Piccoli e fragili nel compimento del carisma

Per capire i fondatori di comunità e i loro movimenti non c’è un paradigma migliore di quello dei profeti biblici. Articolo pubblicato sul n. 8/2024 della rivista Città Nuova

La Bibbia è molte cose assieme. È anche una grande mappa per i tempi di crisi e di passaggio delle comunità. Parlo di tutta la Bibbia, soprattutto i suoi profeti, che sono il modello di ogni carisma, perché per capire i fondatori di comunità e i loro movimenti non c’è un paradigma migliore di quello dei profeti biblici.

Il libro del profeta Daniele è un testo complesso, dominato dai sogni e dalle interpretazioni che Daniele riesce a trovare per i sogni suoi e di altri. In genere Daniele ha una grandissima capacità nell’esegesi dei sogni. C’è, però, una visione, quella del caprone unicorno, che Daniele non riesce a decifrare, nonostante l’aiuto che riceve da Gabriele, l’angelo-interprete. Scrive infatti al termine della visione: «Io, Daniele, rimasi sfinito e mi sentii male per vari giorni: […] ero stupefatto dalla visione, perché non la potevo comprendere» (Daniele 8,27). A volte i profeti capiscono le proprie visioni, altre volte non le capiscono.

I profeti veri, diversamente dai falsi profeti, non riescono ad interpretare tutti le visioni che ricevono da Dio, perché non sono i padroni dei loro sogni, non sono dei tecnici con soluzioni pronte per ogni problema. Questa incapacità dei profeti di leggere alcuni sogni vale anche per i sogni di quella forma di profezia collettiva che sono le comunità e i movimenti nati da carismi e da fondatori: il fondatore non è il solo profeta, tutta la comunità partecipa del dono profetico.

Nella fase di passaggio dalla generazione del fondatore a quella successiva, è frequente e normale che le comunità non riescano ad interpretare le visioni, sia quelle di ieri che quelle (più rare) di oggi. Diventano difficili due operazioni: (a) interpretare oggi i sogni e le visioni che ieri aveva fatto il fondatore, (b) decifrare i nuovi sogni che continuano ad arrivare. In questa duplice difficoltà si nasconde molto del segreto che consente oggi ai movimenti nati nel Novecento di poter continuare la loro corsa carismatica. Vediamo come.

Si verifica, infatti, un vero paradosso. Un carisma viene sulla terra per realizzare una parola, diversa e nuova anche se già presente nella tradizione. Questa parola viene annunciata e vissuta nella prima generazione come aurora di un giorno splendente, che poi continua e in qualche modo si compie soltanto nelle future generazioni. Ma accade spesso, se non sempre, che quando quella parola inizia a compiersi veramente, la comunità che ieri l’aveva compresa quando era ancora un annuncio non riesce più, oggi, a interpretare il “sogno” profetico di ieri. Si impaurisce, si scoraggia, vive una delusione collettiva, non riesce a capire il suo sogno mentre si attua.

È molto più semplice capirlo quando viene annunciato come progetto futuro, ma non appena inizia a compiersi nella storia succede qualcosa di molto simile a quanto vissuto da Daniele: “Io, Daniele, rimasi sfinito e mi sentii male per vari giorni”, proprio perché non riusciva a comprendere la sua visione. La visione era stata donata a lui, ma era proprio lui che non la capiva. Spesso si resta “sfiniti” per molti anni, decenni, finché non accade qualcosa, che non sempre accade: una riforma o una nuova luce che si accende da qualche parte nella comunità.

Pensiamo, per esempio, ad un carisma venuto per gettare nuova luce spirituale sull’abbandono e morte di Gesù. Nella fase della fondazione, quando tutto parla di luce e di vita, quell’abbandono di Gesù in croce è chiaro, affascinante e luminoso. Il fondatore e tutti i membri della sua comunità comprendono il cuore del carisma, e cioè che «Dio c’è dove non c’è», che c’è una luce nel buio, che il Risorto si trova già dentro il Crocifisso, che c’è un valore misterioso ma vero nel diminuire, nel diventare piccoli. Poi passano i decenni, il fondatore muore, la comunità si riduce, si diventa meno potenti, meno forti, più piccoli, più fragili, e quella realtà annunciata ieri nella luce aurorale inizia ad offuscarsi.

In realtà, se fossimo capaci di interpretare correttamente il sogno, dovremmo dire che il carisma si sta finalmente compiendo proprio mentre diventiamo piccoli e fragili, ma ciò che affascinava mentre veniva annunciato, ora, nel suo compiersi, non si capisce più e fa solo paura. Non si riesce a vedere l’alba dentro l’imbrunire, perché quel corpo collettivo che sta finalmente incarnando il proprio carisma non riesce a guardarsi da fuori e da lontano, l’unica visione che gli consentirebbe di capire veramente cosa sta accadendo.

È questo il tempo quando dobbiamo tornare alla Bibbia, ai suoi profeti, e usare le loro mappe essenziali per vedere da fuori e dall’alto la vera storia che si sta compiendo. Per continuare la corsa.

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