Piccolo albero

Forrest Carter - Salani
Forrest Carter "Piccolo Albero".

L’ultima pagina si è esaurita con un sospiro di rimpianto: siamo stati tutti Piccolo Albero in qualche angolo della nostra infanzia, con gli occhi sbarrati sulla realtà intorno. Ma che fortuna poter sentire la carezza di nonna cherokee, che sa di cosa necessita quell’orfano e non si tira indietro! Che sicurezza la complicità laboriosa di nonno, semplicemente nonno, per fare di Piccolo Albero un vero uomo, lievemente, senza parere, come un tramonto o un’alba serena.

 

Piccolo Albero: un romanzo? Non so. Non posso scrivere che è un poema, però posso sussurrarlo. Forse è una collana di ricordi, inanellati con garbo e profondità, con la cadenza di una danza indiana, perchè tutto il respiro si scopre ritmato dalla saggezza cherokee, come nell’epico greve esodo forzato degli indiani nelle terre lontane e sconosciute, tramandato da nonno a Piccolo Albero.

 

Ricordi curiosi, come la descrizione del segreto mestiere del nonno; teneri, come la cantilena indiana che accompagna i nuovi affetti di Piccolo Albero; drammatici e solenni come il canto del transito o divertenti come l’incontro con avidi visi pallidi. Uno scenario reale: la casa in mezzo ai boschi, due adulti di riferimento luminosi, uniti da un amore sublime e così nascosto e la natura tutta fusa con la vita, come un inevitabile dono da rispettare.

 

Uno scenario virtuale: il cammino di Piccolo Albero che cresce. Uno sfondo: l’accoglienza dell’infanzia e del seme di futuro da alimentare con semplicità e cura. Dal 1976 questo libro, appena riedito, affascina i ragazzi statunitensi e non solo. Un accompagnamento per altri ragazzi disposti a vedere e a recuperare il senso dei rapporti e degli affetti, a scontrarsi con la dura realtà, ad elevare ancora una volta lo sguardo all’esperienza dell’uomo, scoprendone il passato e il presente. E farne tesoro, per progettare il futuro.

Annamaria Gatti

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