Piccola grande donna

Èla persona di Chiara che attira, così controcorrente rispetto ai modelli dominanti e vincenti di oggi. Dopo la sua scomparsa, tutti i media ne parlano, anche se lei non ha mai cercato la visibilità mediatica. La sua era una visione dall’alto della realtà, sebbene con i piedi ben piantati in terra; era il punto di vista del Vangelo, delle parole che non passano, della vita che non si impone, della gratuità assoluta; era il segreto dell’amore, il cuore di un Dio che ama e crea sempre qualcosa di nuovo. Cose nuove Scrive Franca Zambonini su Famiglia cristiana: I Focolari restano uno dei fenomeni più innovativi della Chiesa. Hanno anticipato molti temi del Concilio Vaticano II. Si sono diffusi nei continenti prima della globalizzazione. Hanno aperto il dialogo con le altre religioni inseguendo l’ideale di un mondo unito. Si sono dedicati a iniziative che sembravano estranee al campo dello spirito, come l’Economia di Comunione. Una capacità profetica, dono dello Spirito, di guardare avanti verso nuove prospettive storiche, e addirittura di intuire e anticipare in qualche modo il pensiero dei papi come sottolineato da Benedetto XVI nel messaggio letto dal card. Tarcisio Bertone al funerale di Chiara. Nel fragore della vita laica, poi, spesso mondana e salottiera, delle battaglie culturali chiassose che nascono e finiscono sui giornali, il sentiero tracciato da Chiara con il suo impegno incisivo e silenzioso è un percorso luminoso per tutti, laici e no. Così commenta, con un lucido editoriale, Giuliano Ferrara sul Il Foglio: Penso a quella donna di Dio, quasi novantenne, misteriosa, iconica, che si è spenta alla vita formale della biologia nella sua casa ai Castelli, a Rocca di Papa nei dintorni di Roma, con il conforto orante di una immensa moltitudine da lei evocata in tanti anni tenaci, i focolarini (che bel nome), in uno statuto di reciproca realtà e in un’atmosfera di clamoroso silenzio durato oltre mezzo secolo, e allora torno a invidiare quel che non ho mai avuto, questa dimensione altra del tempo che è propria della fede religiosa, delle Chiese e della Chiesa. Quella è un’altra esperienza, preclusa al nostro avvocatesco e tribunizio vociferare, al nostro sofisma democratico di ogni giorno.Tutta da studiare, tutta ancora da raccontare. Bisognerà che prima o poi qualcuno scriva la storia comparata dei carismi personali e spirituali del Novecento, tanti cristincroce quante stelle si contano, e se ne leggeranno delle belle. Mai stata un’icona E Marco Politi sulle colonne di Repubblica ricorda che il fascino di Chiara consiste nel non essere mai stata un’icona. A differenza di madre Teresa di Calcutta, il suo volto è sconosciuto ai più. Nell’era della visibilità, tra orgogliosi preti fondatori di movimenti, tra leader tutti maschili, questa donna trentina, minuta e tenace, ha portato la sua opera nel silenzio, nella discrezione. Quello dei focolarini è stato un cristianesimo fraterno, vissuto nel quotidiano più che nutrito di manifesti o diffuso per indottrinamento. Mariapia Bonanate, sul settimanale Il nostro tempo, racconta che ha incontrato Chiara nel 2002 a margine della cittadinanza onoraria conferitale dalla città di Torino: Starle accanto a guardarsi negli occhi, ascoltare la profonda serenità delle sue parole che arrivavano direttamente al cuore, percepire fisicamente la sua attenzione all’altro, anche se non conosciuto, come se in quel momento fosse l’unica persona che occupava i suoi pensieri, cogliere la sua equilibrata normalità nella eccezionalità della sua vicenda umana e interiore rifecero capire il fascino del suo carisma. Capii quello che aveva scritto un giorno un amico giornalista: Chiara è la protagonista della più straordinaria e silenziosa rivoluzione avvenuta all’interno della Chiesa cattolica negli ultimi cinquant’anni. Irradiavano una luce Su Vanity Fair, Daria Bignardi, nota conduttrice televisiva, traccia un ricordo personale, sorprendente e toccante: Il mio primo incontro con la morte è stato bello grazie a Chiara Lubich. Avevo vent’anni e stavo partendo per le vacanze di Pasqua con la mia amica Maria