Pfas, inquinanti anche nel sangue dei bambini

Nel Po sono state scoperte queste sostanze chimiche dannose per la salute che potrebbero provenire da siti contaminati di altre regioni. Contemporaneamente, dal piano di sorveglianza sanitaria è emerso che nei bambini ci sono livelli di inquinanti elevati, come negli adulti. La denuncia delle mamme e delle istituzioni venete.

Pare allargarsi l’entità della contaminazione Pfas in Veneto. Secondo quanto comunicato dall’Arpav il 16 aprile scorso, infatti, nel Po è stata riscontrata la presenza di un composto Pfas di nuova generazione – il c6o4 – in una stazione di rilevamento in cui, data la posizione idrografica, non è possibile che questo provenga dalla Miteni (l’azienda ritenuta responsabile della contaminazione in Veneto). Ciò fa supporre, ha spiegato l’Agenzia, che esistano altre fonti di contaminazione a monte.

La questione Pfas potrebbe riguardare quindi quantomeno le Regioni del bacino idrografico del Po; alle quali il Veneto ha già inviato debita segnalazione. La cosa ha spinto il governatore Luca Zaia a dichiarare che «questa è la conferma che la questione Pfas interessa tutto il Paese, è una primaria questione ambientale nazionale»; e ad invitare il governo ad «intervenire fermamente, ponendo limiti zero».

L’invito era rivolto in particolare al ministro dell’Ambiente Costa; ma nello stesso giorno è stato anche un altro ministro, quello della Salute, a ricevere una missiva sulla questione. Questa volta il mittente sono le Mamme NoPfas, che si rivolgono a Giulia Grillo con alla mano l’ultimo bollettino della Regione – pubblicato proprio il 16 aprile – del Piano di sorveglianza sanitaria.

Secondo quanto emerge dai dati contenuti, i primi ad includere anche i bambini, questi ultimi – come si temeva – iniziano a mostrare i primi segni di interferenza con l’apparato endocrino tipici della contaminazione da Pfas; e, sottolineano le mamme, al momento non esiste cura. «L’Efsa ha indicato che le Tdi giornaliere di Pfoa e Pfos – scrivono – sono rispettivamente di 0.86/kg e 1.86 ng/kg al giorno, ma ad oggi Arpav ha limiti di quantificazione per l’acqua che si fermano a 5ng/l. Quindi non ci fidiamo  di dare quest’acqua ai nostri bambini, nemmeno per preparar loro da mangiare. Quello che è certo è che i nostri bambini sono a rischio di sviluppare malattie e che studi recenti hanno posto l’allarme sugli effetti soprattutto a carico dell’apparato riproduttivo». Per questo chiedono al ministro «di attivarsi affinché in tutti i comuni veneti colpiti da questo disastro le mense delle scuole di ogni ordine e grado forniscano obbligatoriamente acqua in bottiglia sia per bere che per cucinare», e che «il cibo preparato nelle mense sia certificato come completamente privo di Pfas».

 

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