I piccoli principi del rione Sanità
Per me, leggere I piccoli principi del rione Sanità della giornalista e scrittrice Cristina Zagaria (edizioni Piemme) è stato re-immergermi nella vita, le lotte, le sofferenze e le speranze di un quartiere napoletano che ho approfondito nel 2011 con l’intervista fatta a don Antonio Loffredo, prete salito alla ribalta mediatica per le iniziative di riscatto sociale che da anni vanno fiorendo attorno alla sua parrocchia grazie a un pugno di abitanti di questa “isola” del centro storico partenopeo, decisi a reagire sia all’illegalità e alla microcriminalità per i quali essa è purtroppo nota, sia al degrado, all’isolamento e all’ignoranza: uomini, donne e giovani divenuti artefici di una rinascita che passa attraverso la cultura, la valorizzazione del patrimonio di storia, arte e fede locali, e attraverso il lavoro rappresentato da attività produttive partite dal “basso”, condotte e sponsorizzate da privati. Tra i luoghi emblematici di questo rione sorto nel 1500 come borgo extra moenia, ricordo come una vera scoperta le catacombe di San Gennaro e San Gaudioso, restituite alla città dopo anni di abbandono grazie alla cooperativa “La Paranza” che gestisce le visite anche ai tesori di superficie del territorio, lungo un itinerario che dal Duomo va scoprendo il volto cristiano della Sanità: il cosiddetto “Miglio sacro”.
Per tornare a questo libro indirizzato particolarmente al mondo giovanile, esso è nato da una domanda posta dall’autrice ai bambini del laboratorio di pittura sostenuto dalla Fondazione Alberto e Franca Riva Onlus, che per due anni hanno disegnato le emozioni suscitate in loro dalla lettura del capolavoro di Saint-Exupéry. Racconta la Zagaria: «Ci siamo chiesti: cosa accadrebbe se l’aviatore de Il Piccolo Principe, invece di atterrare nel deserto del Sahara, atterrasse a Napoli, nel rione Sanità?… Ho deciso subito che non esisteva un Piccolo Principe, ma che tutti i bambini sarebbero stati “piccoli principi”, con il loro entusiasmo, le loro paure, la loro voglia di sognare e le risate cristalline». Trama e personaggi sono nati poi da loro stessi. «Gettate le basi della storia, però mancava ancora qualcosa, serviva un ”collante”, un adulto che indossasse i panni dell’Aviatore. Qui l’aiuto è arrivato da padre Antonio Loffredo: “Spesso la Sanità è famosa per i tragici fatti di camorra… E invece questo quartiere ha un’energia unica. Qui siamo gli ultimi, i diversi, ma non ci sentiamo inferiori. Qui la diversità diventa un valore aggiunto. Hai mai notato quanti senza fissa dimora ci sono nel quartiere? Tantissimi. Eppure nessuno si lamenta, anzi quando può la gente li aiuta, nella maniera più naturale e istintiva che esista, da pari a pari. Perché, come Aviatore, non scegli un ragazzo senza fissa dimora? Non un adulto, troppo saccente, ma un ragazzo che deve ancora scoprire la vita… Perché non scegli un diverso tra i diversi?».
È nato così il personaggio di Uhuru, africano di un Paese «in guerra da sempre», che non ha mai conosciuto i suoi genitori, in giro per l’Italia ed ora atterrato nel pianeta Sanità. Con un sogno: andare in Svizzera a cercare lavoro. Uhuru ha come casa una panchina vicino alla statua di Genny Cesarano, il diciassettenne ucciso per sbaglio con un colpo di pistola, durante un raid della camorra, il 6 settembre del 2015, e divenuto «simbolo di tutti i bambini, del loro diritto di sognare». Alcuni piccoli del posto si accorgono di lui e in qualche modo lo adottano: sono il “Bambino di vetro, Mister Prosciutto, Pokemoncino, Rosa, Aurosa…: nomi di fantasia, mentre le loro storie – assicura la Zagaria – sono vere. Siccome il nuovo arrivato indossa un giubbotto di pelle, per loro diventa l’Aviato’. E proprio come l’aviatore di Saint-Exupéry, attraverso lo sguardo dei piccoli che ci vivono, Uhuru scopre il pianeta Sanità. Un pianeta fatto di contraddizioni, storie difficili, illegalità, ma anche di bellezza e di persone che amano e lavorano per dare un futuro al proprio quartiere. Come Ciro Poppella il pasticciere, che dopo l’ultimo avvertimento della camorra, reagisce in maniera imprevista: inventandosi un nuovo dolce, il “babà proiettile”. «Alla camorra – dice a quanti sono venuti a dimostrargli solidarietà – io rispondo con dolcezza e creatività, perché Poppella non molla». “Addomesticato” anche lui come la volpe di Saint-Exupéry, Uhuru-Aviato’ fa suo tutto questo mondo e, malgrado il pestaggio ricevuto, portando anche nel fisico i segni di questa sua identificazione col quartiere, deciderà di rimanere per aggiungere il suo contributo.
Appassionante e commovente racconto sull’amicizia, I piccoli principi del rione Sanità è nato da un impegno corale: dai bambini del posto, dai loro educatori che hanno dato all’autrice vere e proprie lezioni di napoletano, aiutandola a riscrivere intere parti del libro, dagli stimoli forniti da don Antonio Loffredo, da altri che, divenuti napoletani d’adozione, sono atterrati anch’essi in questo pianeta per collaborare alla sua rinascita, e da quanti infine, «in silenzio, cercano ogni giorno di portare orgoglio, bellezza e coraggio tra i vicoli della Sanità».