Rita, che da Ferrara si era trasferita a Perugia, quando mi avvertirono che Maria Rita aveva avuto un incidente in motorino con sua sorella Annamaria, e che Annamaria era morta. Mi precipitai a Perugia in autostop, che in quegli anni era il mio principale mezzo di trasporto, e trovai Maria Rita ammaccata e confusa, ma sorridente. I suoi genitori, Paola e Piero, mi accolsero pieni di grazia: Annamaria aveva ventun anni, era la maggiore dei loro quattro figli e loro dovevano essere straziati, ma irradiavano una luce che non avevo mai visto prima, consolando e accogliendo la processione di amici e parenti che arrivavano. In quella casa si respirava qualcosa che non ho mai più riconosciuto in maniera così tangibile: la forza indistruttibile di una famiglia creata da due persone che avevano scelto di amare tutti. Paola e Piero, i genitori di Maria Rita, erano due focolarini di Grosseto che si erano sposati e trasferiti a Ferrara perché Piero era ingegnere alla Montedison: non mi parlarono di Chiara Lubich, fondatrice del loro movimento, fino a vent’anni dopo, regalandomi un suo libro per il mio matrimonio, un libro che parlava di Dio con parole che capivo anch’io che mi ero allontanata dalla Chiesa da tanto tempo. Del resto tutti capiscono il linguaggio dell’amore, anche i non credenti, e infatti scoprii che nel Movimento dei focolari ci sono anche trentamila musulmani e centomila non credenti. Da quel che ho capito io, li unisce l’idea che chi si immedesima nella Madre ai piedi della croce non può non provare sentimenti di cura, affetto e fratellanza per chi si incontra sul suo cammino. Non ci lascia soli Era impressionante il colpo d’occhio della prima fila delle personalità politiche che hanno partecipato al funerale di Chiara nella basilica di San Paolo: da Fini a Bertinotti, da Prodi a Pisanu, da Rutelli ad Alemanno, dalla Melandri a Casini, solo per citarne alcuni. Persone di convinzioni e partiti i più diversi hanno avuto una storia personale di conoscenza o amicizia con Chiara. Ed ogni incontro con lei non ha lasciato mai nessuno indifferente, perché prima è venuta la persona poi l’appartenenza politica. Un commosso Fausto Bertinotti scrive su Cinque giorni: La dolorosa perdita della sua presenza non ci lascia soli: ne preserviamo con sincera riconoscenza gli insegnamenti, le proposte, la testimonianza . Mentre sulle pagine del Corriere della sera così la ricorda Walter Veltroni: A chi, come è successo a me, ha avuto la fortuna di incontrarla, di conoscerla, a restare sono anche lo sguardo e il sorriso di una donna straordinaria, che del dialogo e dell’amore ha riempito una vita, la propria, da donare agli altri. E a Il Messaggero Rocco Buttiglione ha dichiarato: Ho avuto la fortuna di essere amico di Chiara. Il suo credo era quello di costruire insieme, mentre tutta la politica italiana è il contrario, è lotta mortale al nemico per distruggerlo. Chiara, invece, era amore. In un suo articolo su Europa Emanuela Baio sottolinea invece come Chiara gli abbia insegnato un altro modo di fare politica: Una piccola, esile, grande donna. Con i suoi messaggi ci ha insegnato ad amare per primi, ad amare tutti, due modi difficili per declinare l’amore in politica. E poi ancora ci ha chiesto di essere testimoni, ad amarci a vicenda, a farci uno con l’altro; ma la vera grande rivoluzione di imparare e sperimentare l’amore in questo, è quello di amare il nemico, che non sarà più tale, ma che dovrà essere per noi l’avversario con il quale costruire scelte coraggiose per ridare speranza all’umanità. È un modo nuovo di vivere l’impegno politico perché Chiara ci ha insegnato, con la sua vita e con le sue opere, ad amare Gesù in tutti i suoi fratelli. Ancora, il sindaco di Trento, Alberto Pacher scrive sul Trentino: Quel che mi ha colpito di lei è il carisma, che non poteva sfuggire a chiunque la incontrasse, laico o credente. Aveva una straordinaria capacità di interpretare i valori universali del messaggio evangelico; nelle sue parole era impossibile cogliere chiusure, pregiudizi o settarismi. La sua forza, cui certo non è estraneo il fatto di essere donna, era