Piantare la pace in Camerun

La Nunziatura Apostolica di Yaoundé ospita dal 13 luglio la mostra fotografica Planting Peace. La mostra presenta i risultati di un workshop tenutosi recentemente presso le scuole dei Padri Scolopi in Camerun. Emily Pinna è la visual story teller delle fotografie esposte.
Un'immagine della mostra "Planting Peace" nella nunziaturea apostolica di Yaoundé, Camerun (foto Emily Pinna via NUnziatura apostolica di Yaoundé)

A maggio scorso in un’intervista il Nunzio Apostolico in Cameru​n, S.E. Josè A. Bettencourt diceva tra l’altro che la Nunziatura in Camerun «rappresenta un rapporto solido di fiducia e un punto di riferimento. Questo luogo dovrebbe essere al servizio. Una casa aperta dove le persone possono incontrarsi, una casa che funge da ponte tra cattolici e musulmani, protestanti e cattolici, e tra i leader della società civile, accademica e culturale, per creare un ambiente di pace e cooperazione». Ho chiesto ad Emily Pinna, curatrice della mostra fotografica cosa si aspetta da questa esposizione in Nunziatura.

Il Nunzio, Emily Pinna e Padre Peter Afoukeze (foto nunziatura apostolica di Yaoundé)

Emily Pinna vive a Yaoundé, lavora nelle regioni dell’Africa Centrale e Occidentale. Il suo obiettivo è utilizzare il potere dell’immagine e della storia che racconta per creare un legame tra un progetto o un programma ed il pubblico. Evocando emozioni come l’empatia e la compassione, lo spettatore si sente legato ad una storia ed è disposto a impegnarsi.

La mostra incarna la missione e la visione dei Padri Scolopi in Camerun: seminare semi di pace, educazione, compassione, resilienza e progresso all’interno delle comunità.

Cosa le ha fatto pensare a questa mostra?

La mostra è un risultato di una collaborazione con i Padri Scolopi. Mi hanno contattato, mi hanno parlato dei loro progetti delle scuole. Ho proposto di vistarle per realizzare dei video-stories sul loro impatto nel loro ambiente. Sono rimasta molto colpita: quanto fanno mi è andato dritto al cuore. Io lavoro con tanti progetti, ma in queste scuole ho trovato molta genuinità anche se erano semplici. Cosa mi ha convito di lavorare poi con loro era il fatto che stanno cercando di creare degli ecosistemi per essere autosufficienti. Mi dicevano: «Non possiamo rimanere dipendenti della Chiesa per sempre. Dobbiamo trovare mezzi per pagare insegnanti, per dar da mangiare ai bambini». Spesso il pasto che i bambini consumano a scuola è l’unico pasto di quel giorno. Quindi la scuola coltiva, mantiene dei pollai ed altri allevamenti per dare il pranzo ai bambini. Ed una parte delle produzioni viene venduta per pagare gli insegnanti.

Queste scuole sono anche dei punti di incontro per i bambini i cui genitori sono fuggiti da zone di conflitto armato – che dura ormai da sette anni, in Camerun –, quindi un luogo unico anche per piantare il seme della pace nello spirito e nel cuore di bambini traumatizzati, che spesso hanno dovuto vivere a lungo in mezzo all’ostilità. Questo lavoro è molto importante; riuscire a piantare la pace, rafforzare la loro resilienza e fare crescere in loro la consapevolezza del valore della pace. I Padri Scolopi sono molto impegnati in questo peace building attraverso l’educazione. Quando ho visto tutto questo mi sono detta, bisogna fare qualcosa.

Ho proposto di far conoscere questo loro lavoro alla comunità nazionale ed internazionale. Ho proposto una mostra in un albergo di Yaoundé, Hotel Mont Febe: c’erano alcuni rappresentanti del governo ed altri dignitari del paese, alcuni membri del corpo diplomatico. Il Nunzio Apostolico era presente in quell’occasione, e ci ha proposto di allestire la mostra in modo permanentemente in Nunziatura. Stiamo anche lavorando insieme su una campagna di pace.

Perché alla Nunziatura Apostolica di Yaoundé?

La Nunziatura è un luogo, una realtà importante della chiesa qui. La chiesa ha un ruolo neutro, non sta da una parte o dall’altra in questo conflitto, e quindi è abilitata a proporre il messaggio universale della pace, di cui il mondo ha disperatamente bisogno.

Un messaggio che vogliamo proporre a tutti gli uomini e donne del Paese, a tutte le latitudini. Vorremmo proporre dei progetti di coesione sociale, lavorare su un curriculum scolastico per “piantare la pace” attraverso l’educazione e le attività per implementare l’esperienza della pace nella vita dei bambini.

Per questa campagna di pace ho sviluppato un nuovo logo con il ramo dell’albero della pace. In Camerun cresce una pianta molto speciale che prende il nome di Pianta della Pace. Questa pianta ha un significato culturale, spirituale e simbolico che va oltre il suo significato letterale. La Pianta della Pace del Camerun è una metafora di riconciliazione e unità. Piantando o esponendo le Piante della Pace, le persone e le comunità esprimono il loro desiderio di coesistenza pacifica e comprensione reciproca. Esprimono la speranza di un futuro libero da conflitti e lotte, in cui le persone possano vivere insieme in armonia.

Quali risultati si aspetta da questa mostra presso la Nunziatura Apostolica?

Ci aspettiamo visibilità e un impegno più grande per questa iniziativa. Se si legge nei ritratti come i bambini esprimono la pace, ci si rende conto della loro realtà. “La pace è svegliarsi al mattino, andare a scuola senza paura”, il contesto dei bambini è molto difficile.

Il nostro desiderio è la visibilità, un supporto per realizzare una campagna che può aiutare ad unificare il Paese e aiutare i bambini a ritrovare la pace e la resilienza. Se non facciamo niente per questi bambini che da 7 anni non sono stati a scuola, che non hanno conosciuto la pace, crescerà una generazione persa, piena di rabbia. Questo è il pericolo.

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