Petrolio in Liguria, prosegue la bonifica
Qualche chiazza oleosa ha oltrepassato le barriere protettive, la diga foranea del porto, e si sta avviando in mare al largo, risalendo, già di oltre 11 miglia, le correnti verso la Francia. Attualmente sono visibili verso Varazze e Celle Ligure. Mentre a Pegli, in prossimità della foce del Polcevera, alcune centinaia di metri sul lungomare sono impraticabili. La paura è che la pioggia prevista per il pomeriggio di oggi e per l’intera giornata di domani provochi il peggio.
Il danno potrebbe essere che l’acqua in arrivo dal rio Fegino e dal Polcevera trascini la melma oleosa depositata sul letto e sulle sponde dei due torrenti verso il mare, che, se sarà molto mosso, potrebbe muovere le barriere protettive spostandole e lasciando al greggio una facile via di fuga. Nell’entroterra genovese del Polcevera, dove il rio Fegino lambisce abitazioni, esercizi commerciali e strade, la tensione è alta. Soprattutto perché le tubature dell’oleodotto della Iplom, che è stato costruito 60 anni fa, sarebbe stato a breve revisionato; la data fissata era per giugno, quando sarebbero scaduti i 5 anni canonici per la manutenzione ordinaria.
Ma la conduttura non ha retto e domenica scorsa una falla in quelle tubature ha scaricato nel torrente 680 mila litri di petrolio greggio, tanto che nemmeno le centinaia di barriere allestite dai vigili del fuoco sono riuscite a evitare che arrivasse in mare. Nella battaglia tra conferme e smentite sullo stato di bonifica tra Iplom, Regione, Prefettura e Comune si legge che se entro oggi pomeriggio la Iplom non porterà al tavolo tecnico risultati migliori, la Regione chiederà un intervento della protezione civile nazionale per un maggiore dispiegamento di mezzi.
Secondo la Prefettura, «i lavori di recupero stanno procedendo secondo la tempistica programmata, che prevede entro domani la raccolta del 90% di prodotto libero accumulato nei corsi d'acqua. Finora sono stati aspirati circa 1800 metri cubi di acqua e materiale oleoso». Un'inchiesta è stata aperta anche nei confronti della nave russa che domenica sera stava pompando il greggio nella tubazione. Su questa si stanno esaminando tempi e orari, e sui secondi in cui c'è stato il calo di pressione che segnalava la fuoriuscita.
Il sostituto procuratore Cotugno ha anche effettuato un lungo sopralluogo con la squadra di polizia giudiziaria dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, partendo dalla prima parte della conduttura nel porto petroli di Multedo fino a Fegino. I tecnici hanno effettuato le misurazioni con un laser scanner lungo il fianco della collina, allo scopo di individuare la quantità di terra che si è smossa, se la frana sia avvenuta prima dell'incidente o se sia stata causata dall'esplosione. In pratica si vuole capire se la rottura del tubo è stata provocata da uno smottamento o se si sia trattato di un cedimento strutturale.
Lungo la strada che scende a Sestri venendo da Borzoli è presente un centro mobile della Asl3 presso i giardini Montecucco, nel cuore dell’area colpita dalla rottura dell’oleodotto Iplom. «Si tratta di un centro di informazioni mobile – spiega l’assessore regionale alla Salute –; diamo un segno di vicinanza alla popolazione, con un medico e un assistente sanitario, anche se i rilevamenti di Arpal e Asl danno esito negativo circa la presenza di esalazioni inquinanti». Il Centro mobile resterà attivo, disponibile fino a quando sarà necessario dare assistenza alla popolazione. Qui si continua a respirare il fetore del materiale depositato lungo il rio e gli abitanti hanno occhi arrossati e gola irritata dalla tosse, i classici effetti provocati da irritazione da idrocarburi. Il greggio fuoriuscito ha causato anche la moria di pesci e contaminato i volatili che vivevano nei torrenti e in mare.
Lo dice la responsabile della Lipu che ha soccorso e salvato 27 germani reali completamente coperti di greggio e incapaci di volare. Gli animalisti stanno pensando di costituirsi parte civile per chiedere i danni ai responsabili del disastro ambientale che ha colpito la Valpolcevera. Una moria di pesci è segnalata alla foce, dove sono affiorati cefali e altre specie di pesci che vivono in mare nei pressi della foce del Polcevera. Più a monte, nel rio Pianego e nel Fegino, vicino alla zona del guasto, gli abitanti segnalano una moria di rane. «La cosa più triste è accorgersi che i greti dei nostri torrenti, sino a sabato habitat ideale di molti uccelli e altri animali, sono all'improvviso diventati un deserto quasi senza segnali di vita animale», dicono i residenti. Intanto prosegue su tutti i fronti l’opera di bonifica.
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