proprio quello di cercare sempre ciò che unisce, di costruire ponti. E Maria Burani Procaccini, su Liberal, ben individua il suo intimo segreto spirituale: Era Chiara, ora è una fiaccola di luce ai piedi del Cristo abbandonato. C’era solo lui, Gesù abbandonato, Gesù solo sulla croce, che vive tutto il dolore e la paura dell’uomo, ma sopratutto la disperazione della solitudine e dell’abbandono. Cristianesimo mite Il profilo spirituale di Chiara emerge chiaramente sulle pagine dei più importanti quotidiani italiani. Non è un azzardo – scrive Giovanni Ruggiero su Avvenire – il desiderio di una Chiesa di Cristo che passa attraverso l’amore verso le altre fedi, un amore che porta ad essere ognuno dono alle altre. La sua storia appare legata al Vangelo e al sogno di un mondo invaso dall’amore. E sullo stesso quotidiano scrive Elio Guerriero, all’indomani della morte di Chiara: Con il suo movimento era chiamata a vivere la femminilità di Maria e della Chiesa, la femminilità che permette all’amore di Dio di irradiare dentro di noi. Su L’Osservatore Romano, il vicedirettore De Cicco scrive: A me piace ricordarla come la donna che ha diffuso una convinzione antica e nuova come il Vangelo: è possibile vivere e predicare un cristianesimo e un cattolicesimo mite, capace di ascoltare e condividere la grande ricerca umana di Dio e dell’amore. Lei all’utopia ha già dato prova di credere, puntando tutte le sue carte sul genere umano considerato una grande, unica famiglia e ha lavorato con risultati evidenti per trasformarla in realtà. Dovremo ricordare a lungo questa piccola donna, diventata grande perché capace di un grande amore. Sulla stessa testata, Silvia Bassano aggiunge: Questa corrente di spiritualità e di amore si rivela sempre più universale, perché l’amore e l’unità che sono al cuore sono iscritti nel Dna di ogni uomo… con l’unico obiettivo di contribuire a comporre in unità nella fraternità la famiglia umana, secondo quel progetto divino iscritto nel Vangelo. Un impatto rivoluzionario L’universalità del messaggio di Chiara emerge anche dalla vasta eco della sua scomparsa avuta nei media di tutto il mondo. Il prestigioso The Times inglese scrive: I Focolari sono una rete internazionale formata da piccole comunità, i cui membri, sia sposati che single, sono votati all’ideale dell’unità tra le nazioni, le religioni e le razze. L’organizzazione ha avuto un impatto rivoluzionario sulla stagnante situazione della Chiesa del suo tempo. Molte delle sue innovazioni: l’importanza del laicato, il ritorno alle Scritture, una liturgia gioiosa con melodie moderne, l’importanza di amore e unità, hanno anticipato di vent’anni la direzione indicata dal Concilio Vaticano II. Sempre a Londra, The Guardian paragona Chiara Lubich a Madre Teresa di Calcutta. Sono le uniche due donne che hanno avuto influenza sul mondo vaticano fatto di soli uomini. Parte del fascino di Chiara Lubich deriva dal fatto che non fu una tipica leader cattolica. È sempre fuggita da qualsiasi culto della personalità e le persone che si sono unite ai Focolari sono diventate parte di qualcosa che è cresciuto naturalmente. Dalla California, il Los Angeles Times, evidenzia come, sull’esempio di Chiara, non sia necessario essere preti o suore per vivere una vita pienamente cristiana. Dalla costa atlantica, invece che scegliere un convento – scrive il The New York Times -, Chiara ha messo in evidenzia l’idea della pari dignità del laica- to cristiano. E in una Chiesa dove gli uomini hanno un ruolo predominante, Chiara Lubich, in un’intervista rilasciata nel 2003 ha raccontato che una volta ha chiesto a Giovanni Paolo II se si sentisse a disagio che negli statuti del Movimento dei focolari fosse previsto che il presidente fosse sempre una donna.Magari!, rispose il papa. Anche Le Monde da Parigi evidenzia la laicità dei Focolari e la sua apertura al dialogo: Il carisma e la sua volontà di condividere la sua esperienza con più gente possibile hanno portato i Focolari ad aprirsi al dialogo ecumenico e agli scambi interreligiosi. Un altro quotidiano francese, La Croix, aggiunge: Chiara Lubich è immersa nel