Piccoli manager crescono

Articolo

Veronica e Francesco sono, rispettivamente, presidente e vicepresidente dell’azienda “Scintilla d’amore – portami con te” di Spoleto. Una società che aderisce all’Economia di Comunione. Conta 13 soci ed una produzione in attivo di collanine, spille e braccialetti. Fin qui nulla di nuovo. Di aziende del genere – lo sappiamo – ce ne sono almeno 700 in tutto il mondo. Ma la particolarità di “Scintilla d’amore” sta nel fatto che… Veronica e Francesco sono gen 4, i bambini dei Focolari, e la loro età non supera i 6 anni. Proprio così. Mentre i grandi della Terra si riuniscono periodicamen- te per rimediare agli squilibri provocati da un sistema economico iniquo, e i più famosi docenti universitari si stanno dando da fare per trovare rimedi praticabili a crac finanziari sempre più frequenti, dei bambini – in tutto il mondo – passano all’azione. Danno vita a piccole aziende che pur nella semplicità dei prodotti realizzati, lasciano intravedere uno stile economico ed aziendale destinato – un po’ anche per la giovanissima età dei piccoli manager – ad avere un futuro. A questo punto, è d’obbligo fare alcune premesse. Innanzitutto, per loro non è un gioco. Aprire e portare avanti un’azienda è una cosa seria. Ognuno ha le sue responsabilità. A Spoleto, per esempio, Emanuele e la sorellina Eleonora sono gli addetti alle vendite; Alessandra e Agnese, le cassiere, hanno un quaderno di contabilità su cui scrivono le spese e gli incassi dell’azienda. Elisa G. ed Elisa F. tengono i contatti tra i soci e la corrispondenza. “Ci troviamo a lavorare in casa di Elio e Letizia – scrivono in una lettera a Chiara Lubich – dove c’è il nostro “rifugio” e può entrare solo chi ama”. Il punto vendita è uno dei mercatini più importanti della città, il “mercatino delle briciole” che si svolge ogni terza domenica del mese. C’è da dire, poi, che i gen 4 non sono degli sprovveduti. Prima di avviare l’azienda, sono andati a… “scuola di economia”. Giovanna – che è una mamma ma anche un’insegnante di economia aziendale presso un istituto tecnico di Spoleto – ha delineato per loro i punti essenziali dell’Economia di Comunione. E ora così la spiegano: “Oggi ci siamo riuniti per fare i conti: un terzo di questi soldi andranno ai poveri, un terzo a noi per il materiale, un terzo lo mandiamo per formare uomini nuovi”. Sì, ai gen 4 non piace il lavoro fine a sé stesso. L’azienda ha un significato solo se chi ne fa parte decide prima di tutto di volere bene all’altro e i soldi guadagnati hanno un certo valore solo se servono anche per chi ne ha più bisogno. Ecco perché quelli di Spoleto hanno deciso di destinare il ricavato dell’ultima vendita ai bambini di San Giuliano, colpiti dal sisma. In una lettera al sindaco molisano così scrivono: “Caro sindaco, abbiamo saputo dal telegiornale che tua figlia era fra i bambini morti per il terremoto e siamo molto dispiaciuti”. Dopo aver raccontato della loro aziendina, concludono: “Oggi abbiamo guadagnato 169 euro, e abbiamo deciso di mandare 120 euro a te, così potrai aiutare i bambini che hanno perso la loro casa”. Saputo dell’iniziativa, il sindaco di Spoleto chiama in comune gli autori della lettera: vuole aggiungervi un saluto al suo collega molisano. Gli portano in regalo un “dado dell’amore” sui cui lati sono scritte le sei regole dell’amare. Il sindaco lo lancia ed esce “Amare tutti”. Agnese gli spiega allora come si fa, ed aggiunge: “Potrebbe venire anche “Ama il nemico””. E Martina, di rimando: “Ma il sindaco non ha nemici”. E lui, colto un po’ di sorpresa: “Beh, nemici no, ma avversari…”. “Allora – ribatte Martina – devi amare gli avversari!”. Cosa spinge questi bambini a darsi tanto da fare, fino ad impegnarsi in un campo, come quello economico, così complesso da essere da sempre precluso ai non addetti ai lavoro? È una frase – ci rispondono – che girava spesso tra le prime compagne di Chiara. Così diceva: “Gesù, che sei nei nostri poveri, non avrai più a soffrire, finché ci siamo noi”. Ecco perché anche i gen 4 hanno aderito con entusiasmo e fantasia alla comunione dei beni straordinaria perché si realizzi nel movimento quanto si diceva dei primi cristiani: “Nessuno più fra loro è bisognoso “. C’è chi ha improvvisato per parenti e amici uno spettacolo di dan- za, chi si è scoperto “pittore”, vendendo a buon prezzo i propri “capolavori”, e chi, come Marco, ha attivato un grande spirito di iniziativa. “Mia carissima Chiara – scrive -, mamma e papà mi hanno detto che hai fatto dei conticini straordinari e ho capito la situazione, perciò ti mando i soldini (9.000 vecchie lire) che il “topolino” mi ha lasciato al posto del primo dentino che mi è caduto. Ho fatto anch’io i miei conticini: mi devono cadere forse altri 11 dentini. Chiara, sono sicuro che ce la faremo e non avremo più poveri nel mondo”. Si comprende sempre meglio perché anche questi gen 4 hanno voluto entrare nel progetto dell’Economia di Comunione. L’hanno fatto mettendo in comune quanto sapevano fare (poco) e i mezzi (limitati) con cui realizzarlo. Ma ci sono. Ci sono anche loro perché attraverso la spiritualità dell’unità Dio ha toccato profondamente la loro anima. Hanno scoperto e sperimentato la gioia del dare. Non c’è nessuna “educazione”, solo vita vissuta insieme. È quello che è successo a Barbara, 7 anni, delle isole Azzorre. Dopo aver sentito raccontare degli inizi del movimento, quando Chiara e le sue prime compagne andavano dai poveri, ascolta sua madre raccontare preoccupata ad un’amica: “Barbara vuole stare sempre con una famiglia molto povera che abita vicino a noi. Addirittura li invita a casa nostra a mangiare, ha regalato loro le sue scarpe da tennis più belle, insistendo che sono per Gesù… Così non si può andare avanti”. Al che Barbara corre da lei e le dice: “Ma, mamma… Io non vivo come gli altri!”. Proprio così. L’incontro personale di questi bambini con Gesù apre a una logica di vita nuova, e la loro risposta è immediata, incredibilmente immediata. Così scrivono a Chiara: “La nostra aziendina non finisce qui: ameremo tutti e li conquisteremo all’amore “. Di iniziative come quella di Spoleto ne sono nate in tutto il mondo. In Brasile, nella Mariapoli “Ginetta”, da anni le gen 4 hanno avviato una coltivazione di piccoli pini ed altri alberi, curandoli dalla semina nel vasetto fino al trasferimento nel terreno. In Olanda invece si sono date alla produzione di collane. Un giorno, mentre lavoravano, passa a trovarle la nonna di Dafne (4 anni). È una signora che afferma di non credere più in niente. Dafne la prende per mano: “Nonna, vieni a vedere le foto dei poveri!”. E lei: “Fatemi una collana, torno fra mezz’ora a ritirarla “. Le gen 4 scelgono le perle più belle, deve essere una collana elegante. Quando la nonna ritorna a ritirare e pagare la collana, Dafne le chiede: “Adesso che è tua, la regali a me, vero?”, sicura che la nonna, come sempre, lo farà. Ma lei: “No, questa la tengo io: mi ricorda che nel mondo esiste ancora l’amore!”.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons