banche italiane hanno bruciato circa 16 miliardi di euro. In Borsa, UniCredit ha perso il 20 per cento, Intesa Sanpaolo il 13,5, Ubi Banca il 10, solo per fare qualche esempio. Di cosa si occupano quelle banche? Dei nostri soldi! Quasi contemporaneamente il tasso d’interesse sui titoli di Stato italiani ha raggiunto i livelli più alti dall’introduzione dell’euro. E così il nostro debito pubblico aumenta ulteriormente: 15-17 miliardi in più ogni anno per ogni punto percentuale in più dei titoli. Di chi sono quei soldi? I nostri!

Due esempi di stretta attualità, giusto per capire che la speculazione finanziaria, che, ormai si è capito, sta dietro questi avvenimenti, non è un fenomeno esotico che riguarda pochi addetti ai lavori. È invece una questione grave, che ci riguarda tutti. Ecco il perché di questo “manualetto” di auto-mutuo-aiuto sulla speculazione.

 

2. Che cos’ è una speculazione finanziaria?

 

Una speculazione è una specie di scommessa. Se siamo convinti che una impresa sia, per esempio, sottovalutata, allora compriamo le sue azioni nella speranza che il questo valore aumenti nel futuro, dandoci così la possibilità di rivendere le azioni ad un prezzo più elevato, guadagnando sulla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Analogamente se pensiamo che l’impresa sia sopravvalutata. In questo caso la speculazione ha una funzione stabilizzante perché riallinea i valori di mercato con i fondamentali economici.

 

Quello che sta succedendo questi giorni è un po’ diverso. Si è osservato infatti un aumento anomalo del numero di “vendite allo scoperto” di azioni di imprese italiane. Succede cioè, che uno, generalmente uno con molti soldi,  scommette sulla riduzione del valore di certe azioni. Per far questo si fa prestare oggi un certo numero di quelle azioni che venderà immediatamente, prima ancora di esserne entrato in possesso. In questo modo incasserà già oggi una certa somma legata al prezzo attuale di quelle azioni. Se poi il valore di quelle azioni domani inizia a diminuire, il tizio, adesso lo possiamo anche chiamare speculatore, che ha già venduto le azioni che pure ancora non possedeva, dovrà pagarle all’originale venditore, ma ad un prezzo più basso rispetto a quello al quale le ha vendute ieri. In questo modo si ottengono i guadagni, spesso ingentissimi guadagni. Dicevamo che si tratta di una specie di scommessa perché mentre in una scommessa vera e propria, chi scommette non può influenzare l’esito dell’evento su cui scommette, in una speculazione se tu vendi azioni scommettendo sul loro ribasso né stai già direttamente riducendo il valore.

 

Ma i problemi veri sono altri.

Il primo è che i guadagni così ottenuti nascono spesso non da un processo di produzione di ricchezza, come sarebbe auspicabile, bensì attraverso la distruzione del valore di un’impresa. Il secondo problema è che l’attacco speculativo non solo “prende atto” della debolezza di un’impresa o anche di uno Stato, ma la alimenta, accentuandola e rendendola spesso irreversibile. C’è anche un terzo problema: visto che gli interessi in gioco sono altissimi, la tentazione di giocare sporco è altrettanto forte. Le speculazioni allora prosperano dove c’è conflitto di interessi, per esempio tra politici e imprenditori oppure tra agenzie di rating e investitori, dove c’è traffico di informazioni riservate e dove le lobby sono così potenti da riuscire ad influenzare le scelte di coloro che dovrebbero regolamentare e controllare il funzionamento dei mercati. Il caso degli ultimi anni dell’amministrazione Bush, sono da questo punto di vista, ormai un caso di scuola.

 

1.     3. Come ha origine una speculazione? Chi ci guadagna?

Speculare significa etimologicamente stare di vedetta (specula). E questo è letteralmente ciò che fanno gli speculatori che, attivi ogni ora del giorno e della notte, scandagliano i mercati globali alla ricerca di occasioni di profitto. Le occasioni di profitto sono molteplici e possono derivare da una imperfezione del mercato, un’impresa sopravvalutata, per esempio, o dall’instabilità politica di uno Stato. Una volta individuato l’obiettivo che di solito lancia segnali facilmente decodificabili, del tipo – “sono qui, sono debole e indifeso, speriamo non ci siano avvoltoi nei paraggi” – arrivano a frotte i predatori. Sempre in gruppo, perché da soli potrebbero non avere forza sufficiente a indebolire ulteriormente la preda. È importante notare che questo accadrebbe anche se ipotizzassimo che gli operatori economici fossero tutti e sempre razionali. Sappiamo però che così non è, e che quindi, oltre al calcolo economico dovremmo mettere in conto quelli che Keynes chiamava spiriti animali, che non fanno altro che aggravare la situazione producendo ondate di euforia, poi cieca imitazione, fino a sfociare nel panico, che non faranno altro che amplificare gli effetti negativi (per tutti tranne che per gli speculatori) delle speculazioni.

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