nostro secolo e non ne uscirà più, con una spiritualità di comunione originale e profondamente mariana. Scrisse una volta: Fare dell’unità un trampolino di lancio per costruirla dove non c’è, e proprio lì realizzarla. In Brasile Canção Nova Noticias afferma che Chiara è una delle personalità contemporanee più rispettate: Ella afferma l’importanza dell’unità come segno dei tempi: unità tra le persone, tra le razze, tra cristiani di varie confessioni e tra le religioni. Unità è la parola chiave dei focolarini, il cui obiettivo è dare il proprio contributo a far sì che l’umanità sia una grande famiglia. Commozione anche in Argentina. Nel giornale Los Andes leggiamo che il governo argentino ha espresso il suo dolore per la morte di Chiara Lubich, considerata una bandiera del dialogo interreligioso in tutto il mondo. Il ministro del culto Guillermo Oliveri, in una nota ufficiale, ha evidenziato come la dimensione spirituale di questa grande donna continua nella testimonianza quotidiana di migliaia di focolarini che continuano la sua opera, per rendere visibile il carisma dell’unità di tutti gli uomini proposta da Dio. La sicurezza della famiglia Nella Gaceta Tucumán argentina i Focolari sono considerati uno dei più importanti movimenti del cristianesimo sorti nel XX secolo. È nato – leggiamo – nell’alveo della Chiesa cattolica, però lavora con tutte le Chiese cristiane. La meta dei Focolari è portare lo spirito dell’unità e la fratellanza in tutti gli ambiti della vita umana. La parola focolare viene dalla lingua italiana e significa fuoco. Ci ricorda la sicurezza che offre una famiglia. Sul Philippine Star, nelle Filippine, William Esposo sottolinea l’impatto sociale che ha avuto il Movimento dei focolari con le molte opere realizzate a favore dei poveri, frutto non di un’organizzazione ma di uno stile di vita evangelico: Chiara se ne è andata, ma ci ha lasciato una preziosa eredità, una vita basata sull’amore che, se vissuto da tutti quelli che l’hanno seguita, crea un cambiamento nelle nostre vite e nella società. Nello spagnolo El País si riconosce il carisma personale della fondatrice dei Focolari: Tutti avvertono la sua assenza, perché Chiara Lubich, è una delle più grandi figure del cattolicesimo contemporaneo, capace di mobilitare le masse e con aderenti in centinaia di Paesi. Anche le tv E sicuramente c’erano anche loro tra i milioni di telespettatori che hanno seguito la diretta del funerale di Chiara Lubich. In Italia la trasmissione è stata realizzata, quale omaggio a Chiara Lubich, su Raiuno ed è stata seguita da 1 milione e 200 mila persone, con uno share del 12,80 per cento.Molto per l’ora e il tipo di programma. Il segnale televisivo, gratuitamente fornito dal Ctv, il Centro televisivo vaticano, ha rapidamente raggiunto gli estremi confini della Terra. Solo in Africa, dalla stazione Canal 2 del Camerun il segnale è arrivato in altri 22 Paesi africani. In Asia e in Oceania ci giungono echi mediatici, tra gli altri, da Corea, India, Nepal, Giappone, Thailandia, Cambogia,Vietnam, Cina, Australia e Nuova Zelanda, che hanno potuto assistere al funerale tramite RaiInternational e il canale tv Usa Ewtn. Dove non sono arrivate le onde magnetiche ha provveduto il collegamento tramite il sito Internet dei Focolari. I 20 mila chilometri che separano l’Italia dalla città di Noumea, in Nuova Caledonia, sono stati così annullati, giusto per fare un esempio. E poi i punti di ascolto organizzati dai Focolari un po’ in tutto il mondo per assistere alla diretta. Di grande impatto anche la trasmissione in Canada, tramite il canale Salt&Light. Impossibile è comunque nominare tutte le tv implicate: in Messico ricordiamo la El Sembrador tv, in Perù TvPax, in Brasile Canção Nova e Rede Vida, in Germania K-Tv, Telelumiere in Libano. A Malta hanno seguito l’ultimo saluto a Chiara tramite Sat2000 e in Bulgaria con Telepace. E allora, un grande e caloroso ringraziamento non può mancare da parte dei Focolari e di Città nuova, rivolto a tutti coloro che hanno reso possibile questo grande abbraccio planetario.

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